rose e palazzi reali

sciao cittini!! l’ultima volta vi avevo lasciato in sospeso un discorsone su hampton court, promettendovi amenità a seguire. qual’è la storia, brevemente, del palazzo? fu costruito dal cardinale wolsey, un ribelle (cosi’ lo definiscono le guide) cancelliere di enrico VIII, come dimora ecclesiastica. quando il re gli chiese per quale motivo avesse bisogno di una dimora così sfarzosa, il cardinale rispose che era per “dimostrare che nobile palazzo un suddito poteva offrire al proprio sovrano“. la volpina risposta gli valse la caduta in disgrazia presso il sanguigno re e la conseguente requisizione del palazzo; un’altra versione della storia sostiene che il cardinale fosse caduto in disgrazia per proprio conto, e che il re si offrì di acquisire la dimora. fattostà che vi si trasferì nel giro di poco, apportandovi al contempo numerose modifiche ed aggiunte. per due secoli, fino alla morte di giorgio II nel 1760, fu la residenza della corte. nel 1689 william II incarico un tale wren di modificare le ali sud ed est e di aggiungere la banqueting hall. il palazzo è quindi, come spesso capita, il risultato di stratificazioni che si sono susseguite per almeno due secoli. oggi la maggior parte del palazzo ospita i “pensionati” della corona: fu proprio uno degli anziani residenti nel 1986 a causare uno spaventoso incendio, per la mania molto retrò di leggere a lume di candela…

l’altra grande attrazione di hampton court sono i giardini, dove ho un po’ giochicchiato con la macchina fotografica…

qui si trova la great vine,

ovvero la vite più lunga e più antica del mondo, piantata si dice da “capability” brown tra il 1768 e il 1774, che ricopriva la carica di supervisore dei giardini e delle acque di giorgio II. i rami misurano mediamente 33 metri, il più lungo si dice 75; produce ogni anno 700 grappoli di uva nera d’amburgo, acquistabili per una ventina di pounds negli shops del palazzo…

il giardino pare che sia abitato da un cervo, che dovrebbe essere il discendente di quelli introdotti da enrico VIII, famoso oltre che per l’hobby della collezione di mogli anche per la caccia e i conseguenti lauti banchetti.

altra attrazione su cui vale la pena attardarsi è il famoso maze, il labirinto, di cui oggi non rimane che un misero pezzo di un qualcosa di enorme, in cui perdersi era garantito e al tempo stesso allucinante. trovare il bandolo della matassa ci ha tenuto impegnati per una ventina di minuti e altrettanti per uscire, dato che abbiamo voluto riprovare il brivido. in realtà devo ammettere che è stato quasi un piece of cake, un gioco da ragazzi; due anni fa all’interno del labirinto di schonbrunn dopo 45 minuti che giravamo a vuoto avevo francamente iniziato a pensare che ci avrebbero ritrovato fossili tra un paio di milioni d’anni.

bellissimo e profumatissimo naturalmente è anche il roseto.

come i più acuti di voi avranno intuito le rose ormai stanno diventando una specie di monomania per l’architettessa, vi ho ammorbato e vi ammorberò con milioni di foto di rose e fiori in generale, più adatti a un blog di botanica comparata che non di architettura.

l’altra cosa carina (e cara) di hampton court è il festival della musica, dell’opera e del ballo, che si tiene d’estate, io avevo capito a luglio ma vi ci siamo imbattuti sabato. fondato nel 1993 il festival propone artisti di fama internazionale, tipo josè carreras, van morrison…sul palco all’aperto della corte tudor; l’intervallo è particolarmente lungo per permettere agli spettatori di fare il picnic nei 20 ettari di giardino.

questo accadeva sabato. domenica ho trascinato la dolce metà, che in realtà non ha opposto resistenza, a regent’s park nell’inner circle a vedere, e ridaje, le rose

(alzi la mano chi ne dubitava). pic nic pianificato da giorni, per cui l’architettessa si è alzata (attenzione, non svegliata), da brava massaia, alle sette per mettere a lievitare il pane alla zucca e la focaccia. ma ne è valsa la pena! mentre mezza italia era sommersa dall’acqua, ci siamo goduti 26 gradi di sole e la conseguente tintarella inglese…la sezione fiorentina del servizio meteorologico nazionale (i miei) hanno svelato l’arcano: l’anticiclone delle azzorre quest’anno ha piegato verso il nord europa, lasciando il sud a guazzo. non dico che quassù si schianti di caldo, si oscilla tra i 18 e i 26 gradi, ma diciamo che almeno per il momento mi sto godendo una quasi estate insolitamente calda e asciutta.

ed ecco l’architettessa pronta per il pic nic con la borsina blu delle susine…

bene cari, per ora è davvero tutto. saluti e baci e a presto. sciao!!!!

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