data stellare 04.06.2007

Iniziamo la settimana malissimo: sono stato insultato da un motorinista che mi si stava per spalmare sul confano. Mi ha insultato e mandato a quel paese. Tutto regolare, se non fosse che LUI era CONTROMANO. Ma andiamo avanti…
Prima di tutto vorrei ringraziarvi TUTTI. Mi dicono che a Maggio abbiamo sfondato le 5000 visite. Solo a Maggio! La cosa inizia ad assumere dimensioni imbarazzanti. Frase che inutilmente spero sempre di sentirmi dire in camera da letto… Ma non amo parlare da solo! …e poi avrei paura che possa essere detta in accezione negativa!
La settimana scorsa è finita? Sicuri? E’ andata via? Posso uscire da dentro l’armadio? Ok! Benissimo… l’esame di abilitazione merita un rapporto dettagliato. E per la gioia della mie affascinanti, intelligentissime, disinibite e accattivanti lettrici milanesi (sono o non sono un inguaribile leccaculo?)…
LUCI! Proiettore! PRIMA DIAPOSITIVA, GRAZIE!
(scena di minitaura del settecento, color sanguigna, con torquemada che tortura un eretico)
AH!, la gioia dell’esame di abilitazione. Momento di sintesi e di verifica di un lungo percorso formativo
(primo piano di un enorme piramide di sterco di mucca)
La scena è stata B I B L I C A. Appuntamento sotto la facoltà alle 8 per l’appello delle 8 e 30. Con la serenità dei giusti (come dice la bibbia) e dei senza coscienza (come dice mio padre) faccio le scale ed emergo nel piazzale. Inizi a capire di essere un “veterano” quando non puoi fare un passo senza salutare qualcuno. Sono stato accolto da “qualche amico” (diapositiva del concerto degli U2 a Roma). Strette di mano, pacche sulle spalle, frasi di rito tipo “al mio segnale scatenate l’inferno” e imbarazzanti scene di mimo di venti intestinali. EHO’! Pensate che Russel Crowe, nell’accampamento coi legionari, tutti uomini, da soli, nel cuore della selvaggia Germania, fosse fine e raffinato come un conte?
L’oliato meccanismo dell’organizzazione dell’università scatta come un orologio: alle 11.00 siamo ancora in alto mare, con i membri della commissione sparsi in un raggio compreso tra le propagini dell’appennino centrale e il porto di viareggio. L’appello si svolge a tranche, con la precisione e la puntualità di un autobus nell’ora di punta: praticamente il vuoto spinto. L’assegnazione dei posti avviene in modo civile e garbato (diapositiva di arrembaggio con tanto di fumo di cannonate sullo sfondo). Le amicizie vengono rapidamente dimenticate pur di finire all’ultimo banco IN FONDO. La commissione assiste compiaciuta mentre degli oscuri figuri raccolgono le scommesse. Una volta raggiunta una parvenza di equilibrio, inizia il sorteggio di rito. In modo analogo alla punzonatura fantozziana, tutti si fanno piccini piccini, qualcuno inizia a cercare improbabili oggetti sotto il tavolo, qualcuno piange, altri sostengono di non potersi alzare e dover mantenere la posizione per ordine di sua maestà il kaiser in persona. Un volontario viene letteralmente prelevato e portato di peso. Il sorteggio avviene sul mio tavolo e con la faccia di culo che mi è caratteristica, partecipo attivamente. Non appena il presidente termina la disposizione del tre buste domando smaliziato alla collega “Dove è la donna di cuori?” Il presidente risponde “Avrei sempre voluto fare il gioco delle tre carte” e rispondo raggiante “E’ semplicissimo, lo so fare” “La vedo esperto” “Al liceo avevo il professore di matematica napoletano“. Dopo una breve ma civilissima trattativa (no no, non cambiate la diapositiva dell’arrembaggio, grazie) in cui il professore non ha accettato lo scambio abilitazione-lezioni private sul gioco delle tre carte è iniziato il simpatico teatrino con la distribuzione del tema e dei fogli. Vengo saltato in tutte e due le occasioni, costringendomi a una nuova passerella fino alla cattedra per prendere l’occorrente. Dopo neanche un’ora ero l’attrazione della giornata. Temevo che mi venisse chiesto il bis o un numero eccezionale. Ero pronto a tutto, anche a riproporre l’intero secondo atto dell’aida in falsetto, musicando con la mano sotto l’ascella. FORTUNATAMENTE nessuno ha osato parlare. I temi erano due: uno generico, rapido, creativo. L’altro lungo, complicato e costrittivo. Quale ho scelto secondo voi?
ESATTAMENTE. La consegna era prevista per le 19.15. Io alle 13.00 sono diventato preda delle prime visioni a sfondo mistico. Il tutto si è svolto nell’aula in cui ho seguito il mio primo giorno di lezione e discusso la mia tesi. Direi che i presupposti per farlo una quarta volta, ci sono tutti. Tralascio le lunghe e sofferenti ore dell’esame (diapositiva di un parto gemellare), per saltare direttamente al’uscita. Fino alle 20.00 sono stato paralizzato nel parcheggio al telefono. La domanda più ricorrente, ovviamente, è stata: come è andata? Come dovevo rispondere? Ho fatto tutto? Non è garanzia, perchè anche la prima volta avevo fatto TUTTO e mi avevano segato. E anche la seconda volta avevo rifatto TUTTO e mi avevano risegato. Ho glissato elegantemente cercando di spiegare ai miei increduli genitori la ricetta per le scaloppine ma erano più interessati all’abilitazione. Finalmente riguadagno casa, dove svengo senza troppi complimenti ma diverse molestie a sfondo sessuale ai miei coinquilini (è primavera…). Il giorno dopo si presenta sotto i migliori auspici: trovo parcheggio subito. Chi conosce Roma sa esattamente di cosa sto parlando (diapositiva dei festeggiamenti dello scudetto dell’inter… lo so, non c’entra una mazza, ma avete idea di quanto abbiamo messo a vincerlo? Ecco, lasciatemi gongolare un pochino…). Ero armato come si conviene a questo evento: avevo solo la penna. E nemmeno una cartuccia di ricarica. Se fossi andato COMPLETAMENTE NUDO, non sarebbe cambiato molto. Mentre i colleghi si ammazzano nel solito arrembaggio, io punto sereno e tranquillo il primo posto, banco centrale. Segue un piccolo “ooooooh” di ammirazione (che come al solito mi fa rimpiangere di non sentirlo MAI da nudo). Come avrete notato, non ho grossi problemi a scrivere e parlare, quindi il “tema” non mi ha mai particolarmente spaventato. Anzi. Dopo il solito insignificante gap organizzativo, siamo stati messi in TRE in un banco da due. Passerò oltre i temi (inutile dire che ho fatto Brunelleschi, vero? Il giorno del progetto, un ragazzo era passato aveva visto il mio foglio e mi aveva detto “il secondo tema? Temerario”. Quel giorno, passando e vedendo la traccia scelta ha co
rretto il suo giudizio “Allora c’entuzzi!”. Per chi non sia avvezzo al romano: “allora ti ci intestardisci!”
). In una posizione invidiabile (diapositiva di un contorsionista in una palla di vetro da pesce rosso) ho iniziato a scrivere a ruota. Ovviamente chiacchieravo, discutevo col vicino, domandando a chi avevo attorno che traccia aveva scelto eccetera. Finchè uno dei guardiani non mi è venuto incontro ringhiando “Guarda che se non stai zitto ti sposto lì” e mi ha indicato un tavolo IN MEZZO ALL’AULA, LIBERO e PERFETTAMENTE COPERTO dagli sguardi indiscreti della commissione. Non ci ho pensato un istante. Ho dato una pacca al ragazzo alla mia destra e gli ho detto “Mi sposto” e poi “Ci vado subito!” Ho raccolto le mie cose e mi sono andato a godere un BANCO TUTTO DA SOLO con un certo imbarazzo da parte del guardiano che ha concluso con un “ehm… adesso buono, eh?!“. E io che ho fatto? Oh beh, dovevo pur far conoscenza dei nuovi vicini, no? Esattamente come prima, ma almeno coi gomiti larghi!
Per il resto… sono andato in creazione libera, parlando di arte, cultura, dando al tema un taglio leggermente ironico e avanzando tesi ardite. ‘zzo mi frega, tanto mi segano pure stavolta! A breve entrerò in un livello tale di menefreghismo da scrivere direttamente sul foglio frasi da cabina elettorale, tipo “la segretaria è maiala” o “annateveneaffanculotutti“. A quel punto potrete far finta di non conoscermi e non aver mai letto il blog! Finisco con un certo anticipo, mi batto le mani un po da solo (giuro che l’ho fatto veramente) ed esco. La facoltà non era chiusa come di solito e la qual cosa mi ha permesso di notare una sottile differenza. Ora… mentre il maschio della nostra specie segue da generazioni l’antico adagio “l’omo pe’ esse tale ha da puzzà”, le femmine ancora si distinguono per complicati rituali volti all’accoppiamento (???). Avevo seduta di fianco una piccoletta con le scarpe da ginnastica, tuta blu, giacchetto jeans chiuso, capelli raccolti in una pratica coda, struccata. Classica tenuta da esame.
Come sono uscito dall’aula mi sono imbattuto in giovani vamp in classica tenuta da revisione: jeans attillatissimi (con una resitenza a trazione superiore al miglior acciaio sul mercato) rigorosamente infilati negli stivali da cavallerizza (aiuto! Il fenomeno più imbarazzante del XX secolo, gli anni 80, sta tornando!!!), giacchetta leggera di camoscio, capelli sciolti, trucco in quantitativi “sabbia nel sahara”, borsetta di 12 cm x 8 cm. Il primo pensiero: ma cellulare e portafoglio dove sono? La prima risposta andrebbe bene anche per la seconda domanda, ovvero “ma il tubo coi progetti dove è?“, ma per eleganza vi offro la versione raffinata: impianto sottocutaneo?! Inutile discutere del fatto che la PRIMA stava facendo l’esame di abilitazione e le seconde probabilmente sono state parcheggiate in facoltà in attesa che un giovane e rampante arrampicatore sociale, tatuato, ingelatinato e con un personalissimo concetto della fedeltà non le sposi, sollevando il felicissimo padre da tale ingombrante spesa.
Riprendo la strada di casa, certo che l’episodio più complicato della settimana sia finito… ma il giorno dopo, a lavoro, giovedì, come mi accolgono? “Sai, abbiamo fissato la consegna del progetto. Mi sa che ti tocca venire di sabato mattina un paio d’ore“.
Sabato?
Mattina?
La mattina esiste anche di Sabato?!
Piuttosto faccio le 8 giovedì e venerdì! E così mi è toccato fare… venerdì sera ho lasciato studio (ndr in prima battuta avevo scritto “ho lasciato casa”. Questo dovrebbe farvi capire in che condizioni ero…) col capo che mi sorrideva “Bel lavoro! Cosa non sei disposto a fare pur di non alzarti di sabato mattina eh?! AHAHAHAH“. Avrei voluto rispondere con una parola molto poco elegante, che fa rima con “ulo”, ma mi sono limitato a sorridere, pensado “Anche questa è fatta!” (diapositiva di una camera da letto con una ragazza che dorme e Rocco Siffredi con lo sguardo in camera, il suo sorriso ebete e il pollice alzato).
Grazie a tutti quelli che mi hanno scritto in questi giorni ragazzuoli! In settimana, con gli altri post, riprenderemo tutti i discorsi. Ora torno al lavoro!
Vi abbraccio tutti!

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3 risposte a data stellare 04.06.2007

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