data stellare 30.03.2007

E’ bello, quello che ho letto oggi su Repubblica online:
“Io prete tra coppie di fatto e omosessuali. Porte aperte a tutti, no alle divisioni“. E ancora: “Don Adelino Bortoluzzi: invece il Family day crea divisioni” “Qui una rete di educatori e gente che ascolta e aiuta. …Io posso solo spiegare cosa succede qui, in questa periferia di Treviso, che 15 anni fa, quando sono arrivato, era solo un dormitorio costruito attorno a una strada. Posso raccontare cosa ho cercato di fare in questa terra degli schei e del consumismo, dove i figli venivano mandati a lavorare a 14 anni e la scuola era giudicata solo una perdita di tempo. Parlo delle persone che abitano qui, persone vere, una diversa dall’altra, che alla parrocchia chiedono di essere luogo di accoglienza. L’incontro di Roma? Rischia di creare solo tensione e divisione. Nella mia chiesa entrano coppie di fatto, separati, omosessuali che non possono ricevere la Comunione ma che sono in comunione con gli altri fedeli. La chiesa è l’unico posto dove queste persone possono entrare senza che nessuno chieda loro un pass. Si sentono accolti da qualcuno più grande di tutti noi, dalle braccia della misericordia di un Dio che vuole bene a tutti
“…C’è una strana strada, nella parrocchia, che qualcuno chiama Hanno costruito dei monolocali che sono stati affittati o comprati da uomini e donne che si sono separati ed hanno lasciato la casa in centro al coniuge e ai figli. Alcuni hanno nuove compagne. Come prete, posso ignorare queste persone? Il matrimonio è formato da coppie di diritto e da coppie di fatto, ma è anche dono e mistero, ed io lavoro per il dono e il mistero. Ci sono anche persone che si sentono sconfitte dalla vita. Non è bello separarsi, non è bello vivere in conflitto con la stessa persona con la quale hai fatto dei figli. Io cerco di trovare quello stile che Gesù aveva con le persone sofferenti. Chi sta già pagando un alto prezzo, deve trovare nella chiesa bontà e misericordia
Qui l’articolo completo
Io sono etero, sono ateo, sono convinto che la religione (NON la fede, attenzione), la religione, dicevo, assieme al denaro sia uno dei peggiori mali del nostro mondo (negli ultimi 2000 anni non si è combattuta una SOLA guerra che non fosse per religione o denaro). Convivo, non mi sposerò, probabilmente farò un DI.CO. Quale posizione più antitetica a quelle della chiesa di oggi? Eppure io, con un sacerdote come questo, a messa ci andrei. Andrei a parlarci, a discutere, anche a ridere e bere un bicchiere di vino dopo cena (prosecco, vista la zona…). Se mi viene a benedire casa, lo faccio entrare (e non come farò stasera, tra le 19.30 e le 20.15).
Mi dispiace, ma questo discorso, secondo me, ha valore a 360°: Gesù, Budda, Maometto… avevano un punto in comune: erano dei progressisti. Erano persone che avevano intuito il cambiamento o volevano fare in modo che il mondo cambiasse. E forti di questa idea, hanno detto e fatto cose straordinarie. Quelli che oggi parlano o pretendono di farlo in loro nome, troppo spesso, secondo il mio personalissimo giudizio, dimenticano questo spirito progressista e si trincerano dietro la più cupa chiusura. Lì dove Lui non è arrivato, non ha detto, vuoi per dimenticanza, vuoi perchè a quei tempi non era previsto, oggi Loro non vogliono nemmeno guardare. Semplicemente non deve esistere. E con i vostri diktat, le vostre scomuniche, le vostre messe nuovamente in latino, non restaurate l’antico sapore, non recuperate gli antichi fasti: semplicemente scavate un baratro ancora più profondo, sempre più profondo con la gente comune.
Questo, almeno, secondo il mio personalissimo giudizio.
Chiudo la parentesi seria, facendo un plauso a Santoro: sono stato molto contento di aver visto FINALMENTE, in PRIMA SERATA una trasmissione che si occupasse della violenza sulle donne, con personaggi seri, con un servizio coraggioso e testimonianze attendibili; senza improbabili interviste a veline, presunte giornaliste o cmq signore la cui unica violenza subita è stata quella del blocco della carta di credito.
Ma veniamo al tema della giornata! Oggi si parla del “Rifinitore“.
Il rifinitore, come Claudia giustamente ci ricordava, è un “presunto-progettista“. Normalmente ha, col mezzo informatico, la confidenza che io ho con un nucleo di curvatura. Ha 75 matite in tasca (tutte rigorosamente senza mina) e vive in un mondo suo. E’di due categorie:
a. sognatore
b. fancazzista
Il sognatore semplicemente è incapace di avere rapporti lontano dal tavolo da disegno. Se lo fermate per le scale per chiedergli l’ora, inizia a sudare, si guarda attorno impaziente e terrorizzato come un paracadutista che si è scordato il paracadute sull’aereo e se ne è accorto a metà del lancio. Non fa spesso discorsi di senso compiuto e parla un paio di migliaio di hertz al di sotto della soglia dell’udibile. Il sognatore ha le sue piccole manie, le sue piccole fisime: porta SOLO le bretelle o indossa SOLO il farfallino (cravattino). Talvolta ha delle sbandate con degli occhiali dalla montatura quanto meno discutibile, ma il senso è quello. Sono quelli che quando gli fate vedere il progetto sul portatile, lo studiano e poi decidono di farvi uno schizzo chiarificatore del suo pensiero SULLO SCHERMO. Ogni volta che vedevo quell’HB posarsi sul mio amato schermo sentivo l’urlo di dolore dei cristalli liquidi, del mio portafoglio e del tecnico dell’assistenza.
Ehm, ti prego: non farlo mai più. Questi schermi non sono fatti per disegnarci sopra
E allora perchè sono piatti? (risposta realmente data)
Anche il tuo cranio è sferico ma non cerco di infilarlo in una rete a calci, no? O dovrei?
E’ un romantico, è un sognatore. Ma tutto sommato, quasi (ripeto QUASI) innocuo.
Poi c’è il fancazzista. Che vuol dire “fancazzista“? L’etimologia della parola affonda le sue radici nel dialetto romano. Letteralmente “fa ‘n cazzo” ovvero “non fa nulla“. E poi si aggiuste lo “-sta” per dare l'”idea” della professione. Un po come quando trovare un gruppetto di ragazzine di 16 anni vestite come veline e truccate come Sandy in “Rocco Siffredi e Sandy: delirio Trans” (Sì, fa ridere molto. No, non ho intenzione di spiegare come faccio a conoscere questo titolo). Uno le guarda passare e dice “Oh, come siamo finiti in uno Zoccolodromo?“. L’etimologia è piuttosto chiara. Si aggiunge i
l “-dromo” per specificare… oh insomma, dai che avete capito!
Detto questo… il fancazzista è un personaggio delizioso. E’ uno che arriva a studio alle 11, 11.30 col segno del cuscino sulla faccia. Entra, semina il cappotto, il cellulare, la borsa un po per tutto studio. Si avventa sul primo disegnatore, progettista o caddista libero (a volte non aspetta nemmeno che ce ne sia uno libero) e con la matita in mano fa 3 curve. 3 maledette, fottute curve in croce. Caca un paio di stronzate lì per lì, circa dell’armonia, del sentimento, dei brividi e poi esce dallo studio come se questo stesse per precipitare in un burrone. Voi avete delle domande. Voi vorreste sapere sciocchezze quali dimensionamenti, quote o anche solo a che STRACAZZO SERVIRANNO QUELLE 3 CURVE… ma lui non c’è più! Puf! In questo ricalca molto lo stile di molti professori universitari: tu vai a fare revisione, cercando di capire che copertura mettere su quel centro sportivo o che dimensioni può avere quella sala teatrale e loro ti riempiono di chiacchiere assolutamente INUTILI, di poesia, di teoria e tu esci confuso, con il titolo di 2 libri (con titoli improbabili quali “Il significato della carbonara affogata nell’amaretto di saronno nell’architettura del ventennio fascista” e “Come scegliere il colore del fondo della piscina a cantiere cominciato, in relazione al cemento armato dei fratelli Wright che erano quelli che volavano e non costruivano una mazza ma mi pagano a parole“) che trattano TUTT’ALTRO e un paio di correzioni significative sulla geometria dell’edificio (per altro già concordata la settimana prima o addirittura disegnata di suo pugno). Se voi quelle domande, quelle necessarie, chiarificatrici, illuminanti domande le urlaste dalla cima del K2, rivolti nella direzione della Mongolia, otterreste la stessa risposta: sibilo del vento. Probabilmente anche lo sguardo piuttosto incuriosito del vostro sherpa.
Ma siete forse tipi da arrendervi? GIAMMAI! E via a disegnare, a completare i nodi irrisolti (sciocchezze quali: MA QUANTI PIANI HA, ‘STA MERDA?!). E dopo 6 ore non-stop di disegno, vi alzate un secondo per far scrocchiare la schiena o bevete un goccio di quel meraviglioso e dissetante succo di frutta che vi ammicca invitante da ieri e lui RIENTRA IN QUEL MOMENTO. Vi vede in piedi, che bevete, che vi stropicciate gli occhi e ha uscite infelici quali:
a. Ma che stavi dormendo?
b. Non stavi a lavorà, eh?!
c. Vabbè, la pausa l’hai fatta. Ora al lavoro
Voi vorreste solamente estrarre il machete dal tronco d’albero lì di fianco, e completamente nudi, nello spendore della vostra pelle ambrata, cosparsi di sangue del nemico, corrergli incontro urlando delle cose irripetibili sulla sua povera mamma e mettere il suo cranio in buca d’angolo. E nessun giudice (se solo presente) riuscirebbe a condannarvi. Anzi, forse ci scapperebbe anche il premio. Ma voi siete BUONI (o come si dice a Roma, un po “fregnoni“) e quindi lasciate il machete nel tronco d’albero lì vicino, vi fate una doccia rapida per togliere tutto quel sangue dei nemici (che sgocciolate sul pavimento e poi chi la sente la donna delle pulizie?) e gli fate vedere cosa avete fatto fino a quel momento (non tanto per dimostrare che avete lavorato, quanto perchè il numero di domande chiarificatrici adesso ha 4 zeri…). Lui che fa? Viene serio, fissa il monitor per dieci minuti, in silenzio assoluto e poi vi fulmina: “No. Fallo più semantico“.
E se ne va.
Se ne va?
Sì sì, se ne è andato.
No, guarda meglio, deve essere lì, dietro il tronco d’albero, quello col machete piantato dentro…
Non c’è nulla… solo un cartocetto di succo di frutta… E è di ieri.
Adesso… abbiamo tutti avuto un professore filosofo… ma voi, quando vi chiedevano robe del genere in facoltà, che facevate? ESATTO! Ci ripresentavamo la settimana dopo, senza aver cambiato una mazza e esordendo “Allora, ho cambiato tutto, ma sono molto soddisfatto del risultato. Dunque, ho cercato di dare un aspetto più semantico al tutto…” e iniziavamo a parlare la sua lingua assurda: “Qui succedono delle cose” (che mi è sempre saputo di roba mafiosissima), “Qui c’è una compenetrazione” (No, stavolta Rocco non c’entra nulla), “Qui ho cercato una disposizione che ricordasse la voglia di farsi una nuotata di Corbu” etc etc. Ma sul lavoro? Non avete una settimana! E soprattutto: non avete idea di come STRACAZZO SI FACCIA UN PROGETTO SEMANTICO! Figuriamoci PIU’ semantico!
E poi, dopo settimane ti caccia all’uomo, in cui lo avete chiamato nelle ore più disparate del giorno e della notte, in cui lo avete bloccato sulla porta, inseguito per le scale col portatile in braccio, decidete di mandarlo a cagare e fare di testa vostra. A QUEL PUNTO si fa vivo e vi spiega (dopo 2 mesi) cosa voleva. Ma invece di chiarire COMPLETAMENTE la sua bislacca idea, lui che fa? Attacca una pippa indescrivibile sui pennini… ma lo sai io tutti e 256 i colori e gli infiniti spessori che ci sono tra 0.1 e 1.6 dove ti li infilo? Brutto imbecille, ma vuoi realizzare o no che non realizziamo una mazza se stai lì a domandarti se il layer giallo sta bene vicino al layer magenta?!
E stiamo lì, a ringraziare quel sant’uomo che ha inventato “ctrl-z” (creando un vero e proprio culto) dopo che il maledetto fancazzista ci ha fatto fare 2765 modifiche, chiudendo il discorso con un “No, mi piaceva come era prima. Puoi rimetterlo?“. Io posso recuperare il disegno vecchio. Tu come fai a recuperare l’assenza il giorno in cui distribuivano i cervelli?
Ma la domanda che mi ha sempre attanagliato è: ma questo individuo, che non è in giro a procurarsi i clienti, che non progetta, che da quei poveri cristi cui dovrebbe tenere un corso all’università non ci va mai… MA DOVE CAZZO STA TUTTO IL GIORNO?!
A voi, l’ardua sentenza…
Chiudo ragazzuoli! E’ venerdì, la settimana è finita e io vi abbraccio tutti!
Buona giornata!

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