mmm… umbria jazz con

mmm… umbria jazz con pa+bro, un bel po’ di musica di qualità elevata in mezzo ad un pubblico colto, ordinato e un po’ snob. Cassandra Wilson, David Sanborn, KJ Denhert, Charles Lloyd, Bill Frisell – l’unico che a dire la verità è stato un po’ una delusione. L’umbra comunque è sempre bella, e la mostra sul Pinturicchio al palazzo dei Priori vale da sola il viaggio. Anche la visita alla Cappella Bella di Spello, abbagliante di colori e fine di disegno.

Fa sempre un po’ strano andare in giro con mio padre e mio fratello, noi tre alla scoperta del mondo. Vengono in mente le gite che facevamo da adolescenti durante i fine settimana, periodi assegnati dagli accordi di separazione fra i miei alla frequentazione paterna. La città della Domenica, colla sua congerie di kitsch folk-storico-tecnologico; gli strumenti di tortura medievale e il modello visitabile del razzo saturno con la scala a chiocciola, il castello della bella addormentata (apocrifo walt disney con accurate differenze per non infrangere i diritti d’autore) e la pista dei go-kart, la manovia e lo scivolo a balze, tutto metafisicamente sparpagliato in modo molto rarefatto -incontravi altri visitatori solo sporadicamente-, immerso in una assolata campagna umbra.

Adesso alcune cose sono cambiate, quasi rovesciate: sono i figli a dover ogni tanto tenere d’occhio il genitore, che pur completamente autonomo e pimpante coi suoi settantacinque, ci vede poco anche se non lo ammette e non lo dà a vedere, per cui rischia ogni sorta di inconveniente. Altre cose sono invece tali e quali, come la proverbiale e incrollabile tirchieria del patriarca che durante tutta la gita non ci ha offerto nemmeno una cena. Io ci sono rimasto male in verità, ma forse ha ragione mio fratello quando dice che conoscendo i ns. polli non mi sare dovuto aspettare alcunchè. Vero, forse sono io che non rinuncio mai a farmi illusioni. E la vecchiaia non cambia le persone, anzi ne radicalizza alcuni tratti.

Alla feltrinelli in piazza a Perugia fra l’altro ho acquistato, dopo averne letto alcune pagine sulla comoda poltroncina un po’ in disparte mentre la gente si accalcava a presenziare l’incontro con Stefano Bollani, il libro di Marco Romano “La città come opera d’arte”. Dato il prezzo abbordabile, l’ho comprato senza sapere alcunchè dell’autore e senza sapere a quale corrente/compagine/indirizzo politico apparteneva, deciso a farmi un’opinione solo a partire da quello che vi era scritto e dalla bontà delle sue intuizioni. Devo dire che alcuni spunti sono molto interessanti, (il titolo è la prima) soprattutto perchè sono al di fuori dalle solite idee sull’urbanistica che si trovano nei libri di testo delle università. A volte purtroppo la sintassi è sconnessa e la lettura poco fluida, e ci sono anche alcune solenni cantonate, come quando si allude al grattacielo come ad una invenzione che ad un certo punto viene esportata altrove dall’europa, ma il racconto dei temi e dei modi con cui si forma la città medievale e rinascimentale è convincente e avvincente.

Inoltre conferma alcune mie idee ormai radicate su come l’arte sia non solo la chiave di lettura ma anche il desiderabile motore che manda avanti il progetto contemporaneo.

Fatemi sapere se qualcuno ha notizie sul personaggio e cosa ne pansate.

A bientotfiore

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