Titoli sotto
[Sottotitoli]
Hummm…ma si dai, ma in fondo…ma chi se ne frega(!): Camilo Castelo Branco, (che poi ho scoperto che anticamente era CamiLLo, con due “L”, all’italiana), Storia della Letteratura Portoghese, ma ci vogliamo prendere in giro? Ma ci vogliamo prendere in giro? Ero uno di quelli che navigava a vista per la sufficienza a scuola, e adesso che cos’è che mi dovrei mettere a fare(?!): a studiare Storia della Letteratura Portoghese? Siete come Mourinho. Non fate ridere.
[Mou]
L’unico motivo per cui un italiano che vive ad Oporto da più di un anno e mezzo possa avere voglia di visitare São Miguel de Seide, (“direzione Famalicão e poi sempre a destra!”) si fondamenta esclusivamente su questo: Centro Studi Camiliani (CASABELLA 737, un po’ vecchiotto): Centro de Estudos, di fronte alla Casa-Museu (gialla) de Camilo, dall’altra parte della strada. Il quadro era questo: c’era una socia sfinita dal proprio lavoro e che quindi necessitava di fare un bel/buon viaggetto, (la gitarella del fim-de-semana avete capito bene). La maestria usata nel fargli capire l’importanza di un’escursione culturale nei luoghi e nella casa che furono di CamiLLo, il rapido e quasi casuale accenno alle nuove installazioni culturali chiamate, pare, “Centro Studi”,…ed il gioco era fatto (uau): benzina, pedaggio e via con la macchina fotografica al collo, (…questa giusto per dare un mio contributo).
[LL]
E dietro tutto questo, un Siza: un altro Siza da visitare in questa incredibile Sizaland.
[Arieccolo]
O’, appena arriviamo, ci becchiamo un altro Siza. Uno diverso rispetto a quello che ero venuto a trovare. Parcheggiamo in un posto dove c’è tutto (l’H sulla quale volevamo precisamente atterrare): una piazzettina triangolare con un po’ di verde “alberato” e la sua brava fermata dell’autobus, la stradina (che viene dal centro) con dalla parte opposta il Centro Studi (bastava solo seguire Famalicão e poi sempre a destra, come dicevano loro), l’entrata verso la tenuta della Casa gialla, Casa de Camilo, una chiesettina alla portoghese, antica, piccina, con al fianco il cantiere del nuovo immancabile centro parrocchiale, …immancabilmente di Siza.
[Di tutto un Siza]
Tante linee a 90 gradi e nemmeno una virgola fuori posto, fatta eccezione per una pala larga, bassissima, nell’entrata sul retro, con la pancia rivestita in marmo, …meravigliosa. Per il resto tanto profumo di FAUP e di Serralves (Museo di Arte Contemporanea). I mobili di Siza sembrano la replica di alcuni mobili antichi, lusso anni ’40 e passa, da sala d’attesa di ufficio. C’è una panca lunghissima con uno schienale che è una tavola di legno, un bracciolo all’estremità (sottile, che sembra un pezzo di sci a rovescio e tranciato in punta) e “la seduta” in pelle, spessissima e super morbida. Tra il morbido e il soffice su cui poggia il tuo c. e la rigida e fredda tavola che hai dietro le spalle… è una situazione/sensazione incredibile. Tipo da gelato fritto del ristorante cinese. E poi l’auditorium… : adesso “Quello” si è messo in testa di mettere in tutti gli auditorium che fa delle vere e proprie poltroncine, sembrano non-fisse (ma non lo sono), tipo quelle da sala d’attesa degli uffici, anni ’40, che stavano intorno a quei tavolini rotondi. Come tutte le sedie e le poltrone di Siza, sono cose scomodissime. Praticamente ti segano in due la colonna vertebrale quando tenti di appoggiarti dietro.
[1940]