sconclusioni

Post sconclusionato…Sconclusioni

Mi sono un po’ perso. A causa di una serie di cose che riguardano la mia vita personale, sono in quello stato di intimo semi-coma che qui chiamano aborrecimento. Sono aborrecido, profondamente aborrecido, e a tutto questo si aggiunge la completa assenza di lavoro. E perchè è completa? Beh, se non vi interessa, passate avanti e saltate questo passaggio.

L’architetta per dove lavoravo mi ha fatto capire più volte che ha bisogno di me. Gli sono stati commissionati un paio di lavori: uno è un hotel installato su una collinetta in prossimità del fiume Távora, affluente del Douro, dove fioriscono i vigneti del Porto (si, intendo il vino, il vinho do Porto) e penso anche di altri vini; l’altro sarebbe un piccolo complesso di abitazioni che integrerebbe una casa già realizzata dall’architetta in precedenza,…alla fine sarebbe un complesso per il turismo rurale in prossimità di Viana do Castelo. Per problemi burocratici che ancora non mi sono molto chiari il progetto preliminare dell’hotel, precedente alla mia entrata in studio, ancora è in attesa di approvazione mentre le case aspettano che il terreno nel quale saranno installate cambi la propria destinazione d’uso grazie ad una nuova legge comunale (o provinciale, boo!) non ancora né votata né, penso io, proposta. Beh, più o meno le cose stanno come vi ho spiegato. In attesa di questo, la tipa mi ha richiamato per fare delle modifiche al progetto della casa di sua sorella (io ero l’autore dei disegni di tutte le sezioni di quella casa, a lei, invece, vanno i meriti dei disegni delle piante)…del tipo: è scomparso un garage interrato enorme che è passato ad essere un bussolotto che si “erge” a quota + 0.00 e sulla cui sommità, un giorno, e lontano dagli occhi indiscreti del comune, cioè della Câmara Municipal, forse verrà eretto un piccolo studiolo. Poi ci saranno delle imminenti pubblicazioni su due riviste. Quindi sono stato chiamato per lavorare di Photoshop e agire su qualche foto per togliere certe macchie nella base di cemento armato, tirare via qualche cavo, qualche tubo qua e là, un pozzo e alcune tavole di legno…insomma: tutto il necessario per far vedere una casa sui colli tutta ripulita, appena terminata, eliminando ogni traccia che facesse pensare all’esistenza di un cantiere. Un giorno vi parlerò di come sia basso il mio livello di preparazione nell’uso della “macchina”, e di quanto possano essere catastrofici i risultati di un lavoro se a questo si aggiunge una demotivazione cronica ma, per mia fortuna, l’architetta è ancora un passo indietro rispetto a me e quindi ha considerato il mio lavoro positivo. Mio Dio…

Bene io intanto aspetto, perchè l’ultimo giorno che ci siamo visti l’architetta mi ha mandato una bocca (espressione portoghese: mi ha detto così, “fintamente” quasi per caso…) del tipo: “Eh, ma dopo Ed mi aiuta…” per vedere se mi tenevo a disposizione una volta che partissero quei certi progetti che dovrebbero entrare in studio. Per fortuna i miei genitori ancora mi sostengono. Il problema è capire se io sto approfittando di questa situazione per farmi una vacanza a Porto con la mia socia con i soldi dei miei amati oppure se realmente sono in una fase di stallo perchè sto aspettando che l’unico architetto di Porto e del Portogallo che usa lo stesso cad che uso io mi chiami al telefono per dirmi: “Presto Ed! C’è lavoro,…e uso ancora lo stesso cad che usi tu!”. Caro vecchio cad…

Per chiudere questo post un po’ sconclusionato voglio aggiungere altre cose. Volevo scrivere delle cose su Gehry, ci tenevo a fare uno o più discorsetti su Frank ma mi esporrò un’altra volta perchè adesso voglio raccontare cose portoghesi. Forse ho parlato troppo poco di cose portoghesi e quindi: molti mi chiedono come va il lavoro in Italia nel nostro campo, cioè mi chiedono se c’è più o meno lavoro rispetto a qui…e io non so cosa rispondere. È che l’inizio della mia esperienza di collaboratore all’interno di uno studio l’ho cominciato ufficialmente qui, nello studio di Alvarinho. L’unica cosa che conosco sono le esperienze degli amici che sono più avanti di me e soprattutto lavorano nel mio ricco nordest. Io rispondo sempre che in Italia dipende sempre dalle zone e che da noi ce n’è sicuramente di più rispetto a qui. Faccio fede sempre a quello che succede ad un mio amico, amico di merende e compagno all’università, che viene sempre contattato lui dagli studi e non viceversa e che tra un cambio e l’altro non ha mai avuto dei buchi. Tra l’altro io ero venuto in Portogallo portandomi dietro questo consiglio che mi ha dato: lasciare sempre un curriculum all’Ordine degli Architetti perchè è da li che gli studi procurano i loro servi. Invece qui mi hanno detto di lasciar perdere, siamo noi che dobbiamo inviare curriculum a tutti, a toda gente come dicono qui, dobbiamo bussare a bussare alle porte, entrare di notte nello studio di Siza dalle finestre aperte al secondo piano, suonare il campanello più volte, insistere anche quando ci sembra impossibile che un architetto, anche famoso, abbia uno studio in una casa diroccata che non ha neanche il nome sul campanello, anche quando gli studi fanno di tutto per cercare di nascondersi all’interno di vecchi palazzoni del centro storico degli anni 30, quasi sempre senza etichette nei campanelli…insomma, avete capito. Ho una brutta sensazione che però è associata a una buona sensazione. Alvarinho mi fa pensare che in Portogallo alcuni architetti che riescono ad avere una certa fama e una conseguente liquidità (nel caso di Alvarinho è dovuto al successo mondiale di un’abitazione che ha fatto) riempono i loro studi di manovalanza a bassissimo costo, e non lasciatemi spiegare come e perchè, dalla quale però pretendono una dedizione assolutamente professionale, contrattuale direi, giocando sul fatto che magari, come da Alvarinho, le ore di lavoro sono meno delle 8 giornaliere. E si, perché qui c’è gente che chiama part-time il lavorare tutti i pomeriggi (sabato escluso) e due mattine (una di queste può essere un sabato), comunque…la stessa persona l’ho sentita dire una volta, in mancanza di righe e squadre per misurare una cosa: “D’ora in poi voglio una stecca su ogni tavolo!”. Con un’aria come del tipo: ve la dovete portare voi da casa. Bene, poi ci sono invece architetti come João Alvaro Rocha o simili, che magari hanno raggiunto
il successo con tanti buoni progetti realizzati nel coso di un certo tempo, che lavorano con molta gente in studio e, voglio dare fiducia a quello che mi hanno detto, tutti in regola. Accade anche negli studi di Gaia, una cittadina, anzi una disorganizzazione urbana, che sta di fronte a Porto, dall’altro lato del Douro, dove ci sono molti studi rampanti che stanno avendo successo con progetti di hotel e uffici. E sembrano lavorare tanto. Mi sembrano…

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