e ferie siano!!!!!!

Cari bambini, buonasera!!!! ma…ma…ma lo sapete che l’architettessa è quasi quasi in ferie? e che se non fosse per una serie di scartoffie e noiosità burocratiche, non sarebbe in studio? E lo sapete che tutto sommato sono cose che potrebbe fare a casa ma siccome è affetta da una forma acuta di disagio mentale preferisce stare qui, nei suoi 1,80 metriquadri??

Oggi mi pregerei di raccontarvi del mio tour ricreativo-culturale al Giardino dei Tarocchi. Però volevo iniziare il post con un applauso di incoraggiamento a Lorenzo (d’ora in poi: lo Yemenita), che da domani sarà tra i diversamente occupati“. con lo Yemenita ci conosciamo da un terzo della nostra vita, e abbiamo condiviso gioie e dolori dell’università…è una persona veramente in gamba, e gli auguro di trovare presto la soddisfazione che merita.

Oh, e veniamo a noi. Innanzitutto, la sottoscritta si è documentata lungamente sui tarocchi (a posteriori da brava fava), cercando su e giù su internet. Diciamo subito che nella maggior parte dei siti che ho trovato mi si proponeva di farmi i tarocchi on line, di leggermi la mano (on line sempre), e qualcuno, così en passant, anche audaci incontri con signorine desnude.

Comunque sono venuta a capo di qualcosa, quanto bastava comunque per questo discorso. Ho pertanto appreso che i Tarocchi sono un tipo di carte da gioco, diffusesi in Europa tra fine medioevo e inizio rinascimento; di origine ignota, forse milanese (strano vero?), ma certamente non hanno nulla a che vedere con teorie esoteriche che le voglioni provenienti dall’Egitto dei Faraoni. Il mazzo, 78 carte, è costituito da due parti. Le 22 figure denominate originariamente “Trionfi” e ribattezzate dagli esoteristi “Arcani Maggiori”, sono quelle che ci interessano, e mostrano un’iconografia di palese derivazione cristiana: il diavolo, la fede, la temperanza, la giustizia…Le altre 56 figure, chiamate “Arcani Minori” non sono altro che le tradizionali carte da gioco a semi italiani: coppe, danari, bastoni, spade. La differenza tra le due sequenze è stata sottolineata dagli esoteristi in questo modo: gli Arcani Maggiori, contengono simboli universali, riconducibili ad esperienze di vita particolari; i Minori sono una sorta di “punteggiatura” dei responsi. Questa era una piccola premessina per chi, come me, aveva questa inconfessabile lacuna. Una cusiosità, per concludere: gli Arcani Maggiori sono incisi nella pietra all’interno del Duomo di Siena; risalenti al Tre-Quattrocento, sono sintomatiche dell’interessamento di molti capi della chiesa e di alcuni papi, verso l’astrologia, l’esoterismo, e l’alchimia. Fine premessina.

Ma cos’è il Giardino dei Tarocchi? In senso oggettivo-descrittivo è un gruppo di ventidue sculture monumentali, installate su una collina a pochi passi dal mare, alcune delle quali praticabili e “abitabili”, liberamente ispirate agli Arcani Maggiori; costruite in cemento armato, sono ricoperte da un caleidoscopico mosaico di specchi, vetri, ceramiche, rilievi.

Ma la lettura del libriccino di cui parlavo ieri dice di più. Per la scultrice (Niki de Saint Phalle, morta pochi anni fa), e per tutti coloro che per vari anni si sono dedicati alla realizzazione, è stato un viaggio fantasmagorico, una sperimentazione onirica; vissuto con un’immedesimazione quasi febbrile, corale e appassionata nel significato delle carte come interpretazione delle esperienze di vita, perennemente in bilico tra il dilemma: “I Tarocchi sono solo un gioco o indicano una filosofia di vita?“. In cui ciascuno può trovare e ha trovato alcune risposte ai propri problemi, o anche solo un suggerimento sul modo di affrontarli. Le difficoltà di ogni genere collegate alla realizzazione del parco, sono considerate da Niki un “itinerario iniziatico” da “percorrere per avere il privilegio di creare questo giardino“.

Come da documentazione fotografica allegata, e per confessione stessa della scultrice, il Parco è debitore del Parc Guell di Gaudì: “capii che mi ero imbattuta nel mio maestro e nel mio destino. tremavo in tutto il corpo. sapevo che anche io un giorno, avrei costruito il mio Giardino della Gioia“. Siamo nel 1955; Niki ha 25 anni. Ventiquattro anni dopo darà inizio a quella che considera “la più grande avventura della mia vita“. Il Giardino si trova su un terreno di proprietà di alcuni amici, che approvano il progetto, anche se poi diventerà molto più grande di come era stato concepito. L’artista lavora in preda a una sorta di febbre, nonostante vari acciacchi che per un lungo periodo le impediscono di usare le mani e di camminare. Il tarocco-scultura dell’Imperatrice diviene la sua casa, e il luogo d’incontro per tutti quelli che lavoravano al progetto.

L’entrata di ingresso al giardino è stata progettata da un amico di Niki de Saint Phalle, tale Mario Botta.

Come detto, si tratta di raffigurazioni liberamente ispirate alle carte dei tarocchi; in questo senso è di fondamentale importanza secondo me la lettura del famoso libriccino, per capire il significato che le ha voluto dare, con una forte connotazione soggettiva ed introspettiva. Alcune sono collegate tra loro quasi senza soluzione di continuità, e diventano palpabili, percorribili, attraversabili, esplorabili; permettono visuali preferenziali sull’intero complesso o a volte fungono da cannocchiali, che inquadrano una determinata parte del parco o di una scultura. Spesso sono delle “uova di pasqua”, che rivelano al proprio interno ambienti, grandi o piccoli, sorprendenti; come sorprendenti sono i dettagli delle tessere dei mosaici, per l’accostamento dei colori, dei motivi, dei disegni incisi sulle ceramiche, delle figure a rilievo.

Un senso di ubriacatura, di vertigine quasi c
ubista
, di galleggiamento colorato è quello che si prova ad esempio nel cortile circondato da colonne, che collega la Torre con l’Imperatore. Un ambiente debitore, come detto, del Parc Guell, ma non per questo meno coinvolgente e accattivante.

Non potendovi raccontare di ogni scultura singolarmente, ne ho scelte alcune che, per varie ragioni, mi hanno impressionato. Un po’ “al femminile“, se vogliamo.

La forza, carta n. XI: una delicata fanciulla domina un feroce drago, tenendolo legato a un guinzaglio invisibile. Il mostro che la fanciulla deve ammaestrare è dentro di lei. Superando questa prova difficile ella scoprirà la sua forza.

La papessa, carta n. II: il potere femminile dell’intuizione, una delle chiavi che portano alla saggezza. Rappresenta il potenziale dell’irrazionale inconscio. Spiegare gli avvenimenti solo con la logica e i ragionamenti significa rimanere vincolati alla superficie e non riuscire a penetrare la realtà con l’immaginario e la visione istintiva.

La morte, carta n. XIII: il grande mistero della vita; senza la morte la vita stessa sarebbe priva di significato. Carta di rinnovamento: essere coscienti della morte significa non rimanere intrappolati nelle vanità della vita.

L’imperatrice, carta n. III: la Grande Dea. Al tempo stesso madre, puttana, emozione, magia sacra e civiltà. La scultrice come detto ha vissuto per anni al suo interno di questa madre protettiva.

Spero di non avervi annoiato. Il Giardino dei Tarocchi è stato per molti anni una delle mete dove avrei voluto andare, ed in piccolo una sorta di viaggio della vita, come lo sono l’Islanda e Petra. Con il rischio di caricarlo troppo di aspettative e di rimanere delusa; e forse è anche per questo che a volte pur avendo avuto la possibilità, avevo rinunciato. E poi mi sono detta: “Ora sono pronta”.

Statemi bene, bellini, io da domani forse sono veramente in vacanza!!! Vi scriverò comunque. Un abbraccio forte a tutti, occupati, disoccupati, diversamente occupati….e ricordiamoci…sopravvivere sopravvivere sopravvivere!!!

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