spring in london

bambini belli buondi! oramai le mie comunicazioni sono ai minimi storici, ma questa volta ho un motivo assolutamente valido: è arrivata la primavera. oserei dire quasi l’estate, dato che abbiamo raggiunto picchi di 27 gradi, o almeno era quello che comunicava la sezione weather della bbc. l’architettessa, totalmente priva di guardaroba tardo-primaverile, si è ritrovata ad indossare pantaloni neri di vellutino leggero e maglioncino di lana sotto 25 gradi, con il rischio che le crescessero le cozze sotto le ascelle. sono andata a lavorare boccheggiando per metà settimana, contando i giorni e le ore che mi separavano dal fine settimana e dal primark più vicino a casa, dove sono approdata sabato mattina di buon’ora e sono riemersa sostanzialmente domenica nel pomeriggio. con la fame finalmente placata. se è vero che il caldo dà alla testa, potete immaginare la sanità mentale con cui ho varcato la porta del negozio, dopo aver fantasticato notte e giorno di scarpine aperte, gonne svolazzanti e la maglietta fina di baglioniana memoria. le ragazzette inglesi sembravano impazzite per il tripudio di colori di magliettine gonnelline golfini ma anche la sottoscritta si difendeva egregiamente.. per ora questa primavera repentina e ritardataria regge, durerà? no di certo, ma intanto si gode. andando a lavoro la mattina mi accorgo di quante sorprese riserva ancora questa città…profumi che pensavo di aver lasciato a migliaia di chilometri di distanza, l’erba nuova e sana che cresce letteralmente dalla mattina alla sera, il profumo dei gelsomini, del pane, delle creme antiscottatura (i britannici non li si coglie impreparati). e quell’odore indefinito che ha sempre avuto londra quando ci venivo in vacanza da ragazzina. e un sole, un sole così sincero a cui non ero più abituata. tanto che alla sera mi sento gli occhi stanchi per la troppa luce…sarà che sono quasi albina, e che stando qui lo ero diventata ancora di più.

parliamo di lavoro. ciascuno di noi, in diverse fasi della propria vita ha diversi tipi di incubi: perdere il ciuccio, l’esame di quinta elementare, lo spettro dell’apparecchio per i denti, l’esame di abilitazione all’esercizio della professione di architetto e via discorrendo. il mio fino a pochi giorni fa aveva un nome ben preciso: ripon cathedral – reroofing south aisle, ovvero il rifacimento del tetto della navata sud. si principia con un rilievo da standing ovation, con misure cannate di 300 mm (eh eh, detto così fa ancora più effetto) in gronda e in alcuni casi, mi permetto di immaginare, inventate di sana pianta; a progetto praticamente concluso, viene diramato un nuovo rilievo, effettuato dall’associata tedesca e sicuramente più attendibile; si rifà daccapo il progetto; da quel momento inizia un increscioso valzer di dettagli richiesti, poi considerati inutili, poi riesumati, poi cambiati, poi considerati superflui, poi cambiati, poi rimodificati, poi accantonati, poi parcheggiati in un affollato limbo in attesa degli eventi…quali per la precisione? definire quanto vogliamo spesso l’isolamento termico (e le ultime notizie non mi piacciono per nulla dato che aumenterebbe di 115 mm, mi viene l’orticaria al solo pensiero), definire cosa vogliamo fare con l’attuale finitura ad asfalto, definire come vogliamo uscire dall’empasse del non aver previsto, a tempo debito, un tetto temporaneo. io me ne sto buona buona cercando di non farmi notare, e per fortuna in tutt’altre faccende affaccendata, dato che i lavori fioccano che è un piacere. a breve dovrei iniziare a lavorare su una extension di una casa di campagna e su un lavoro di stonework repair su alcune tombe monumentali in cimitero attorno a una chiesa…così lovely e squisitamente english.

e a proposito di lovely, questo fine settimana si rimpatria…sono quasi due mesi che non calpesto il suolo domestico, e vi confesso, non ne ho sentito la mancanza…sarà un brutto o un cattivo segno? però mi commuovo se penso alla cofana di pici cacio e pepe che mi aspetta, accompagnati dal vinello e preceduti dalla finocchiona…sissignori altro che “salami” o “pepperoni“. e con questa caduta di stile vi saluto, che a loveridge road sta iniziando una nuova limpida giornata. sciaooooo!!!

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