“Ci rimango”. Ovvero: alcuni nomi
Tutto nasce dal fatto di riempire moduli e modulini. E a quel punto ti chiedono la professione, no?
Oggi sono andato ad un’ennesima consulta di ortopedia. Questa volta si è trattato di fare visita al dottore al servizio della compagnia d’assicurazione del tipo che mi ha investito. Per il momento tutti gentili e ossequiosi. Il medico, finita la visita, mi ha chiamato un taxi (che è sempre al servizio dell’assicurazione) per portarmi ad un laboratorio di analisi per ulteriori rx che ho dovuto fare al ginocchio. Con il tassista ad aspettarmi di sotto.
Oggi per la prima volta mi sono sentito chiamare Signor Architetto! Scusate l’emozione bambinesca ma che volete,…è stato un bell’effetto. Sono quelle parole di incoraggiamento che fa piacere sentire ogni tanto. Che dire, sono iscritto all’albo già da Febbraio ma in studio l’architetta mi ha sempre chiamato per nome mentre io continuo a rivolgermi a lei con un ossequioso “Arquitecta!”. Sia il dottor Bravo sia nel laboratorio di analisi, in pieno centro storico a Porto, si sono rivolti a me con quelle dolci parole. Adesso, non voglio fare troppa poesia: non voglio permettermi di dire che mi sento più architetto (o mi rendo più conto di esserlo) solo quando mi chiamano “Senhor Arquitecto”…ma la mia conclusione è che oggi ho capito che sono ancora nella fase in cui un po’ ci rimango…ho pure cominciato a mandare le e-mail firmate: “Arq.”.
Al tassista, invece, il signor Santos, ho concesso di chiamarmi per nome. Scusatemi, ma oggi mi sento agitato, come sto tipo. (L’uomo del cavalluccio rosso. Mo’ cavallucci rossi non se ne trovano più a Napoli…)