La prima regola del blog club, è che si DEVE parlare del blog club
La seconda regola del blog club, è che si DEVE parlare del blog club
La terza regola del blog club è che se questa è la prima volta che leggete il blog club, dovete POSTARE.
Scusate ma era da stamattina che mi ronzava nelle orecchie ‘sta cretinata…
ieri sera mi è “toccato” il concerto di Natale. A mio padre è arrivato il solito invito da una nota società per una roba da super-ricchi. Inizialmente ho pensato di non andarci, ma poi ho pensato
a. è gratis
b. è come se, da cacciatore, andassi a un safari
Ok, armiamoci di taaaanta pazienza e andiamo…
Per una sera ero lì in mezzo, a tutti i datori di lavoro. Gomito a gomito col notaio che paga la sua segretaria in nero. Davanti all’architetto con uno studio di 15 persone entrando e contando e SOLO una per l’ufficio di collocamento e PURE PART TIME. Dietro all’avvocato che per il fisco lavora da solo e invece ha 2 praticanti in nero, 4 stagisti e un’anziana signora che gli tiene le contabilità (e che lui si ricorda di pagare una volta ogni DUE mesi e manco cifra tonda!).
Ero affascinato: tutto bellissimo… guardandoli così, tutti imbellettati, vestiti di tutto punto, con le loro risatine di circostante, i sorrisi forzati, i saluti di rito… Nella mia mente, mi immaginavo i sottotitoli quando si incontravano… una robetta del genere, per capirci:
“Avvocato carissimo, CCCOMMMEEE VVVVAAA?”
Dio mio no… ‘sto rompicojoni… vabbè, famo a levasselo dalle palle
“Architettttttttto! Come andiamo? E’ la sua signora?”
No cretino, la mia amante. Ti pare che vengo con la bionda in faccia a te che non te sai tené un cecio in bocca?
“Allora? Anche quest’anno concerto, eh?”
Pure te a ‘sta palla? Oltretutto in questa fottuta ghiacciaia!
“Ma ovvio! E’ un’occasione splendida per rivederci!”
Per rivedere la tua faccia da imbecille… fanculo, a quest’ora potevo essere a casa, in mutande, a vedermi con la mia scheda clonata poggibonsi – vibo marittima, col birrino ghiacciato e il riscaldamento a mille
“Allora ci sediamo vicini?”
Io me la rischio. Mica posso sembrare quello che nun ce lo vole vicino! E poi mi deve fare quel favorino…
“Guardi, volentierissimo. Ma ho la suocera dall’altra parte. Ma ci vediamo all’uscita!”
Cazzo ti serve?
…e poi uscendo…
“Corri, corri!”
“Amore piano che ho i tacchi”
“Me li stoppo i tacchi”
“Ma chi è quel signore che ti chiama?”
“Non mi chiama nessuno, muovi il culo”
etc etc…
A vederli così, il primo pensiero è stato: ma quanto evadono?
Il concerto è stato molto bello, ma come tutte le iniziative che si svolgono prima di cena, è stato terminato con una certa brutalità (fuga a gambe levate, con i coristi che ancora dovevano chiudere l’ultima nota).
Mio padre, per tirarci su di morale dalle recenti sconfitte lavorative, ci ha invitato a cena. Arriviamo a Trastevere. Ecco un parcheggio! No… è per disabili. Ma eccone un altro! Fortunati stasera… E’ un po strettino, scendete che così parcheggio meglio.
Ci si avvicina una macchina che mi fa un cenno. Ho pensato “Male che vada, chiedo 50 euro e ho svoltato la spesa della settimana” e invece no
Macchinone sportivo. Lui, tipico sorcio ripulito, impomatato, rozzo, coatto. Lei sullo stile, con una parlata che risultava una via di mezzo tra la Marini della Guzzanti e Lisa Simpson.
“Che entrà lì?” (ve la ripropongo, perchè in realtà era: Ma che state pe’ entrà là?)
No. E’ per disabili. Stiamo facendo manovra per entrare dall’altra parte.
Controllano rapidamente la palina “Ah, grazie”
E PARCHEGGIANO IN QUELLO PER DISABILI. Forse un eco della coscienza, esitano a uscire dalla macchina. Magari per prendere una cosa in macchina. Magari perchè si vergognano a farsi vedere PERFETTAMENTE SANI E FUNZIONANTI, parcheggiati al posto di una persona che ha realmente bisogno. Sta di fatto che noi ci allontaniamo e loro escono solo quando siamo un puntino all’orizzonte. Non ho potuto fare a meno di pensare a quello che lui avrà detto a lei, abbracciandola forte, dopo essere usciti dalla macchina
“ZOPPICA AMO’!“
Ma veniamo alla cosa veramente importante di oggi. C’è una persona che ha postato, che ha comprato un tappeto… vi ricordate? Loro vi vendono un tappeto: quello della poca fiducia in voi. Vi convincono che siete deboli, fragili, disillusi, sconfitti. Perchè un giovane debole, fragile, disilluso e sconfitto è un giovane che può essere sfruttato, preso in giro.
Ilaria, non comprare il loro tappeto.
So come ti senti, ma non buttarti giù. Dai fondo agli ultimi risparmi e prenditi una piccola vacanza, prova a cercare un lavoretto completamente diverso tanto per distrarti un po. Stacca la spina. Ora come ora, devi rigenerarti. Le esperienze che raccontiamo in queste pagine, che tanti tuoi compagni mi confidano per posta, dovrebbero portarci a odiare questo mondo. Ma non lo facciamo. Perchè sappiamo bene che non è l’architettura che ci tratta “male”. E’ chi la fa. Sono gli architetti, gli ingegneri, gli avvocati, i professionisti. Sono quelli che in piazza si battono il petto per i giovani e poi ne prendono 4 a stage non retribuiti. Sono quelli che evadono le tasse (perchè non pagandoci i contributi, EVADONO) e quindi RUBANO.
Forse non avranno mai la punizione che meritano. Forse non capiranno mai che disgustosa forma di oppressione esercitano. Chi ha visto il film “i nuovi mostri“? E’ un film che dovremmo vedere TUTTI. Ve lo consiglio caldamente ragazzi! …quando Alberto Sordi accompagna la madre nell’ospizio. E poi ha il coraggio di urlare verso la suora “Trattatela come una regina“. Io questo auguro a questa gente. Di essere abbandonati dal loro stesso sangue, cresciuto con i principi che loro stessi hanno usato e impartito.
Ma la cosa più importante, per noi, è non sperare nella giustizia. Non possiamo abbandonarci alla rabbia, pregando e supplicando che qualcuno li punisca. Dobbiamo centrare il problema su di noi. Siamo noi che possiamo toglierci le soddisfazioni, come ha fatto Pier Andrea (ce lo racconta nel sul blog, linkato in alto): dicendo quello che pensiamo. E continuando a migliorarci, a lavorare su noi stessi, evolvendoci e diventando ogni giorno più forti. Ilaria, non mollare. O quantomeno non odiare l’architettura. Non fare quello che stanno loro stessi cercando di farti fare: ritirarti dal mercato. Lasciare a LORO il controllo, autoescludendoti. E’ solo con la preparazione, l’aggiornamento e la rabbia che possiamo metterli in difficoltà: muovendo le acque di un torbido mercato che loro stessi hanno creato, creando competizione. Loro temono la competizione. Lo dimostra l’esame di stato che hanno creato a concepito loro stessi con questa formula: tuoi concorrenti che ti giudicano e stabiliscono se puoi esercitare la professione, sottraendo a loro i clienti. Che interesse hanno a promuoverti? E quanto interesse hanno a bocciarti?
Non ti arrendere. Allenta la presa. Riprendi 3D Studio e continua a lavorarci per TUO amore. Ma non ti arrendere.
Siamo tutti con te
8 risposte a data stellare 14.12.2006