ACQUA, TANTA ACQUA – Leggevo un’intervista di Souto de Moura, l’altro giorno. Pare che il calciatore Cristiano Ronaldo, il personaggio più popolare assieme a Mourinho e al gruppo di comici chiamati Gatos Fedorentos (Gatti Puzzolenti), gli abbia chiesto il progetto di una Jacuzzi. La vasca delle bollicine e del piacere, secondo le intenzioni del Campione, sarebbe dovuta sorgere ai piedi del letto. “Questo non lo faccio” è stata la risposta. Dell’artista, oserei aggiungere.
E già, giusto. Ci sono delle cose che non si fanno. “L’arrivare”, ti permette di scegliere la propria clientela, ovvio. Ma è ancora strana, stranissima, quella sensazione mezzo agrodolce e mezzo disperata di voler bramare anche i progettucoli che gli “arrivati” scartano senza troppi problemi. Una vasca ai piedi del letto??? Una Jacuzzi? Eccomi, Cristiano! Sono qui per te! Per te e per il tuo Ego! O eghi, se preferite. Studiamo insieme le forma delle curve, i contorni morbidi della tua vasca, della tua nuova vasca. O li facciamo “retti”? Li preferite “retti”? Un giorno, una qualunque delle tue tante amanti dovrà esclamare: aaaaah!!! Questa è proprio la Jacuzzi di Cristiano Ronaldo!!!
DOLORE – Ricordo ancora quando, durante i primi mesi del mio ritorno a Porto, ebbi la fortuna di fare un colloquio di lavoro molto interessante. A quel tempo, ed eravamo già prima della crisi, “loro” erano capaci di chiamarti anche senza avere la necessità di un collaboratore in più. Erano semplicemente curiosi, “perditempo”, …volevano solo sapere chi eri e che tipo eri. Vederti in faccia e scoprire se sapevi parlare. Ecco, questo volevano. Poi, di lavoro, e soprattutto: di assunzione, se ne riparlava tra 3-4 mesi, FORSE, perché adesso erano a posto così.
Questo “collega” mi raccontava che aveva appena concluso due concorsi molto importanti ma che, per paura di un eccesso di lavoro (lo studio stava andando molto bene), sperava PROPRIO di non vincerli. Si trattava di un tipo dalla faccia simpatica, grassottella …come la mia, dall’aria affabile e dalla conversa piacevole. Però, e già allora rimuginai molti giorni sull’argomento, con che tipo di faccia si possono subire certi colpi allo stomaco senza dare l’aria di essere afflitti? Due concorsi? Ma si, speriamo di perderli. Speriamo di essere cacciati con disonore. Inibizione per eccesso di bruttezza concorsale. Un giorno potrò dire: le ho sentite tutte …tra le quali, anche quella dei 2 concorsi.
SVENIMENTO – Erano due bei giovanotti dall’aria pulita. Uno magro, con la testa grande, sembrava un alieno di Spielberg. L’altro, giovane come l’ET, con occhi color lupo-grigio e i capelli folti, lunghi e ricci, sembrava un rockettaro degli anni ’80. Più giovani di me e già con uno studio apparentemente “avviato”, anche se il perimetro di quelle quattro pareti non racchiudeva più di 9 m2. Due assi di legno e tre sedie erano la mobilia, assieme ad uno scaffale di metallo con qualche El Croquis …e per il resto completamente spoglio. Sulle pareti fioccavano gli A4 con dei progetti frutto di qualche concorso. A4 a colori, pensai, dettaglio non indifferente. Cercavano un collaboratore part-time. Eccolo, sperai io. Come al solito la conversazione stava andando per il verso giusto. D’altronde, i colloqui di lavoro sono sempre cordiali. È dopo, dopo il famoso ed indimenticabile “le faremo sapere” che i toni cambiano. I due erano dei cosiddetti bravi ragazzi privi di grilli. Lavoravano in altri studi per sostenere il loro. E adesso, cercavano qualcuno che potesse mandare avanti la baracca nei momenti delle loro assenze di lavoro. Avevano qualche cosuccia per le mani, qualche casa da realizzare, insomma …c’era fumo perché alla base ardeva un arrosticino.
“Bhè…noi, in questo momento, non siamo nelle condizioni di poter pagare”.
Cinque minuti dopo, respiravo finalmente ossigeno per vie portuensi.