No, no. Non è qualunquismo. Troppo comodo chiamarlo qualunquismo. Gli italiani “eruditi”, che sono andati a vivere all’estero per studiare o per trarre profitto dalle loro competenze curriculari (e lo hanno tratto!), sono prodotti seriali di uno stampino nostrano. Tutti criticoni, ovvio, come lo sono pure io. Ma questo è il minimo.
Perché nell’italico DNA deve essere contenuto il gene del tuttologismo, una robetta che rende i tricoloidi gli unici esseri al mondo specialisti di tutte le discipline umane. Esperti biblisti; novelli CT de noartri; politologi di lunga, media e cortissima data; giustiziofobi; ricostruzionisti storici e scientifici; periti del Diritto; desacralizzatori di Sindoni e di Corani; esperti in bilancio; esperti in calciomercato; esperti in bilancio del calciomercato; sapienti, pensatori e poeti in generale; mozzarellai; antipapi…eeeeee aivoja!!! Questa è di per sé solo la base, il bottino genetico che il popolo dello stivale si porta sul groppone già dai suoi primissimi vagiti.
Le distanze “fisiche” dall’ex Bel Paese sembrano però essere bollate tutte alla stessa maniera. L’italiano che ci guarda dal di fuori generalmente è una persona dottissima, perché non gli basta essere semplicemente “dotta”. Da bravo italiano vuole che gli vengano riconosciute anche le virtù di giustizia e bontà, ovviamente. Appartiene esclusivamente ad una classe politica molto ben definita, in virtù della quale considera miserevole qualunque cosa venga messa in atto dall’altra parte, A PRESCINDERE, anche se si trattasse di dare un bicchier d’acqua ad un moribondo. Dunque questo italiano rispecchia pienamente il clima politico del Paese. Sembra però che le nostre frontiere siano aperte solo per alcuni schieramenti, tanto che alcuni esterofili, in virtù del loro credo e della reggenza politica che vige oggi in Italia, potrebbero pure considerarsi dei rifugiati politici.
Una volta si parlava di Guelfi e Ghibellini, da sempre (2000 anni possono essere un “sempre”) il Vangelo ci parla del Bene e del Male…mettetela come volete ma la discussione, intesa come scambio di opinioni, è impossibile. Arriverà sempre il momento in cui l’una o l’altra parte bollerà il suo interlocutore di incompetenza, inadeguatezza, servilismo, menzogna. Insomma: tu non puoi parlare perché tanto sei di “quella campana”, onde per cui…
Onde per cui sei un frasifattario, un omuncolo, un chi più ne ha più ne metta (non posso essere troppo scurrile, qui, con voi). Tutto logico se ci si trova in territorio nazionale. Ma fuori, dove l’istinto tricolorico avrebbe dovuto riavvicinare i nostri sentimenti e ammorbidire gli attriti, è ancora peggio. L’offerta è poca, visto che “in giro” c’è solo la voce di una parte politica (e pure eruditissima). Il fenomeno è strano e non me lo so spiegare. A chi credeva nel pluralismo e nello scambio di idee, consiglio di rituffarsi nella lettura di Topolino.