Prima di andare a Bilbao pensiamoci su
La cosa impressionante di Porto è l’uso che fa dell’architettura, anzi della “sua” architettura. Ovviamente in alcuni casi c’è anche l’abuso, ma quando l’uso è buono, intelligente e efficiente, allora in questi casi c’è poco da dire. In un certo senso anche Porto e il Portogallo confermano quella che è una idea arretrata del nostro italico paese, soprattutto (per rimanere tra i temi di questo blog) dal punto di vista delle infrastrutture e dell’architettura. Mi rendo conto però che adesso l’Italia sta cambiando. Lentamente sta avanzando qualcosa. Deve essere a causa del nostro enorme talento (e non è una battuta) che forse rimane troppo tempo assopito e che quando non ha più lo spazio fisico per stagnare, comincia a emergere fuori. Non so se si possa chiamare talento il fatto di essere riusciti a conquistare una esposizione internazionale a Milano o se le opere di Hadid, Siza, Gehry (con forse due lavori di cui uno sicuro a Venezia), Renzo Piano (da Padre Pio e a Napoli) o di altri studi come 5+1 e il suo lavoro per il Nuovo Palazzo del Cinema di Venezia possano essere considerati come un’espressione di “talento”. Non so se guardando le opere italiane di questi GRANDI ci verrà in mente qualcosa che abbia a che vedere con il talento. Però, insomma, c’è un qualcosa, un certo movimento intestinale che non mi sembra che abbia come ultimo destino il c….
Il vantaggio, adesso, è che possiamo, o potremmo (tra poco tempo), ritornare a studiare in Italia la grande architettura contemporanea così come facevano anticamente i nostri professori più vecchi quando avevano 20 anni. Osserveremo queste nuove opere, le studieremo e poi ognuno prenderà la propria strada. Ma finalmente avremmo qualcosa che ci farà esitare prima di prendere la macchina ed andare a Bilbao, per il “Guggy”.
Ah! E non ci dimentichiamo di un Liebenskid a Padova e di un Calatrava a Venezia.
PS
Che ce frega della Spagna quando si hanno 4 bei mondiali sul groppone?