la valigia del finesettimana di Madrid, il famoso week and in cui io e O. abbiamo rotto, è ancora chiusa, come se l’avessi persa…buttata via, dimenticata, una valigia speciale, con dentro sogni colorati, disegni a 4 mani di bambini, case animate, musica, coppe di vino, viaggi in Egitto, profumo d’incenso, sorrisi e speranze….passo e ripasso nello studio e penso sempre, ogni volta che la vedo, che posso prescindere del suo contenuto………..ma come si fa?? come si fa?
ogni ricordo, si, ogni pezzetto di memoria, fa male e…..fa male di notte, di giorno è come se fossi idratata, rigenerata, rinfrescata…..il dolore sembra nascosto e nemmeno so io dove….lo cerco quasi, addirittura mi sento in colpa per non averlo, rido e mi stupisco di farlo, come se il mio destino fosse un altro…
e adesso vado a letto, in quella stanza dal sapore orientale, con le stoffe dorate e i cuscini triangolari damascati e vellutati, decorata insieme a lui, e vorrei avere una bacchetta magica e usarla come sia…affinchè tutto sia diverso.
diverso da cosa? da adesso, da questi miei stati d’animo, uguale a qualsiasi altra cosa, a qualsiasi altra sensazione forte, cercare di ricordare cosa mi provocava il sudiciume delle strade di Chinatown, il mal’ odore della mesquita Blu a Istambul, l’afa dell’isola di Jerba ad agosto o il gelo di Vitoria a Gennaio, vorrei delle sensazioni che non fossero quelle che ho adesso.
La sensazione di non sapere ciò che voglio, o forse la consapevolezza che ciò che volgio non arriverà????
Che Dio me ne liberi, è l’unica che non so domare……..
La Strega/bruja
Nel corso dei secoli, la società patriarcale ha cercato di reprimere e costringere l’essere donna nell’immagine angelicata della madre (identificata iconograficamente nella figura della Vergine, nei Paesi di cultura cristiana), o in quella ad essa apparentemente opposta: la strega. Immagini che, nel tempo, si sono cristallizzate in due rigidi stereotipi, di cui positivo il primo e negativo il secondo.
Una divisione così netta dell’identità femminile ha causato la perdita culturale del potere che in essa risiede in quanto tale, in modo autentico e cosciente.
Per ovvi motivi, la “donna – strega”, il lato femminile oscuro e da temere, è l’aspetto preso meno in considerazione e sul quale invece vale la pena soffermarsi, poiché racchiude in sé la natura ed il potere originario della donna.
Strega, dal greco Strix, letteralmente significa animale notturno. Il verbo stregare ha il doppio significato di: praticare malefici, incantesimi, sortilegi, ma anche affascinare, soggiogare, sedurre.
Già in queste definizioni troviamo elementi interessanti su cui riflettere.
L’identificazione della Strega con gli animali notturni esprime l’affinità tra la donna e l’energia lunare, anziché all’energia solare, tradizionalmente maschile. Per quanto riguarda il praticare incantesimi e malefici, alla strega veniva attribuito un potere definito soprannaturale, in quanto non saputo gestire dalla società dell’epoca; e questo era sufficiente per mandare al rogo quelle donne che avevano un “potere” di guarigione, o un intuito, superiore a quello degli uomini.
L’aspetto legato alla seduzione (dal latino “Sedùcere”: condurre in disparte), ci fa pensare al potere della donna di affascinare e trasportare a sé un uomo. Anche questa pratica, come la precedente, fu mal tollerata dalla società dell’epoca, e forse anche da quella attuale.
Due autori, Ann e Barry Ulanov, definiscono la donna come “la donna-strega che scoppia di energia”, alla ricerca spasmodica del significato della vita. L’impulso irresistibile della strega è essere se stessa, indipendentemente dagli altri, con fini propri da raggiungere, risorse proprie a cui attingere e pozzi profondi dai quali trarre materiale, portandolo alla superficie.
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