Lode al creatore di pale

se dicessi che l’Architettura Portoghese non è altro che “un prima di Siza e un dopo Siza”, rischierei un’incriminazione morale per…come lo posso chiamare, vediamo un po’…forse…vilipendio alla Nazione Lusa? Ovviamente no, perché vivo in un paese civile. C’è però da dire che io ho scritto la parolina “morale”, il che cambia completamente le cose. Le inverte. Ma per quanto ve la vogliano tirare per le lunghe con i vari Carlos Ramos (maestro di Fernando Távora); i Fernando Távora (maestro/amico di Siza) e i Souto de Moura (discepolo/amico di Siza); Siza è Siza: è il top e niente più. Non mi è mai capitato di leggere un commento del tipo “con questa opera, finalmente, l’allievo Souto supera il maestro…”. Mai. Né in Italia né qui. Sarà pure per una questione di pudore, di reverenza o di… come lo posso chiamare, vediamo un po’…forse…vassallaggio, o sudditanza psicologica, come quella del periodo d’oro Moggiano della Calciopoli nostrana? E dire, però, che quando si parla di Siza e di Gehry, ad esempio, ne sento parlare di “confronti”, di “questo batte quello”…e quasi sempre (anzi sempre) a vincere è il “questo portoghese”. Come mai? E perché uno è bianco e poetico, fa le finestre a nastro e la pala in cemento che copre le finestre a nastro, mentre l’altro usa il titanio e un programma con un nome di donna.

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