data stellare 19.04.2007

Voglio riprendere l’obiezioni di mito, per trattare un tema a me caro: l’università!
Posso essere d’accordo circa il numero chiuso. Possiamo considerarlo uno strumento valido per arginare l’affollamento eccessivo di una facoltà piccola (come Ferrara o Roma Tre). Meno sul concetto di “se non lo passo, lo rifaccio“, perchè lo rifai l’anno prossimo. E per un anno che fai? Stai fermo? Inizi a lavorare? E quando ti rimetti più a studiare? Un anno di stop è micidiale per umore, produttività etc. e non possiamo far valere il “se lo vuoi davvero lo fai”… E poi, per DEFINIZIONE, l’università Pubblica, dovrebbe essere aperta a tutti. E’ chiaro che stroncare lo stipendio ai vecchi baroni è difficilissimo. Mi sento di poter dire che sarebbe molto più facile fare un esame di stato senza raccomandazioni! Ma perchè dobbiamo proseguire con una politica di retribuzione FOLLE? Perchè dobbiamo creare cattedre su cattedre (pagando i relativi stipendi) solo per piazzare quell’assistente o fare quel favore? Io l’università l’ho fatta alla Sapienza. L’ateneo più grande d’Europa, per numero di studenti. Mi sono sempre sentito dire:
“Ma sai, è difficile essere puntuali, precisi e esaurienti nei servizi con così tanti ragazzi”
D’accordissimo. Lo capisco. E’ quasi impossibile fornire un servizio COMPLETO a così tante persone. Ma alla sapienza hanno risolto non offrendo una mazza! E’ l’unica università del mondo a essere passata DAL libretto elettronico A quello cartaceo (e non sto sbagliando). Abbiamo abbandonato la scomodità dell’informatica per la praticità del cartaceo! Per anni abbiamo sostenuto esami di ammissione alle facoltà cui ambivamo, sentendoci dire:
“Meno siete, più spazi avrete”
Ci siamo trovati a stare gomito a gomito con i poveri disgraziati che dovevano passare 3 anni sotto tesi, in aulee grandi la metà di quello che viene pubblicizzato sugli accattivanti volantini che le facoltà distribuiscono a iosa (e che cmq paghiamo noi), circondati da studi dei professori, dipartimenti aperti 2 ore alla settimana, segretarie addette al programma erasmus che arrivano alle 11.30, vanno a prendere il caffè fino a 12.30 e poi sono in pausa pranzo fino alle 16.00 (realmente accaduto), per poi uscire perchè hanno preso un permesso. Non puoi raccontarmi che offri un servizio non efficiente al 100%, quando in segreteria apri 1 sportello su 8.
“Oh beh, voi studenti arrivate sempre all’ultimo giorno e poi non ci sono i soldi per assumere altro personale!”
Sul primo punto hai ragione, caro il mio sapientino di 60 anni. Ma è la bella filosofia che ci avete insegnato voi, che avete tenuto e tenete ancora in mano questo paese: l’ultimo arrivato non fa la fila, cerca di passare avanti o si inventa scuse, chiede l'”aiutino”. Nel secondo caso: abbiamo 50 professori per facoltà. Leva loro 100 euro al mese dalla busta paga. Scommettiamo che i soldi per altri 3 imbecilli da mettere allo sportello, li trovi? E con 4 sportelli, non ci mettiamo un quarto del tempo?
Allora, il problema non è tanto che il numero chiuso possa aiutare o meno una già affollata situazione. Il numero chiuso è uno strumento per MANTENERE la situazione così come è. E per abituarci al concetto di “casta chiusa” che tanto bene ci insegneranno DOPO con l’esame di abilitazione.
Mi si suggerisce di provare a pubblicizzare i “contro” della facoltà. E a chi facciamo scrivere queste cose? Al preside di facoltà? Ti dirà che gli spazi ci sono, che stanno lavorando tanto, e le tesi lunghe? Bah, sì, ho sentito di qualcuno che ci mette un pochino più del normale, ma noi produciamo progetti, non scriviamo poesie. Questo genere di signori, in genere, ha 60 laureandi e prima di 24 mesi di NIENTE non li fa laureare. Lo sapete cosa mi è stato risposto, quando ho detto, con le tavole stampate, dinanzi all’ennesimo rifiuto
Mi sono rotto i coglioni, è un anno e mezzo che sto sotto tesi. Io ho tra una settimana la discuto che lei sia d’accordo o meno?
Mi è stato risposto:
E io ti faccio respingere
Impossibile direte voi. E invece no: il vostro relatore e il presidente di commissione possono ritenere una tesi non in grado di soddisfare i requisiti minimi e considerare il candidato non idoneo alla discussione. Regolamento del 1300? Sarà, ma è ancora in vigore… Non male vero? Per più di anni mi hanno tenuto paralizzato, portandomi fino ai rendering, facendomi stampare le tavole e poi dicendomi “No, non ci siamo. Facciamo qualche passo indietro fino agli schizzi”. Quale passo indietro? Per parallelismo, se Dio guardasse il genere umano e ragionasse col tuo “qualche passo indietro” tornerebbe al brodo primordiale, specie di cialtrone!
Il problema non è tutelare gli studenti all’interno delle facoltà, col numero chiuso. Che gliene fotte al professore? Il problema è permettere ai professori di mentenere il loro regno di terrore, fondato su sessioni di esami annuali (cioè l’esame lo fate quando lo dico io, cioè una volta l’anno, perchè così mi va), obbligo di frequenza (noi lo abbiamo e dobbiamo pure pagare. Loro che sono pagati per stare lì, invece, non si vedono mai) etc etc.
Allora facciamo scrivere agli studenti i difetti di una facoltà… guardate, facciam prima a fargli scrivere i pregi. E’ sufficiente un francobollo per farceli stare tutti insieme. E pure scritti grande
POI, se la realtà in esame è quella di una piccola facoltà, che dispone di 200 posti a sede, posso ancora capirloma non del tutto… un amico mi raccontava (ingegneria informatica) di un suo collega che aveva realizzato per tesi, un programma capace di realizzare il programma ESATTO di distribuzione aule-professori-orari in modo da avere sempre il controllo della situazione. Rotazioni perfette, incastri al millimetro. E’ rimasto una tesi. Perchè non adottarlo? Perchè se una facoltà con 200 posti a sedere, che con una gestione ottimale potrebbe arrivare a 400 studenti (200 la mattina e 200 la sera) irrigidendo gli orari e attenendosi a un programma ESATTO, rimane a 200, avendo aule vuote per intere giornate o una perdita di tempo infinita per cercarne una libera? Incastri troppo millimetrici? Orari troppo poco flessibili che non tengono conto delle esigenze personali? A parte che le volte che sono state tenute da conto le mie esigenze personali all’università, le conto sulle dita della mano di un monco, ma voglio darvi ragione: anzichè 400, diciamo 300.
150 la mattina e 150 il pomeriggio. Sono comunque 100 studenti in più, con un discreto margine di libertà.
Io ho fatto esami a mezzogiorno, nonostante l’adunata alle 8, perchè il professore non arrivava e perchè, una volta che sua cialtroneria si era presentato, non si trovava un’aula libera. I custodi che rispondono “che ne so io?“, segretari in pausa caffè dalle 9, professori incazzati come belve… loro… ma rimaniamo qui: sapete perchè non viene adottato un software del genere? Perchè non si saprebbe a chi far spiegare ai professori che devono arrivare puntuali, perchè i segretari dovrebbero stare in ufficio e non al bar, a imparare a usare il computer (non solo per scaricare, con emule, porno e suonerie), perchè la facoltà dovrebbe pagare loro la formazione, perchè vorrebbe dire non potersi “arrangiare”, sport tanto caro a questo paese. Ecco, perchè.
I laureati italiani sono tra i migliori al mondo. E’ una realtà. In praticamente ogni gruppo di ricerca, in ogni progetto, in ogni roba di altissimo livello c’è almeno un italiano. Perchè ci riproduciamo come il virus del colera? Anche… ma soprattutto perchè dopo anni di QUELLA università, di orari non rispettati, di pesci in faccia, di ingiustizie, di carognate, di follia, il delirio del mondo del lavoro ci sembra normale routine! Se in questo cesso che è il nostro sistema accademico, ci infilassero un po di “pratica”, oltre che un mare di teoria, i laureati italiani a che livello arriverebbero? Ma niente cantiere per gli studenti di architettura. Niente tribunale per quelli di giurisprudenza. Niente laboratori per quelli di Fisica. Perchè? Perchè ci sono professori che insegnano scienza delle costruzioni ma non riconoscerebbero un mattone nemmeno se li centrasse in mezzo agli occhi!
Ecco perchè dico NO al numero chiuso. La selezione all'”ingresso” è giusta, quando “dentro” si applica un servizio di un certo standard e si vuole tenere alto il livello qualitativo. Ma “dentro” le nostre università (a parte pochi illuminati casi), cosa c’è? Cosa può peggiorare? Io dico che è inutile applicare una selezione per entrare in un cesso: tanto vale fare la fila, prima o poi, toccherà a noi!
Chiudo ragazzuoli. Il lavoro mi chiama! Un abbraccio immenso!

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