cose che mi inquietano:
- il rumore delle ruote delle valigie
- le chiavi nella serratura di casa, quando sono a letto ed entra qualcunoç
- la sveglia la mattina
- troppa cipolla nell’insalata
- telefonate senza numero al cellulare
- l’architettura di Boulleè
- i film di Almodovar
- gli schizzi di calatrava con le teste dei tori
- i coockies
- un bancomat smagnetizzato
- il mio capo quando schiaccia le nocche delle dita
- gli operai che non mettono il casco, anche quando glielo dici 3 volte
- il pane nel tostapane che si brucia
- il latte che fuoriesce dalla tazza quando lo dimentico troppi muniti nel microonde.
- la pioggia quando ho appena steso il bucato
- i calzini senza compagno
- i compleanni (i miei)
- il 90% delle telefonate con i miei
- il tragitto della barca fino al posto dell’immersione
- le pinne strette sott’acqua
- un cd che salta nello stereo
- gli orari fissi da rispettare negli uffici
- i complimenti
- la carne di maiale
- un tramonto rosso con le nubi
- l’attesa per la venuta di una persona cara.
- la vigilia di un viaggio.
- l’odore di cipolla e aglio
- una telefonata che vorresti che arrivasse
- i bambini che piangono
- i colleghi falsi
- fare questa lista.
siamo giunti al termine del mese più bello dell’anno. ieri alle 7.00 è arrivata la gru, a ramblas, ovviamente una arteria così trafficata, si può bloccare solo una domenica mattina dalle 7 alle 10. la gru doveva sollevare magicamente le tonnellate di macchinaria della climatizzazione. Un autentico senso di vuoto, mi è sopraggiunto, al guardare la Rambla senza persone, silenziosa, pulita. L’operazione sollevamento, è riuscita senza intoppi.
al ritorno, dall’auto del tecnico dell’aria condizionata, osservavo una Barcellona grigia, il vetro coperto di goccioline minuscole, deserta, invernale ed estiva allo stesso tempo. Spoglia come un’amante, che durante la notte, ha donato se stessa.
e ogni volta che la guardo, passando tra questi magnifici palazzi modernisti, ogni volta, mi entra uno stato d’animo angoscioso. Il fatto di andarmene in giro per il mondo, invece di restare a fare quello che la società impone a me e a tutti gli altri, di restare in una città accattivante e rinnovabile, ogni giorno, mi provoca stati di ansia, sensi di colpa.
non è facile partire, non è facile neanche pregustare l’attesa. come tutte le cose c’è un margine, arginabile, di complicatezza.
comunque oggi si lavoro e si lavora piu che bene, essendoci la metà della gente sia in ufficio che in giro sui cantieri.
alzo gli occhi dal monitor, e guardo il mare, perlato, dolce.
ascolto mi fido di te: jovanotti
la vertigine non è paura di cadere, ma voglia di volare.
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