Corre!dijo la tortuga
julieta venegas y joaquin sabina
Le domeniche mi fanno male. Da sempre. Almeno da quando vivo sola. Le domeniche sono una pugnalata. Niente cartoccio di dolci, niente messa, niente vestito bello, niente scarpe nuove, niente profumo del ragù, niente domenica in, nessuna mamma che ti accarezza e nessun papà che sbraita, niente nipoti, niente cugini e zii, niente rumore delle ruote delle auto del gran premio in tv. Niente. Il prezzo della mia libertà e della mia vita intensa a Barcellona, lo pago la domenica. La peggior fattura che ti possano passare, quando ti rendi conto che la solitudine ha veramente tanti zeri.Troppi per essere sopportati con maturità.
La punta delle mie tristezze acute è raggiunta nelle fottutissime domeniche. Alzarsi con tutta la calma, perché tanto nessuno ti aspetta, nessuno ti cercherà. I piatti della sera prima da lavare, la scatola dei cereali ancora sul tavolo del salotto alle 4 del pomeriggio, un pezzo di pane e uno di formaggio. La musica, la malinconia e la musica ancora. Un telefono che, per carità, non squilla mai.
A volte vorrei che tutte le droghe di questo mondo mi piombassero in casa, per immedesimarmi un pò di più in quei mille soli deboli, che per sfuggire alle sofferenze, si drogano. Le droghe che bella invenzione mi verrebbe da dire. Eppure in questo caso, la mia coscienza, la mia educazione, brillano. Peccato.
Mi sa che in questi giorni sto passando, senza accorgemene, con molta apatia ad una seconda fase della preparazione di questo world architecTour, dove non m’importa più niente. Dove i visti, le vaccinazioni, i documenti, il bagaglio, i programmi da portarmi dietro, l’apertura del sito web, tutto non ha più importanza, si farà. Lo so che ci riesco, lo so che ce la farò. Quindi non mi importa più. Adesso penso a quello che lascerò e come lo lascerò. Bollette da pagare, affitto, assicurazioni, la sveglia la mattina, l’aspirapolvere da passare, lavatrici da fare, traffico, metropolitana, il cellulare, l’odore di cipolla che viene dalla casa dei vicini, il volume dello stereo basso dopo le 23, gli amori belli e dannati che mal vivono di pensione nel mio cuore, il compagno zyprexa, il libretto della banca, la distinta delle telefonate, skype, msn e hotmail, una ridicola società con cui confrontarsi, ma sì, mi sa che rovescio tutto in grandi scatoloni e metto tutto in strada ben parcheggiato con un grattino speciale che vale otto mesi.
4 risposte a Le domeniche mi fanno