Siamo tutti Bukowski! Macché. Quell’uomo ha sofferto un sacco. E poi sapeva anche bere. Rendiamoci conto che gli atteggiamenti, gli stili di vita, i modi di parlare e di scrivere che tanto ci hanno affascinato in certi personaggi…non sono alla portata di tutti. Bisogna aver sofferto. E senza aver frequentato una scuola che ti insegni a farlo. La morale di Bukowski non è un dito puntato contro un mondaccio sporco e cattivo (e a stelle e strisce). Ancora una volta abbiamo una testimonianza che ci dimostra quanto segue: sconvolti da situazioni al limite della miseria, è possibile ottenere qualcosa di meraviglioso da questi esseri che chiamiamo “il genere umano”. Speriamo di poter ottenere un riscontro anche in questi giorni difficili.
Quella parte di Mondo non (ancora) affetta dalle stragi in corso, può dilettarsi con questioni che al confronto ci appaiono di una futilità tristissima. Ma noi dobbiamo continuare a far girare la giostra, nonostante tutto. Non vogliamo essere svegliati, presi come siamo dal sogno di una vita normale, fatta di piccoli impicci, tanti bei ricordi e avvenimenti felici.
È in quest’ottica, forse, che vanno giudicate le recenti parole di Renzi, Premier non eletto ed antico idolo dell’elettorato di Sinistra. A Laino di Castello (Cosenza), dove si era recato per inaugurare il nuovo tratto della A3, il Capo del Governo ci informava che adesso non sarà più possibile ridere dell’Italia. Certo, lo so: è solo lo stralcio di un discorso molto più complesso. Restano comunque molti dubbi. Potrò dunque tornare in Italia, con le prospettive di un buon posto di lavoro, a contratto, in un piccolo studio di architettura di provincia?
Ma l’Italia regala in questi giorni anche altre delizie. Per la gioia dei suoi emigrati, guardate al calciomercato! Nel vecchio stivalone i soldi ci sono eccome! (E l’accortezza nella gestione dei bilanci è una cosa da conigli!). Ultimamente abbiamo anche scoperto che c’è sempre qualcuno a cui piace ricevere trofei. Perché vincerli sul campo, per meriti sportivi, è stancante. Ecco il perché di alcuni trasferimenti fatti di nascosto. È l’appeal tipico degli eterni perdenti.
In definitiva, il consiglio che possiamo dare ai nostri emigrati, salvo le immancabili “dovute eccezioni”, è quello di non tornare in Italia. Scordiamoci la nazione che ci ha dato i natali e passiamo al setaccio di una cittadinanza più soddisfacente, più onesta. Più umana.
È solo scegliere. Magari, se vi trovate in Portogallo, potreste prendere una decisione dopo aver dato un’occhiata a una delle ultime opere di Álvaro Siza. Come la Fundação Nadir Afonso, nei pressi di Chaves. L’edificio era già stato concluso da un pezzo. Ora è finalmente aperto al pubblico. Si trova nel profondo Nord. In alternativa, o in aggiunta, c’è anche una coppia di musei contigui, nati dalle sapienti mani del duopolio Siza-Souto (de) Moura. Anch’essi di recente fabbricazione, non sono molto distanti da Porto, ma nella rete sono poche le informazioni relative agli orari e ai contatti telefonici. Questi due fratelli sono nati in silenzio. Non vogliono stupire.
La semplicità si fa preferire e anche quando si insiste sugli stessi volumi, gli stessi materiali, gli stessi modi di far filtrare la luce…è già tutto. È sempre e solo la luce, l’elemento che ci farà capire di che cosa stiamo parlando e che cosa stiamo vivendo. Non abbiamo bisogno di altro, per chiamare un oggetto architettonico…“opera d’arte”.