data stella 11.05.2007

Ahhhh! La bellezza del pranzo a casa! Sono stato decisamente fortunato con l’ultimo impiego che ho trovato: distante un pugno di fermate da casa, ho la meravigliosa occasione di tornare a pranzare a casa. La società di costruzioni ha orari piuttosto elastici, grande flessibilità e questo mi permette di andare abbondantemente oltre l’ora di pausa. Intendiamoci: arrivo sempre 10-15 minuti prima e esco 10-15 minuti dopo, per compensare quei 20/30 minuti. Ma i capi non sembrano particolarmente impressionati, nel bene o nel male. E quindi faccio il mio lavoro, potendo mangiare finalmente un piatto di pasta, anzichè i micidiali tramezzini romani.
…che poi, vorrei aprire una parentesi, rivolgendo una domanda ai baristi della capitale: ragazzi, cosa è questa mania che vi è presa adesso di mettere la maionese nel tramezzino prosciutto e formaggio?! No, dico, ma vi sembra gustosa infilata in un panino caldo?! Una volta era l’eccezione. Oggi è la REGOLA! Rispettiamo le tradizioni! Già di piatti tipici nel abbiamo pochini rispetto ai nostri vicini di regione… ci mancano pure le variazioni “fantasia”!
Chiusa parentesi. Ahhhh, il pranzo, dicevo. El ritual: all’una, una e dieci, una e un quarto mi alzo, a passi lenti e misurati esco dallo studio, chiamo un amico che (so con certezza) mangerà all’orribile mensa aziendale, facendogli presente TUTTI I GIORNI che sto andando A CASA A MANGIARE, mi prendo i vari “devi morire“, “ma magari ti scoppia una gomma in curva“, “ma perchè con tanti corpi celesti nella galassia, non te ne cade uno sulla macchina” etc, salgo in macchina, faccio quel pezzetto di aurelia che mi separa da casa. Poi bestemmio un quarto d’ora abbondante per trovare parcheggio in un bagno di sudore.
Anche qui: complimentoni ai cretini che a suo tempo, decisero di vendere il parcheggio condominiale ai vari discount, centri commerciali, parcheggi privatise vi trovo lì in mezzo al casino con me, non osate dire nulla o vi do pure una sportellata! E una volta arrivato a casa? Ah, via la giacca, allento la cravatta, sfilo le scarpe per le morbide ciabatte. Mi dirigo in cucina, dove, in base ai turni, trovo tutto pulito dalla sera prima o uno ottimo profumino. Mi lavo le mani, accendo la tv in attesa di Beautiful (fa bene ridere mentre si mangia) mi butto sulle incredibili ricette di un noto programma della tv nazionale. Ma l’altro giorno, il dramma… accendo e trovo una ragazza. La presentatrice le domanda “Che lavoro fai?” e lei “bah sai, faccio grafica. Uso questo programma di grafica, autocad, e lavoro
Fermate il tempo.
Bloccate tutto.
IMMOBILI HO DETTO!
Autocad?
Programma di grafica?
Tu fai la grafica con autocad?
Allora, mi sia portato uno degli autori del programma, in catene e dopo una notte di tortura.
Ciccio, se devi metterci dentro uno che fa il fighetto, che fa uno di questi lavori “giòvani“, ti prego, almeno documentati. Non puoi dire una cazzata di questo calibro, no?
Tu che mestiere fai?
Oh sai, faccio il cuoco. Ho un catetere e tutto il giorno cucino.
E tu?
Io faccio il macellaio col mio calzascarpe.
E tu?
Il dirigente di una squadra di calcio col mio cellulare svizzero…
No, aspettate: esempio sbagliato!
Ma il problema, dove è? E’ nelle competenze! Ho già fatto presente diverse volte come la gente non abbia chiaro COSA faccia, debba fare o possa fare un architetto. Capisco che molti non riescano a vedere la differenza tra architetto e urbanista (a dire il vero, ultimamente, ne ho conosciuti un po che non riescono a vedere NESSUN LEGAME tra questi due professionisti. Mi è stato detto “Questa non è una rotatoria. Ma che te lo dico a fare a te? Sei un architetto, mica un urbanista!“. Ne deduco che nessun essere umano non laureato allo IUAV possa distinguere un frullatore da una rotatoria… Che poi… perchè la rotatoria? E l’incrocio a corce di sant’andrea? E’ di competenza dei seminaristi? E il semaforo a raso? Dei barbieri?! Insomma: Premio intervento assurdo 2007). Ma da qui a non avere nemmeno idea delle competenze… Il dramma nasce dalla stessa legge. E’ il principio della “non-retrocessione” che ci frega. E’ abitudine, in questo paese, al momento di stabilire delle NUOVE regole, evitare che qualcuno PERDA qualcosa. Che significa? Semplice: dobbiamo definire i compiti di architetto e geometra, in modo che una categoria lavori e dell’altra non se ne abusi? Ok, è semplice. TUTTO ESATTAMENTE COME PRIMA. Tranne per il fatto che i geometri possono costruire SOLO opere di modesta entità (o una roba del genere).
Scusi, cosa si intende per “modesta entità”?
Si tratta di cose piccole ma non troppo
Quindi i geometri possono costruire cose grandi?
No! Grandi sì, ma non troppo!
Ma non può essere più chiaro?
Eh beh, mica posso fare tutto io, no?!
In sostanza: ognuno può continuare a fare come cazzo gli pare. Ma non dite più che questo “cazzo” non è regolamentato per legge, neh!
E all’obiezione: scusi dottore… ma noi architetti… allora l’università, che l’abbiamo fatta a fare? Ci prendevamo il diploma e ci risparmiavamo 5 anni ALMENO di tasse universitarie, la tassa di iscrizione, la tassa di discussione di laurea, la marca da bollo per ritirare il certificato, ALMENO DUE bollettini per l’esame di abilitazione, diversi milioni di euro in tavole, materiale didattico, notti insonni, il costo del carro merci su cui caricare tutta la famiglia il giorno della discussione della tesi etc etc…
La risposta?
Avete ragione! Allora, geometri! Un secondo di silenzio, grazie! Allora, è profondamente ingiusto che il vostro titolo non valga quanto quello di quegli arroganti degli architetti. Per cui abbiamo deciso che DA QUESTO MOMENTO IN POI dobbiate fare almeno un triennio di università, per potervi LAUREARE Geometri. I vecchi geometri? E che li rimettiamo a studiare? Noooo (risata da cardinale innamorato), non vogliamo affollarvi più del dovuto la vostra nuova università! (leggi: e dove lo troviamo uno scemo che va dai vecchi e gli dice, da oggi non potete più esercitare, dovete andare all’università?! Ma soprattutto, chi la paga, poi, la pensione di reversibilità alla famiglia?)
E’ geniale! E’ semplicemente geniale! Li illudo con la balla di un’istruzione superiore. Blocco l’afflusso di nuove leve per tre anni almeno, conservando il mercato per i più anziani. E prendo tutti per il culo inventandomi una ripartizione dei compiti che nemmeno paperino sotto l’effetto di una pasticca sarebbe riuscito a creare!
E gli ingegneri?
O cielo… gli ingegneri… ehm… ai geometri gli edifici modestie agli ingegneri? Ah sì! Ingegneri! Ci siete? Ok, da oggi potete costruire solo edifici timidi!
MA CHI LE SCRIVE ‘STE LEGGI?! NONNA PAPERA E CICCIO?!
Qualche giorno fa, un ragazzo delle (mi sembra) belle arti, andava criticando (e giustamente, secondo me), il caratterino che certi colleghi hanno. Anche questo, è profondamente vero: troppi, secondo me, per il solo fatto di avere QUESTA laurea appesa al muro, sono convinti di essere novelli Prometeo, deputati a rubare il “bello” agli dei per regalarlo agli umani stupidi e inferiori (il prossimo che mi scrive: “Ma prometeo rubava il fuoco, non il bello!”, PRIMA lo crocifiggo e POI gli spiego cosa è una metafora).

Primo: calma ragazzi. Noi dobbiamo offrire ai clienti e all’umanità tutta, in un incarico di responsabilità unica, diverse possibilità di bello. Noi non regaliamo la perfezione. Noi suggeriamo possibilità. Siamo come dei sarti: il vestito va fatto su misure del cliente. Non nostre. Potrà essere bella quanto vi pare, la stoffa, ma a un cristone di un metro e novanta, la nostra 38, come starà? Ecco… pensare…

Secondo: non dimentichiamoci che fine ha fatto Prometeo. E io, non ho intenzione di passare l’eternità legato a una roccia del caucaso mentre un rapace mi mangia il fegato. Che detto tra di noi… già me lo mangio a sufficienza da solo quando vedo certi annunci o parlo con certa gente

Perchè questo? Perchè per stare tutto il tempo col nasino tirato su in segno di disprezzo per richieste del cliente pensando “questo cafone non capisce una mazza, contribuite ulteriormente a lasciar credere che il geometra e/o l’ingegnere sono farmaci generici col nostro stesso principio attivo. Ovvero: fanno lo stesso, costando un terzo!
Su questo bisognerebbe lavorare! Sul rilancio della nostra figura professionale, non continuando a fare tavole rotonde sulle archistar con lo stesso tono con cui un fan sfegatato urla al concerto del suo idolo “sono nato nel suo stesso quartiere! sono nato nel suo stesso quartiere!” e organizzando mostre di monumenti funebri e lasciando vincere i concorsi per “giovani architetti e studenti” a cariatidi di 120 anni!
O, come cantava ligabue, “almeno io credo”!

A lavoro adesso pigroni! Vi stringo tutti!

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