Settimana intensa tra misurazioni nel Jubilee Campus e bagordi vari.
Evito di commentarvi i risultati delle mie analisi perché non vorrei correre il rischio di essere derisa (o querelata) dalla Ove Arup & Partners che ha monitorato l’edificio per un po’ dopo la costruzione per verificarne i risultati. Unico appunto la solita, imperante e onnipresente in Inghilterra, moquette anche se soltanto nel blocco scala, meccanicamente ventilato, di tutti gli edifici. Mi chiedo perchè? proprio lì, nel camino di ventilazione. Non capisco.
Cattura la polvere e non restituisce la sensazione di freschezza potrebbe essere lo slogan di una campagna di sensibilizzazione pro abolizione dell’uso di questo irritante materiale negli edifici. Nelle case è dovunque e disponibile in tutte le tinte (primo premio pari merito con la carta da parati).
Il progetto nel complesso non è male. Sorge su una area di una dismessa fabbrica di prodotti chimici quasi come se questi sostenibili edifici dovessero espiare colpe passate. L’energia richiesta per il sistema di ventilazione, ad eccezione del Learning Resource Centre natural-ventilato, viene fornita da cellule fotovoltaiche che sono integrate sulla superficie vetrata del tetto rendendo le emissioni di CO2 del sistema vicine a zero; un BEMS (Building Energy Management System) controlla le prestazioni energetiche del sistema mentre vaporizzatori e scambiatori di calore migliorano le prestazioni del sistema in estate. Materiali riciclati, uso del legno come rivestimento, limitato l’uso di derivati del petrolio, attenzione alla qualità del progetto nella sua relazione con il paesaggio con la progettazione di un lago e di un ambiente idoneo per la vita di flora, fauna e di fortunati studenti.
Domenica gita di piacere nella capitale, toccata e fuga …. giusto il tempo di idolatrare per l’ennesima volta i quadri di Van Gogh, una ammirata occhiata fugace agli straordinariamente verosimili Interior di V. Hammershoi, sfigatissimo quadro ‘gloomy’ che non contempla nessuno vicino ad un Picasso [sembra una fotografia], ed al crudo An experiment on a bird in the air pump di J. Wright of Derby, un salutino a sua maestà, shopping ad Oxford street e via … di nuovo a casa dal mio Robin. Non sono riuscita a vedere neanche da lontano la missil-cucumber sagoma del nuovo griffatissimo grattacielo di Lord Foster ma in compenso mi sono imbattuta in una sfilata di runners in rollerblade e cori del The salvation army.
Venerdì altro giro altra corsa…ho appuntamento con un architetto nel pomeriggio ma penso che anticiperò l’arrivo nella capitale all’ora di pranzo per avere il tempo di assaporarne ancora un po’ l’essenza. Mentre camminavo per le sue strade mi chiedevo se sarei capace di vivere Londra nella sua quotidianità; i ricordi che avevo della città non erano affini all’immagine che ne ho tratto domenica scorsa, diciamo che erano il suo esatto contrario. Il fattore determinante che gioca la differenza nella real life londinese penso sia il giorno della settimana: domenica, giorno di festa, metropolitane accessibili anche alle 17.00, poco affollate, solo turisti per strada (la maggior parte italiani) mentre ricordavo lunghissime file nella strada antistante l’entrata al metrò e, come in ogni capitale che si rispetti Roma compresa, una collezione di tentativi falliti prima di riuscire a prenderne una, causa sovraffollamento.
Kisses,
Paola