perchè HK

Ciao Domenico e grazie anche a te. Ormai provo un certo gusto nell’ammazzare i lupi, ogni volta lo faccio con un certo sadismo…

Oggi si torna a lavorare: oggi si fa il “tagliando”a CV e portfolio. Sì perchè qui è tutto così veloce che due-tre mesi sono un tempo sufficiente da trascorrere in uno studio per farti la tua piccola esperienza, portare le tue conoscenze e le tue suggestioni (he parlando terra-terra vuol dire far guadagnare loro più di quello che hanno speso investendo nella tua persona) e soprattutto per portarti via tutto quello che puoi in termini di esperienza.

Considerato come sono arrivato qui, le occasioni non dovrebbero mancare (sgrat)

Eh già, come sono arrivato qui…

Le vicende personali che mi hanno portato lontano dall’Italia sono troppo intime per essere raccontate in un blog, anche se anonimo. Almeno per ora…

Tutto però nasce da una serie di considerazioni sul famoso “pericolo cinese” che cita anche Ale nel suo Blog. Delle volte ripetiamo pari-pari della frasi coniate da qualche giornalista ispirato senza capirne esattamente il significato.

La Cina sarebbe un pericolo? E perchè? Il fatto che qui ci sia uno sviluppo impressionante, che ci sia lavoro per tutti dovrebbe far paura a qualcuno?

Probabilmente in una logica di equilibri economici mondiali questo può essere vero, ma queste questioni lasciamole pure agli equilibristi economici mondiali, che tra l’altro mi risulta siano pagati anche cene per pensare al futuro della nostra economia.

Io sono un architetto, il mio problema è arrivare alla fine del mese ADESSO, non in tempi da pianificazione economica sovietica. Per cui, un Paese dove non si fa altro che costruire, per me rappresenta un’opportunità, non certo un pericolo.

Non essendo proprio un neo-laureato (anche se la laurea me la sono presa con molta calma), avevo già una vita professionale abbastanza definita: dopo avere fatto la gavetta, un master e altra gavetta a Firenze (uno stage non pagato non te lo negano mai, nemmeno quando hai trent’anni) mi sono trasferito nella mia isoletta.

L’atmosfera era quella da Truman Show: gente sorridente al bar, in piazza. Tante pacchie sulle spalle, tutti amici…

Ho anche aperto uno studio lì. Bello, in centro, vista mare…

Tanto per mettere la ciliegina sulla torta, mi avevano chiamato anche in Commissione edilizia.

Insomma, una realtà tranquilla, ressicurante, tranquilla, t…

…terrificante.

Ognuno di noi credo conosca la realtà della nostra provincia: la qualità non viene apprezzata, o peggio viene misurata in metri quadri o in “cubatura” (oddio ogni volta che pronuncio questa parola mi viene un herpes alle labbra).

Poi vogliamo parlare della politica locale?

No, meglio di no, almeno sino a quando non potrò permettermi qualche buon avvocato.

Però posso parlare di isolamento, che non è un fatto geografico.

Il fatto di essere circondati dal mare non c’entra nulla.

L’isolamento è quello che provi quando ti “metti in proprio”: ti prendi una bella stanzetta in affitto, ti fai qualche debito per l’arredamento, ti siedi dietro la tua scrivania e…

…da quel momento sei isolato.

Gli stimoli dei tempi dell’Università, le discussioni appassionate sull’Architettura (quella vera), la voglia di imparare, tutta acqua passata.

Tutto si trasforma in discorsi tipo “Sì guardi, una camera da letto dove ora c’è la cisterna non si può proprio fare” (…) “Sì ho capito che magari il Comune può anche non accorgersene, ma mi creda proprio non è il caso…”

oppure:

“Ah bene, lei vorrebbe farsi una casa. Bene, parliamone…

Come dice? No no, i miei progetti non posso giudicarli io in Commissione. Capisce, è una questione di correttezza…

Ah ok, non ha tanta fretta. Va bene ci vedremo quando lo riterrà opportuno.”

E’ normale che dopo tanti discorsi su “quanti appartamenti riesco a farci”, dopo avere visto amministratori che fanno i pianificatori “poi tu fai l’esecutivo”, dopo l’ennesima casetta di marzapane vista in Commissione una domanda venga spontanea:

Ma io devo passare tutta la vita così?

La risposta già la conoscevo da tempo.

Io credo sia lecito coltivare i propri sogni, e credo ci sia ancora spazio per farlo.

Chi ha studiato come me in un’Università pubblica come quella di Firenze, sa che gli anni persi inseguendo professori, chiedendogli “se per favore ti fanno fare l’esame”, che “per pietà la tesi dovrei finirla entro un anno, perchè già le matricole mi dano del lei e capisce, diventa imbarazzante…” sono guadagnati in determinazione e istinto di sopravvivenza.

Non ho avuto nemmeno il tempo di pensare ai lavori in sospeso, allo studio, all’appartamento che già avevo un biglietto in mano.

Londra-Hong Kong

Air New Zealand.

Figo…troppo sole

Sta di fatto che ora ho un progetto a media scadenza. Una cosa importante, che tanto sognare è ancora gratis.

Con i soldi che guadagno qui riesco ad alimentarlo e a far sì che un giorno non lontano diventi realtà.

Magari ci riesco.

Magari…

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