la vita qui a praia procede ed anche il lavoro, con tutti gli imprevisti che quotidianamente ci sono, continua.
Un altro aspetto di questa esperienza è quella di un gioco che per scherzo ci siamo inventati.
Prendete un gruppo di ragazzi di tutte le parti del mondo (un italiano, una colombiana, un messicano e 2 argentini) fateli frequentare per un po’, e poi mandateli in un’isola in mezzo all’atlantico a lavorare insieme. Ogni tanto inserite nella casa elementi di “disturbo”. Sono già passati un economista Veneto, uno statistico romano, e tra un po arriveranno altri 3 personaggi legati sentimentalmente ai concorrenti.
Sembra la trama di un nuovo REALITY SHOW, che non a caso noi ragazzi abbiamo chiamato “IUAV reality show” in onore della università (lo IUAV di Venezia) che ci ha mandati quaggiù. Il direttore del nostro Master è il “grande fratello” e ogni giorno ci sono le piccole prove da superare. Che consistono negli ostacoli del lavoro e nella convivenza all’interno della casa.
Sembrerà una cosa molto banale eppure, pur non essendo un grande appassionato di reality, intravedo nelle nostre vicende quotidiane le difficoltà a volte palesate nel piccolo schermo. Le tensioni, la competitività, le incomprensioni da una parte, e dall’altra i momenti di scoperta dell’altro (siamo tutti di nazionalità differenti), la babele linguistica, le piccole confidenze della vita personale e tutti quei momenti che ci vedono protagonisti ogni qualvolta ci rendiamo conto di essere a migliaia di Km dai nostri affetti e dai nostri ambienti quotidiani.
Sembra un gioco ma non lo è. 5 architetti chiamati ad una missione che sappiamo difficile e complessa, che stanno giocando ad essere “esperti internazionali in pianificazione urbana e territoriale nei paesi in via di sviluppo”
e come tutta risposta ai continui scambi di email il nostro grande fratello ci ha detto “…dura la vita dell’esperto internazionale….” mentre noi ci eravamo un po’ lamentati delle condizioni a volte estreme di un isola-prigione dove i portoghesi mandavano i dissidenti. E come un gioco la prove quotidiane diventano il nostro miraggio per la conquista dell’ambita vittoria: il ritorno in patria!
Risuona l’eco di una domanda provocatoria che risuonava nel dipartimento di Venezia un paio di mesi fa: ”ma perché questa gente si ostina ad abitare in isole a volte così i ospitali, cosa li trattiene? MORABEZA fu la risposta in coro! Eppure oggi tra le tante cose viste di questa terra sembra che sia proprio questo il sentimento che maggiormente ci ha contagiato
Duro andare la mattina nelle famiglie del nostro quartiere a fare le interviste, a raccogliere bisogni e problemi, raccogliere le emozioni dei volti intensi, guardare, nell’impotenza, scene che si vorrebbe non esistessero, dopo tutto questo, ritornare a casa e scontrarsi con la vita di noi 5 che sembriamo guardare il mondo dall’altro lato dell’obiettivo di una vecchia macchina da presa cinematografica che sembra voler raccontare chissà cosa al mondo, poi nel giro di un breve attimo rendersi conto di avere nella mano, già pronto, un biglietto che il 15 settembre ci permetterà il ritorno in patria!
4 risposte a C’era una volta…