16.08.2005 Collegarsi ad

16.08.2005

Collegarsi ad internet sta diventando un’impresa!

Il problema è che vorrei raccontare tanti aspetti delle mie giornate, ma spesso mi prendo un po’ di tempo per riflettere e raccontare lucidamente, perché vi dico: è tutto un casino!

E’ molto difficile relazionarsi con i brasiliani…sono distanti anni luce dalla mia visione sul mondo!

A prima vista li potrei definire superficiali…ma non è quello che penso in realtà…semplicemente vivono a pieno la vita godendo di tutti i piaceri terreni immaginabili, ma non si fanno tante domande…zero scrupoli di coscienza, ingiustizie sociali tollerate, idea di progresso scarsa, e poi si lamentano di essere un paese del terzo mondo (cosa che non ritenevo, ma ora comincio a sospettare)…è incredibile il complesso di inferiorità che nutrono nei confronti di un europeo o americano! Il corpo ha un’importanza di primaria importanza, i fine settimana sui viali si riversano lunghe code di maratoneti in perfetta forma fisica…(che corrono a fare?)

Nell’aria tutto vibra, energia empatica penetra stanchi corpi accarezzati dalla melodia di scatenate mani di percussionisti di strada, che a ritmo di samba dispensano una spensieratezza che il mio occhio occidentale guarda divertito ma con sospetto.

Si ride sempre.

Oggi aspettando la corriera della ditta per tornare in città hanno investito uno dei cani del custode, il più carino, un cucciolo…piangeva che <>, scusate ma ogni tanto una licenza in dialetto vicentino…tutti sono corsi a vedere (ci sono 150 operai in ditta), in cielo splendeva un doppio arcobaleno attraversato dal vecchio treno merci che passava in quell’istante.

Io mi sono rattristito, ma dopo poco, qualcuno a cercato il lato positivo…sarà che la VISOR (la ditta) indice una giornata di lutto e domani stiamo tutti a casa???

Risate a destra e a manca, si sale sull’autobus e via all’impazzata giù per la collina…per la strada di terra rossa, non è un modo di dire…è proprio rossa per via del minerale ferro! L’autista scherza sempre…si parla quasi solo di donne…a volte una frizzante euforia carica l’intera ciurma…e allora si va ancora più veloci…le buche della strada, o meglio i fossi, mi fanno fare dei salti di 40 cm dal sedile…a momenti vomito dal vuoto creato nello stomaco…l’autobus si riempie di polvere rossa, si fatica a respirare, un giorno o l’altro mi prende un attacco di asma!Poi finalmente si raggiunge l’area metropolitana di BH. Spesso ci fermiamo per salutare un gruppo di ragazze sedute sulla strada, di qualunque età, si fanno commenti, alcuni non li capisco (mamma mia che portoghese popolare!), rapido scambio di occhiate…le ragazze non rifiutano lo sguardo, anzi scansionano (o scannerizzano?) i presenti soggetti maschili.

e questo è il famoso onibus della ditta!

A volte ci si ferma per andare a comprare qsa all’autista, un caffè, da mangiare.

Poi con un’accellerata si riparte, tanto fumo, stanchi ma contenti: <>, un altro giorno è passato, sussurra un ragazzo seduto dietro.

Lo so, non vi ancora parlato dell’esperienza di stare in carcere…vi posso assicurare che è stata un’esperienza indimenticabile e ha cambiato il mio modo di vedere i detenuti, o meglio recuperandi, come mi hanno insegnato al corso. Sì perché là ho frequentato un corso di una settimana sul metodo della APAC, destinato ai nuovi detenuti arrivati da poco dalle altre carceri pubbliche.

Qualche passo indietro:

mi ricordo di essermi concentrato assai al momento di entrare nel presidio, in modo tale da immedesimarmi il più possibile sulla vicenda di chi abbandona casa e famiglia per essere relegato in un ambiente che non desidererebbe…era l’ora del tramonto, vedevo le colline spargersi all’orizzonte e immaginai quanto potesse essere duro non beneficiare della vista della natura per molti anni.

Una volta entrato mi resi subito conto che non si trattava di un carcere comune, gli uccelli facevano un chiasso in chiostro che mi sembrava di essere in qualche parco…

vedere per credere!

Dopo la prima ora cominciò a mancarmi l’aria, perché mi ero fissato ad osservare un albero attraverso le sbarre e grata, le fronde di questo alto arbusto si dimenavano al vento, ma all’interno dell’auditorium (ove mi trovavo in quel momento) non si muoveva una foglia…la visione della pianta appariva attraverso la grata come pixelata, di una risoluzione molto bassa, mi sentivo chiuso.IN GABBIA. Sudavo. Ma sono stato zitto. Mi sono promesso di non guardare mai più da quella finestra e mi concentrai verso i canti intonati dai recuperandi…<>

Dopo 2 notti passate in casa di un volontario, scoprii solo l’ultimo giorno che aveva una condanna di 35 anni e ora beneficiava del regime semiaperto (possibilità di uscire dal presidio di giorno per lavorare) , decisi di trasferirmi a dormire all’interno di quello che chiamano “centro de recuperação”…fu allora che mi venne offerta la cella 2.

Resta sempre un letto libero perché uno dei recuperandi dorme nell’atrio del regime CHIUSO (quello di chi è non può uscire per nessun motivo) in vesti di portiere. Ognuno dei recuperandi ha una peculiare funzione, gli viene data molta responsabilità nell’adempiere ai suoi doveri; sembra che questa fiducia venga ricompensata!

Il controllo dei “detenuti” avviene ad opera degli stessi detenuti, attraverso una scala gerarchica di mansioni. NON C’E’ POLIZIA!

alla fine ve la metto questa…è una composizione degli stessi conquilini di cella…MICA ho deciso io di fare il “duro”!

Conoscere così da vicino gli autori dei crimini più disparati (non ha mai chiesto ne voluto sapere, ma a volte venivano loro a parlarmi) è stata una prova un po’ dura, ma mi sono tenuto tutto dentro e ho cercato di mettermi al loro stesso livello. (1 moment al giorno causa mal di testa, perfino attacco di cefalea aurea).

Non mi lasciavano in pace un momento, mi riempivano di domande, erano tanti !

Loro si sono dimostrati molto grati della visita e del mio interessamento, abbiamo registrato numerose interviste per spiegare il metodo APAC, e loro stessi mi chiedevano cosa volessi che dicessero.

Paradossalmente mi sono fatto un sacco di amici. Sicuramente di più rispetto a fuori, in città!

Vorrei confermare i sospetti che avevo prima di questa esperienza: non esistono uomini buoni e uomini cattivi: siamo tutti uguali. Esistono uomini che non hanno avuto una disciplina, un’educazione, una famiglia o meglio degli affetti. Sono persone che hanno bisogno di un po’ di attenzione, hanno tanto amore da dare, e reprimere la propria personalità dentro le strutture convenzionali di detenzione significa semplicemente ucciderli.

Mi hanno raccontato della loro famiglia, della loro fidanzata (tutti dicono di averla), della loro storia, mi hanno chiesto dell’italia, di Venezia…è stato un fecondo scambio di idee!

Ho conosciuto gente semplice, umile, felice seppur nella desolazione di una realtà dura da affrontare. Mi sono vergognato, tanto, dei miei confort, della mia vita, delle mie fortune.

Mi faccio schifo perché sono un lamentone. Mi è stata impartita una lezione di vita, e consiglio a tutti di provare un’esperienza analoga.

Quando sono uscito, dopo tre giorni di permanenza volontaria, il mondo mi sembrava grandissimo.

Ho guardato le nuvole e gli alberi che spesso dipingono i recuperandi: non mi ricordavo fossero così importanti! Ho riletto le lettere che mi hanno scritto, guardato i numerosi regali che mi hanno offerto.

Che cos’è la vita?

Ho trattenuto a stento, in autobus, un pianto di gioia.

14.08.2005

Oggi qui in Brasile è la <>, la festa dei genitori, quindi approfitto per ringraziare i miei che sempre mi hanno sostenuto, garantendomi una libertà di pensiero che è stata la linfa vitale del mio percorso umano e professionale finora.

Non sono molto convinto sulla reale importanza di festività di questo tipo, però lo faccio visto la caducità di questa esistenza. Sono appena tornato da una visita alla capitale antica di Minas Gerais: Ouro Preto; sulla strada di ritorno abbiamo assistito una uomo che era stato investito e non soccorso. Non c’era proprio niente da fare.

Dicono fosse ubriaco, probabilmente ha esagerato con la cachaça, ma va anche sottolineata la pericolosità delle strade brasiliane!

Sono stato molto soddisfatto della visita ad Ouro Preto, dall’atmosfera coloniale molto suggestiva, che mi rimanda un po’ a Porto…un po’ a Dublino!

Al tramonto c’è stato un minuto di scampanellamento dalle chiese barocche mineire, si poteva intuire come fosse, e in parte è rimasta, la vita all’epoca dei ricercatori d’oro e diamanti, che provenienti da tutto il mondo hanno contribuito alla nascita del popolo di Minas.

igreja sao Francisco de Assis

dettaglio della facciata, architetto del barocco mineiro Aleijadinho

questa è la chiesa del Rosario, costruita dagli schiavi neri…in brasile ci sono tanto FUSCAS…sono i maggioloni!sorriso Mi sento a casa!

Belo Horizonte, dia 08.08.05

Mi sento piuttosto stanco stasera, eppure decido di accendere il pc poichè la candela che ho appena acceso (fatta dai detenuti della APAC) mi riporta alla settimana appena trascorsa…una settimana trascorsa all’interno di un presidio carcerario, o meglio chiamato centro di recupero APAC in Itauna, cittadina di 83000 anime a sud ovest di BH.

E’ stata un’occasione unica per passare un intera settimana dentro a quello che ipotizzavo un carcere, ma che ora posso chiamare più opportunamente Centro di recupero.

Si tratta di un presidio che adotta un metodo alternativo nel trattamento del detenuti, sviluppato dalla FBAC, federazione brasiliana assistenza ai condannati.

IL LAVORO

Questa settimana è finalmente iniziato lo stage…sembra finita l’era della pacchia…sveglia alle 5:15…tutti i giorni lavorativi…per riuscire a prendere l’ônibus (l’autobus) dell’impresa edile che costruisce il “Centro de recuperação de St. Luzia”…il viaggio dura quasi un’ora e attraversa l’area metropolitana di beaggá, come viene chiamata la cittá di Belo Horizonte dai suoi abitanti!

Mi compiaccio della chiave di lettura alternativa che ho adottato, peró a volte mi chiedo se potevo cominciare in modo piú eversivo l’approccio a questo strano paese…

Non riesco a dirvi se mi piace! Sono cosí svarionato, lo so che probabilmente non mi capirete ma dire Brasile è dire niente…tutto ció che mi sembrava molto usuale si sta progressivamente sfaldando per rivelare le enorme differenze che si incontrano dentro la stessa cittá!

In questo viaggio non mi interessava conoscere il Brasile delle spiagge nordestine, del carnevale, o delle tappe obbligate del turismo occidentale. Mi sto avvicinando al Brasile dal basso.Conoscendo le difficoltà di chi vive una vita con molti meno agi della mia, che si alza alle 4 del mattino e torna alle 8 di sera per sopravvivere! Che non ha frequentato le scuole, non sa ne leggere ne scrivere! Che non ha ricevuto una disciplina dalla famiglia o dallo stato sociale, e finisce per macchiarsi di crimini anche crudeli. E pochi sono quelli che hanno l’opportunitá di ricostruirsi una vita, come per esempio attraverso il lavoro della APAC…

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