presentazioni

Dunque ragazzi…sto cercando di “buttare giù” le prime righe di questo WEB LOG…ma sono già in linea?

Mi scuso se le prime inserzioni saranno imprecise, in realtà ho un rapporto un pò conflittuale con la tecnologia…ma se questo sforzo servirà per rendervi partecipi di questa avventura…CI PROVOOOocchiolino

BEMVINDOS A TODOS!

e muito prazer!

rullo di tamburi….

mi presento!imbarazzato

PRESENTAZIONI…

mi chiamo Matteo Gentilin e sono uno studente laureando al corso di laurea in architettura (ordinamento ’93) presso l’”Università IUAV di Venezia” con la prof.ssa Roberta Albiero.

Leggo da un po’ di tempo i resoconti degli altri PA_Blog…in particolare mi hanno entusiasmato Fabrizio da Cabo Verde e Federico da Londra, esperienze, le loro, molto diverse ma che mi hanno tenuto incollato allo schermo per svariati mesi…ma non posso non citare la cara Giordana che ci racconta di due città che adoro: Napoli e Barça!

Da tempo sognavo di essere qui a raccontarvi anch’io la mia esperienza in paesi lontani, ho dovuto pazientare un po’, primo per finire gli esami, secondo perché non mi è andato a buon fine uno stage a Parigi…ma questa è un’altra storia…e chi mi seguirà lo verrà a sapere!

Ormai ci siamo abituati dell’uso e abuso della parola “stage”, mi raccomando pronunciata alla francese (c’est plus chic aussi), ma non ci siamo interrogati abbastanza sul valore intrinseco di questo tipo di opportunità…

Per il sottoscritto lo stage avrebbe senso se intrapreso durante la formazione accademica, non successivamente come ipocrita pretesto per non pagare uno, che per carità avrà anche 24-28 anni e senza esperienza, ma non è una pezza da piedi…

Per questo ho proposto a professionearchitetto.it di rendere pubblica una mia prossima esperienza nella terra del samba:

il 21 Luglio partirò alla volta del Brasile, meta Belo Horizonte, per intraprendere un breve stage come “assistente in cantiere” nella costruzione di un carcere in regime di semi-libertà.

Da circa sei mesi sto conoscendo la delicata e complessa realtà dei presidi carcerari per elaborare, nel mio progetto di tesi, nuovi scenari possibili per il reinserimento nella società dei detenuti che possano beneficiare di un regime di detenzione più flessibile .

L’occasione di andare in Brasile mi si è presentata grazie ad “arquitetos sem fronteiras” brasiliani, che per l’appunto hanno redatto e stanno ora costruendo un carcere sperimentale secondo la metodologia APAC, sostenuta da “International Prison Fellowship”, organo consultivo dell’ONU.

Questa struttura carceraria si fa interprete delle esigenze di detenuti condannati a brevi pene, non esiste polizia penitenziaria, la popolazione del complesso possiede le chiavi delle celle e dei portoni di accesso!

Utopia? Sembra proprio di no!

Il programma di recupero è gestito da personale altamente qualificato che accompagna i detenuti nel delicato processo dell’uscita dal carcere.

La tipica domanda:

Perché ho deciso di occuparmi di questo tema?!

Non è così facile rispondere…per ora vi dico che tutto è nato grazie ad un mio caro amico: Rodion Raskolnikov, studente di San Pietroburgo.

Quando due anni fa lasciai la città di Lisbona (dopo averci vissuto un anno in erasmus) sapevo che dal quel porto sarei partito per altre mete lontane, ed oggi mi ritrovo ad avere l’opportunità di tastare la cultura brasiliana, rintracciare le contaminazioni del mondo lusitano, farmi attraversare dall’onda dirompente di questo enorme paese che tanto suggestiona la nostra visione occidentale.

Quante volte ci capita di sognare un paese fatto di spiagge, sole, belle ragazze e squisite caipirinhas? Pure Terry Gilliam decise di intitolare “Brasil” il suo film evocando un mondo virtuale dove fuggire la monotonia della nostra esistenza… ma spero di raccontarvi un Brasile diverso, scardinare gli stereotipi che legano l’immagine di questo eterogeneo mondo.

Attraversare i suoi spazi eterotopici per tentare di decifrarne la geografia, la storia, le tradizioni, le dicotomie di un’area molto distante dall’Italia, ma che vorremmo molto vicina.

Proverò dunque a condividere questo progetto nato e gestito tramite posta elettronica con quanti sono appassionati di architettura e che non si stancano mai di lottare il sistema, lavorando e studiando per dei principi inossidabili!

In questo spazio si parlerà inevitabilmente di spazi della detenzione, della pena ma soprattutto della cura!

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art. 27 COSTITUZIONE

Si parlerà anche della città contemporanea, il luogo più insicuro e temibile…per questo nucleo di discorsi per me è stato illuminante

Z. Barman “Fiducia e paura nella città”, Mondatori 2005.

Ora vi saluto, anche perché il cocktail aperitivo di vaccini che mi sono sparato stamattina mi sta un po’ rincoglionendo!

Bejos a todos!

Con affetto

Grazie Matteo per il primo messaggio…ti confesso che ho una paura folle di lavorare in cantiere…pensate: mio padre ha un’impresa edile e non vado mai in cantiere! Ma qui tocchiamo un tasto dolente; vedrò di mettermi la coscienza a posto…

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