Un possibile Siza-tour…a Porto? Solo se si passasse anche a Leça
In ordine sparso: la Facoltà di Architettura (FAUP); la Piscina delle Maree a Leça da Palmeira; la Casa del Tè sempre nello stesso posto; le prime case (3 nel caso specifico) realizzate a Matosinhos, sua città natale; il museo di arte contemporanea realizzato all’interno dei giardini della Fundação de Serralves; il complesso di abitazioni sociali denominato da Bouça, cominciato sul finire degli anni ’70, interrotto e poi finito negli anni 2000; l’edificio che comprende il suo studio, quello di Souto de Moura, quello del gruppo di ingegneri che si occupano della parte strutturale e quello che fu del Grande Fernando Távora; un palazzetto di abitazioni di lusso in un quartiere della Porto-bene…cosa mi sono perso? Forse un paio di nuove case, un paio di cubi che stanno sbucando su un margine della famosa Avenida da Boavista, nulla più. Oh insomma sentite, se qualcosa mi sarà pure sfuggita, pazienza. Ah no!!! Ecco: una piazza, centralissima, famosa come os Aliados, risistemata di tutto punto da qualche anno…e anche la vicina stazione della metropolitana (fermata São Bento).
“Depois”
Ma dopo tutto questo, l’ultimo giorno, o uno degli ultimi giorni d’Erasmus, dovete ritornare a Matosinhos. Succede che in questa cittadina piscatoria un giorno sorgerà la Casa da Arquitectura (e non vi sto neanche a citare chi ne è l’autore, no? Che dite?). Si tratterà di un museo, di un archivio e di un luogo dove poter ricevere della didattica. Un posto per far avvicinare l’Architettura al Pubblico. In essa saranno anche custoditi gli spogli cartacei delle opere degli eroi dell’epopea Moderna (e forse Contemporanea). Si parla sempre di eroi “architettonici” portoghesi.
Ma la cosa più importante da vedere l’ultimo giorno
È un’altra.
È nato!!! Congratulazioni!!!
Finalmente esiste il Centro di Documentazione Álvaro Siza. È un organo che si sta occupando di riordinare e custodire tutto il materiale cartaceo inerente le opere del nostro amico. Preziosissimo materiale, di cui l’autore ne va molto geloso, nonostante il miliardo e passa di pubblicazioni che esistono in tutto il mondo. Ci si potrà rivolgere a questo archivio per chiedere copie di questo preziosissimo materiale, senza essere afflitti da un viaggio presso Rua do Aleixo nell’angoscia di non sapere come affrontare Siza nel dirgli: voglio vedere tutti i tuoi disegni!!! Dettagli costruttivi inclusi!!!! Si, per pura curiosità, anzi no, per didattica, anche per diletto se mi aggrada…e allora?
In…Rua Roberto Ivens
La sede è a Matosinhos. Nella casa dove il nostro amico ha passato infanzia, adolescenza e giovinezza. Ma non dove è nato, si affretterà a dire una delle solertissime funzionarie. Sono solertissime perché è da poco che è stata aperta questa casa al pubblico e loro vogliono dare tutto l’aiuto possibile al visitatore. Rimodellata dallo stesso Siza, questa casa è una chicca in sé e per sé. Che dire: indescrivibile, ecco cosa vi dico e scrivo. È una sublimità e non c’è niente da aggiungere. Ci sono un’infinità di dettagli che vi faranno innamorare del progetto di recupero (più che della casa in sé). Dettagli alla Siza, curati in un modo sublime come già detto. Quelle vernici verde oliva delle porte. Gli infissi pitturati di nero; il legno, dove si è potuto, rimesso in sesto. Foto della sua gioventù…tutto meravigliosamente subl… . Ops, già detto.
Chicca
Nel giardino posteriore, la sua prima opera. Realizzata, dicono le solertissime, quando ancora aveva 15-16 anni. Una casetta abusiva per il sollazzo di lui e suo fratello. Suo fratello vi giocava al piccolo chimico, mentre lui provava a fare lo scultore.
Anzi
Che prima opera: gli affidato l’incarico perché aveva già realizzato qualcosina prima. Delle casette agricole per un amico del padre, se ricordo bene quel che ho letto…presumo depositi. E comunque tutta roba abusiva. Se mai fosse esistito uno straccio di Regolamento Edilizio “di un certo spessore” in quegli anni, in Portogallo….
Chicca numero Due
Un tubo di ventilazione per far uscire i gas intestinali di un bagno verso il tetto. Un tubone che attraversa l’angolo di un corridoio e che il papà del nostro amico non voleva accettare.