La vita di un lavapiatti

Cronache di un lavapiatti


“I think one should start by saying that a plongeur is one of the slaves of the modem world. Not that there is any need to whine over him, for he is better off than many manual workers, but still, he is no freer than if he were bought and sold. His work is servile and without art; he is paid just enough to keep him alive; his only holiday is the sack. He is cut off from marriage, or, if he marries, his wife must work too. Except by a lucky chance, he has no escape from this life, save into prison. At this moment there are men with university degrees scrubbing dishes in Paris for ten or fifteen hours a day. One cannot say that it is mere idleness on their part, for an idle man cannot be a plongeur; they have simply been trapped by a routine which makes thought impossible. If plongeurs thought at all, they would long ago have formed a union and gone on strike for better treatment. But they do not think, because they have no leisure for it; their life has made slaves of them.

<p align="rightby George Orwell,1933

Oggi, dopo mesi di lavoro continuo….ho i primi 5 minuti per riposarmi e raccontarvi un po’ della vita di un lavapiatti in una bettola nella periferia di Londra. Non che la vita del sottoscritto sia frizzante ed interessante da raccontare come potrebbe essere quella di un designer o di un architetto….o meglio ancora di un opinionista multimediale, ma sono cresciuto con la convinzione che anche nelle piccole e a volte invisibili cose……si possa nascondere un mondo da svelare agli occhi del frenetico o del superficiale.

La giornata inizia circa alle 7.30, in una zona di Londra famosa soltanto per le Lamborghini dai colori morti (giallo, rosso, bianco) e per alcuni piccoli musei ignoti alla maggior parte della popolazione mondiale e che portano stupidi nomi altosonanti come Vittoria ed Alberto oppure Museo di storia nazionale……che agli occhi di un Plongeur com me e mia moglie raccolgono soltanto stupide collezioni buone a richiamare quelle poche decine di turisti che ogni anno si avventurano fin qui, una delle zone piu’ pericolose d’inghilterra….tanto che la municipalita’ ha deciso di riempire le strade di inutili vasi colmi di fiori colorati che in verita’ altro non sono che telecamere a circuito chiuso per controllare i malintenzionati.

Una volta uscito di casa, quando il tempo lo permette cerco di evitare autobus e metropolitana per arrischiarmi nell’attraversamento di un piccolo parco cittadino, diificilmente individuabile nella mappa di questa grigia citta’, il suo nome credo derivi dal famoso racconto dello scienziato che, una volta ingurgitata una pozione, era capace di trasformarsi in un orrendo e violento mostro….un tale Hyde. Infatti, questo parco poco frequentato, soprattutto durante le giornate di sole, mostra tutta la sua orrenda anima sotto forma di piccolo esseri grigiastri con lunghe e pelose code….capaci di venirti incontro minacciandoti e reclamando i tuoi averi, oppure sottoforma di enormi e maestosi alberi minaccianti di scagliarti addosso ogni genere di cosa.

Una volta superata questa insidia, la vita di un lavapiatti di Luton non finisce di mostrare i suoi impervi ostacoli, una volta giunto nella tristemente famosa colllina di Notting infatti…..il rischio maggiore e’ sempre quello di ritrovarsi immersi in una folla brulicante di turisti italiani, difficili da riconoscere in quanto vestiti tutti in maniera diversa e senza grandi occhiali da sole……ma una volta superata anche questa ennesima insidia……arrivo finalmente nel mio posto di lavoro, dove vengo riscaldato dal caldo abbraccio di altre decine di lavapiatti come me. Gente da tutto il mondo ai quali la vita non ha dato una seconda possibilita’……..come ad esempio chi avrebbe sempre voluto sposarsi in Toscana, oppure comprarsi casa a Londra, oppure fare corsi di interior designer……ma che oberati dall’estenuante lavoro di lavapiatti…..ha dovuto abbandonare qualsiasi velleita’ di dare una svolta alla propria vita!

E allora si incomincia e non si puo’ dire sia un lavoro che stanca il fisico o le membra bensi’ la mente….in quanto ultimamente hanno inventato un sistema di lavaggio tutto automatizzato. Il terribile “maitre” ti pone davanti ad uno strano quadrante luminoso e ti spinge a dare sfogo alla tua creativita’……e non importa se quel giorno ti sei svegliato male oppure hai dormito poco……..perche’ il tuo lavoro e’ quello di muovere stupidamente un elemento simile ad un topo lungo questo schermo e creare forme, colori e rappresentare immagini che nessuno ha ancora mai visto. Che lavoro assurdo.

Ah…che bei tempi quando ancora ci si metteva i guanti e si lavavano migliaia di pentole unte e incrostate.

Questo lavoro estenuante si protrae per ben 8 ore, che a volte posso arrivare fino a 9…….a questo punto voi mi chiederete….ma come e’ possibile? Resistere tutte quelle ore facnedo un lavoro del genere? Capisco il vostro sentire ma chi lo ha mai detto che la vita di un lavapiatti di Luton sia cosa facile?

Per fortuna, messi via I soldi per comprare casa…..ad un povero lavapiatti non resta che uscire un po’ con gli amici, andare fuori a cena con la propria moglie e giocare due volte alla settimana a calcetto (attivita’ che si addice alla professione).

La sera e’ un piacere, posare la testa sul cuscino. Attendere che tua moglie venga a letto e sapere che il giorno dopo, nonostante la vita sia dura, al mondo ci sara’ sempre bisogno di un lavapiatti…..magari a Stansted.

Take care guys!

F

Rosy con le sue amiche lavapiatti di Luton



Questa voce è stata pubblicata in Senza categoria. Contrassegna il permalink.

30 risposte a La vita di un lavapiatti