27 luglio 2000-2010
10 anni Barcellonesi
“ Allora andiamo a casa tua, prendi tu la valigia verde e io mi carico lo zaino”.
Ah. Non dobbiamo vederla prima, prendo la stanza a botta sicura?”
“Beh si”
Con questa frase, Laura mi aveva appena buttato in faccia la prima secchiata d’ acqua fresca barcellonese. Il taxi mi aveva appena lasciato a plaza del Pedrò, in pieno Raval. Era il 27 Luglio 2000.
La Rambla del Raval era un ammasso di pietre racchiuse da lamiere forzate e sfondate qua e là, ma con i lavori attivi…
A parte gli scarafaggi nel mobile sotto il lavello della cucina, nella casa non c’ era nessuno. Gli altri compagni di casa erano in vacanza. Giusto il tempo di pagare 45.000 pesetas per il mese di agosto a Marta e lei sgusciò via. Nella rampa delle scale si sentiva uno strano eppure fortisismo odore di cipolla sin dalla mattina. Odore al quale poi in futuro avrei fatto il naso. E sentivo spesso il ticchettio della forchetta contro il piatto, ma l’ universo tortilla per me era ancora sconosciuto e non collegavo il tutto.
Anche Laura partì e rimasi completamente sola in una città che non conoscevo.
Il giorno seguente arrivò, Blanca. Al citofono mi disse che doveva stampare delle cose con la stampante di Marta. Le aprii.
Nel nostro comunicare strampalato riuscimmo a capirci alla perfezione. Mi chiese cosa mi sarebbe piaciuto vedere in città e le dissi senza esitare “ La Sagrada Famiglia”. Scendemmo giù per le Ramblas, prendemmo la linea verde del metrò e poi facemmo un cambio con la linea blu. Blanca faceva la fioraia ed era innamorata di un ragazzo di colore, che aveva conosciuto per strada…
L’ impatto con il Tempio di Gaudì, fu enorme. Pelle d`oca.
E da allora sono passati 10 lunghi anni.
Anni in cui ho amato e odiato i catalani mille volte fino ad arrivare a capirli un po’ di più mentre valicano l’ assoluta serietà mai disgiunta da una misurata nonchalance.
I primi anni furono quelli in cui abbondarono le feste piene di colorate sangrie artigianali, nonchè tossiche e canne fatte con dell’ erba scadente o con fumo mischiato allo sterco dei cammelli e proveniente dal Marocco, seduti a mangiare dei falafel sui divani, lasciati negli appartamenti da chissà chi.
Ascoltavamo Manu Chao, i Manà e Estopa, al lume di lampade mezze coperte dai foulard indiani paiettati.
Erano feste in cui si vedono tizi allampanati, pallidi, alcuni con gli occhi sempre all’ erta in modo un po’ inquietante. Nell’ istante in cui i nostri sguardi si incrociavano, cominciavamo tutti a parlare senza battere ciglio, senza prendere fiato. Il più delle volte veniva la polizia perchè i vicini si lamentavano..
Del primo periodo a Barna, ricordo con immutabile affetto Elena e Luigi.
Elena, mi chiamava alle 2.00 di notte chiedendomi se dormivo e se avevo del Martini.
“ok lo porto io, devo parlarti” Che notte quella! Ad asciugare le sue lacrime e ridendo e ironizzando sulle nostre sconfitte amorose. Noi due, pianeti luccicanti al di sotto di una piccola luna fredda, a cercare di capire cose che non hanno risposta.
25 e 26 anni. Io ero capace di non stirare a casa mia e poi andavo da Luigi e stiravo le sue camicie. Che trio Luigi, Elena ed Io.
Cazzarola.
Poi loro sono tornati in Italia, io sono rimasta. Finito il corso alla UAB e i lavoretti come hostess, cominciai a lavorare negli studi di architettura, imparando, assorbendo come una spugna e ingoiando tutto quello che non va. Le feste cambiavano, erano cene a base di vini dai 5 euro in su e dagli antipasti tutti uguali ma il più delle volte apparecchiati con fantasia. Incontri in cui il numero delle diverse nazionalità era un continuo crescendo. Gli anni centrali della mia decade Barcellonese mi videro inquadrata a fare spesse volte il Vitel Tonnè. A pensarci bene è da una vita che non lo faccio, ho sempre pensato che fosse una ricetta per un piatto prelibato e raffinato.
La presa di coscienza verso una città carnevalesca dal punto di vista sessuosentimentale, non tardò ad arrivare e la mia concezione nei confronti di Barcellona cambò radicalmente da liberale ed emancipata a altamente superficiale. Cosa che ancora penso.
Attraversai anche il periodo magnetico-repellente che aumentò la confusione.
Poi le storie degli ultimi tre anni si sanno già, viaggi, esperienze, persone, incontri ecc.
Traslochi, scatoloni, 45º gradi a Dubai, – 10º ad Amburgo, la stesura del libro, capatine sporadiche a Barcellona de ves en cuando.
Il prossimo racconto, presot on line! 😉