Allora
ultimamente i dibattiti su Londra e sull’esperienza di vita e lavoro qua si sono fatti abbastanza intensi. Londra continua ad essere meta di tantissimi giovani in cerca di lavoro e di nuovi stimoli professionali, che qui ci sono assolutamente, ma vanno di pari passo a condizioni di vita piuttosto difficili da affrontare, soprattutto alla lunga. E così, passato l’entusiasmo del primo periodo e l’ebbrezza del cambiamento, si cominciano a vedere aspetti della vita molto diversi da quelli a cui eravamo abituati, in alcuni casi in positivo, ma anche molti aspetti a cui non tutti riusciamo a reagire positivamente.
E dai vostri messaggi emergono difficoltà, inquietudini, rabbie, ma anche soddisfazione, curiosità, entusiasmo. Abbiamo deciso di provare ad approfondire tutto questo, andando oltre l’immagine della Londra che viviamo noi e cercando di trasmettere diverse sfumature della vita in questa città, attraverso gli occhi di altri giovani professionisti che come noi hanno scelto di cambiare aria.
Abbiamo chiesto ai ragazzi che vivono qua e che seguono il blog di raccontarci le loro esperienze, di farci capire chi sono e da dove vengono, perchè sono arrivati qua e come stanno vivendo questa loro esperienza londinese…com’è questa Londra per loro.
Ci riproponiamo di pubblicare uno alla volta queste testimonianze, magari potrebbe servire per tutti coloro che verranno a carpire più sfumature della vita a Londra, ma anche a noi, per avere idea di come una simile esperienza può essere vissuta da caratteri diversi in maniera diametralmente opposta, magari per arrivare ad un quadro un pò più defiito su cosa ci piace e non ci piace di questa Londra.
La prima testimonianza è quella di Diego, un architetto pugliese arrivato l’estate scorsa…Buona lettura!
Hello this is Diego,
provo un po a raccontare i motivi che mi hanno spinto a Londra e quella che piu o meno e’ la mia vita qui.
ESPERIENZA ITALIANA
Ho conseguito la laurea in Architettura, nel Politecnico di Bari, agli inizi del 2004.
Ero consapevole che la laurea non è un punto di arrivo ma uno di partenza, e come molti credo, appena laureati ho cominciato a chiedermi cosa fosse piu’ adatto fare.
Volevo continuare a stare nell’Università come ricercatore perchè amo la progettazione e sapevo che il mercato dell’edilizia, i regolamenti, i costruttori ti impongono tante restrizioni che di architettura c’è ben poco.
Non ci ho messo molto a realizzare che entrare nel ….club dei ricercatori universitari è qualcosa che va al di la delle tue capacità, nel senso che esiste un baronato talmente diffuso che i titolari di cattedra decidono chi far entrare e chi no, sono dei circoli talmente chiusi che non vale neanche la pena provare.
Ho provato a fare subito l’esame di stato ed è stata un’esperienza davvero negativa….8 ore davanti a un tavolo,comune non da disegno, quasi sempre in piedi , per disegnare a riga e squadra…
Esame terminato alle 18 e risultati gia disponibili la mattina, oltre 200 compiti, corretti quando la notte ? Anche dedicare 5 minuti a candidato sono, vediamo….5 x 200 = 1200 minuti, diviso 60, sono 20 ore mi pare dedicati alla correzione, ma considerando come ho detto che i risultati erano gia disponibili la mattina, hanno impiegato meno di 5 minuti, lascio a voi altre considerazioni.
Percentuale dei promossi pari al 20%.
Ho deciso di fare la sessione successiva ad Aversa, non più a Bari.
La scelta di Aversa, seconda università di Napoli, nasce dal fatto che il tema è quello della casa , sempre, quindi uno si prepara sul tema specifico , con tutte le varianti del caso.
Scelta azzeccata, nonostante fossimo 800 persone in un palazzetto dello sport, quello di Caserta, supero l’esame, tema : la casa in linea.
A parte le pause, intercorse per la preparazione all’esame, ho sempre lavorato tra corsi di Archicad, tenuti come tutor e collaborazioni varie all’interno di studi di ingegneria e di architettura.
Le entrate venivano soprattutto dalle lezioni private perchè le esperienze degli studi mi lacia perplesso tutt’oggi. Lavorare 8 ore al giorno e sentirsi dire tu sei ragazzo, (a 30 anni) hai bisogno di fare esperienza e poi di cosa ti lamenti sei a casa (significa vivi con i tuoi genitori che si prendono cura di te, quindi perchè cerchi soldi….).
Mi sembrava che dicessero : “noi ti diamo un lavoro ma per i soldi trovati un altro”.
Sono rimasto 3 anni a Brindisi, la mia città, pensando di costruire le basi per qualcosa di importante, ho accettato di ricevere 500 euro al mese, perchè consapevole di dovere apprendere il mestiere dell’architetto, fatto per lo piu di carte, relazioni, burocrazia.
Quando ho visto che il fisso promesso, era diventato variabile e quando ho realizzato che rimanere negli studi di progettazione, equivale a fare esperienza per non si sa per cosa e non si sa per quanto tempo, ho cominciato a pensare di lavorare in proprio, visto che la migliore esperienza la fai prendendo le tue responsabilità..
Anche qui tante delusioni, gente che ti chiede consulenze per piccole ristrutturazioni o idee, naturalmente gratis.
Per non rinnegare la mia vocazione progettuale ho preso in considerazione qualche concorso di progettazione e spesso il curriculum ha un peso determinante nel punteggio.
Allora mi chiedo se uno è appena laureato o da pochi anni, ma anche da molti, se non ha mai
Lavorato su un opera pubblica come fa ad avere punteggio, alla fine lavorano sempre gli stessi .
E poi ancora ,secondo la legge Merloni sui lavori pubblici, gli incarichi per opere al di sotto dei 100.000 euro devono essere fatti preferibilmente dagli uffici comunali, questo significa sottrarre lavoro ai professionisti , affidare lavori pubblici importanti ai geometri con tutte le conseguenze che questo comporta e sulla qualità progettuale e sulla qualità complessiva, perchè se un lavoratore dipendente del comune percepisce uno stipendio mesile ed in piu li viene data l’opportunità di prendere la percentuale su un lavoro pubblico succede che il lavoro ordinario viene trascurato, vedi tempi inaccetabili per avere una DIA.
Beh credo che come ragioni siano state sufficienti a rinunciare al mio mare, al mio sole, al mio cibo.
L’impossibilità di programmare il tuo futuro genera solo incertezze che si ripercuotono poi anche nella vita privata.
Già da studente volevo fare una esperienza all’estero perchè sapevo che sono esperienze che ti aiutano a crescere, poi sentendo le testimonianze di quelli che hanno studiato o che ci lavorano mi sono convinto sempre più che dovevo tentare di costruire il mio futuro fuori dal mio Paese, cosi dopo tanti tentennamenti ,indecisioni , tentativi di scoraggiamento da parte dei miei ex datori….di lavoro, ho deciso VADO A LONDRA!
LONDRA IL PRIMO MESE
Sono arrivato a Londra il 6 Luglio ,biglietto di sola andata, ho lasciato 37 gradi per trovarne 15, che botta !
Sentivo freddo davvero.
Ho realizzato che anche se estate dovevo uscire col giubottino, ma ho superato presto questi piccoli disagi.
Tutto era nuovo per me e provavo un sentimento misto di incertezza ed eccitazione.
Il primo mese ho vissuto a Camden Town, quartiere dark-punk di Londra, sono stato ospite di una amica di amici, e la casa era l’unica cosa certa che avevo.
Mi sono messo subio a cercare lavoro, leggevo annunci sulle riviste, mandavo CV tramite internet alle agenzie, ed ogni giorno mi preparavo un itinerario per contattare studi di archite
ttura facendo un porta a porta, mi sorprendevo quanti ce ne sono nella sola Camden.
Quello che ricordo è che appena contattavo un’agenzia mi chiamavano immediatamente per fissare qualche appuntamento nei loro uffici o semplicemente per farmi qualche domanda telefonicamente.
Che stress per me parlare a telefono, mi irigidivo tantissimo perchè sapevo di non capire tutto e quindi ero attentissimo, e sempre a dire REPEAT PLEASE.
Dopo soli due giorni di permanenza un’agenzia mi fissa un appuntamento con uno studio che usa Archicad, cosa rara in UK, ma avevo ottime credenziali in quanto tutor di archicad e autore di manuali multimediali sul software in questione.
Beh vi dico ero davvero nervoso e rigido, avevo lo sguardo quasi spaventato, e ho trasmesso queste mie incertezze a chi mi ha intervistato. Mi guardava quasi a dire ma che gli ho fatto.
E’ inutile che vi dica come sia andata.
Col passare dei giorni e delle settimane avevo capito che le domande che ti fanno sono generalmente le stesse, quindi riuscivo a districarmi meglio nelle interviste telefoniche, allo stesso tempo vedevo però che le settimane passavano e che poco cambiava e soprattutto i miei risparmi diminuivano sempre di più.
Non ho vissuto Londra da turista, correvo su e giu durante il giorno e la sera mi connettevo su internet per cercare nuove inserzioni.
Mangiavo poco per farmi bastare i soldi, un solo pasto, pranzo o cena.
Dopo un mese esatto il mio entusiasmo era ai minimi termini, mi sono detto qualche settimana ancora e poi me ne torno se non trovo nulla.
Poi pensavo a tutti quelli che mi avevano detto non andare, e pensavo soprattutto a quello che mi aspettava a tornare: il NIENTE.
Si ok nella vita è meglio vivere di rimorsi piuttosto che rimpianti, ma giratela come volete, aveva il sapore della sconfitta.
Avevo deciso di cercare lavoro come cameriere o barman cosi avevo piu possibilità di restare a Londra e cercare quello che volevo, ma davvero non trovavo nulla.
Il livello di negatività più alto l’ho raggiunto quando la proprietaria mi ha detto che causa ristrutturazione dovevo cercarmi casa.
Troppo stress per uno che viene da una piccola città del Sud, dove tutto è lento.
Dopo poco piu di un mese arriva la svolta. Una delle agenzie che avevo contattato mi chiama per fissare un appuntamento con uno studio, si l’ennesimo penso io.
Esattamente il giorno 13 agosto mi reco presso lo studio CLITTFORD TEE and GALE per una intervista.
Sono molto piu rilassato rispetto al mio primo colloquio e riesco a essere addirittura simpatico,
sfodero il mio Portfolio, curato soprattutto dalla lettura di MIND THE GAP e dei suoi sempre piu numerosi lettori, e comincio a parlare spiegando sinteticamente ogni singolo lavoro.
Alla fine mi sento dire la parola magica “WE OFFER YOU A JOB”
Wow penso io finalmente.
Così dopo un mese ho trovato lavoro e leggendo le testimonianze del sito mi posso ritenere fortunato anche se prima di arrivare a Londra credevo di trovare lavoro immediatamente.
QUALCHE TEMPO DOPO
Nonostante le difficoltà dovute al mio inglese ed ad un ambiente totalmente nuovo ho trovato persone che mi hanno incoraggiato sin dal primo giorno, dai miei colleghi ai partnr associates,
questo clima mi ha aiutato ad inserirmi in un contesto nuovo per me.
Siamo un gruppo di circa 30 giovani architetti, escluso i partner associates che sono 8.
Siamo divisi in gruppi di lavoro a seconda della grandezza e difficoltà che presenta il progetto.
Io e il mio gruppo attualmente lavoriamo su una stazione della polizia di Manchester di prossima realizzazione.
Nello studio si usa Autocad, che palle, ed io mi occupo attualmente di disegnare sezioni significative dell’edificio per cercare di individuare le problematiche, tipo cosa succede negli attacchi copertura solaio, e in piu impaginazioni, plottaggi…
Insomma a parte il software diverso , niente di piu di quello che facevo in Italia, con la differenza che mi pagano sufficientemente bene per pagarmi affitto, da mangiare e uscite varie.
A distanza di 3 mesi il mio inglese è migliorato nella comprensione, anche se a volte ci sono dei momenti di difficoltà e qualche volta non hanno la pazienza di starmi dietro, soprattutto quando ci sono delle consegne da fare e quindi questo provoca qualche patema a volte.
Sono in Inghilterra e mi pagano per imparare, questa è la cosa figa per me !
Non faccio l’architetto, nel senso che non sono chiamato a progettare, ma per adesso va bene.
I miei obiettivi sono imparare l’inglese per capire tutto quello che dicono, acquisire le conoscenze per gestire i progetti ed infine, anche se ci vorranno anni, prendere dei lavori miei.
So di essere solo all’inizio, la sfida continua..
Quello che mi piace di Londra è che la popolazione è per lo più straniera e quindi non ti senti straniero, perchè lo sono tutti.
Quello che noto, per quella che è la mia esperienza, è che è difficile conoscere veramente un inglese, sarà perchè si scocciano presto se non parli bene la loro lingua e non hanno la pazienza di starti dietro, e poi l’abitudine di andare sempre ai pubs per bere soltanto, proprio non mi piace.
Per adesso i finesettimana li passo a casa , dico sempre devo vedere questo quest’altro e poi non lo faccio.
Ma ho deciso il prossimo anno voglio acquisire una cosa che mi piace degli inglesi, quando hanno la possibilità partono per qualche breve o lungo viaggio, e signori con 4 aereoporti c’è solo da scegliere dove e quando.
Cheers Mates
Diego
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