Oggi intervento lampo: ho parecchie cosucce da fare…
Un curiosa combinazione di eventi mi ha portato alla mente un episodio della mia vita accademica piuttosto illuminante circa il mondo del lavoro dell’architetto cialtrone. Va ricordato come questo mondo abbia perso l’accezione “totalmente maschile” solo da poco e comunque non completamente. Le donne, o come infelicemente le definiva un mio professore gli “architetti femmina” (tipo architectus, genere femmina?) hanno fatto la loro comparsa nel settore in modo sempre più forte ed evidente: a alto livello (hadid) e medio livello (lungomare di fregene… è un concorso ovviamente, non un cognome… No, dico, ve lo immaginate? Francesca Lungomare di Fregene… ma che razza di codice fiscale avrebbe questa povera figlia?). Ma i cialtroni, come vedono le loro colleghe?
Una mia professoressa, il primo giorno di lezione, entrò in aula, squadrò tutta la platea e, microfono alla mano, con un lungo sospiro domandò “Ragazze, ma che ci siete venute a fare? Tanto non vi faranno mai lavorare e farete la mia fine“. Con tutto il rispetto signora, ho sterminato intere popolazioni, dato fuoco a villaggi, scacciato famiglie dalle loro case, inquinato pozzi di acqua potabile e saltato la fila alla posta per molto meno del suo stipendio mensile. Ma il quadro era devastante. Con molto coraggio le mie colleghe non sono esplose in lacrime. Anzi: alcune hanno proseguito la loro carriera accademica in modo assolutamente brillante. Altre tutt’oggi hanno difficoltà a distinguere tra una trave di cemento armato e un peluche raffigurante un coniglietto della trudi, ma va detto anche che è un problema comune anche a certi compagni maschi…
Questo per collegarmi alle mail che mi arrivano di ragazze che “denunciano” comportamenti da gallo del pollaio piuttosto che da professionista anche durante gli stessi colloqui! Con robe del tipo: “Me la dai? Se ci stai, organizziamo. Se no, stavo solo scherzando, quando sei permalosa frigidona!“. Che poi, detto fra di noi… se fosse Johnny Depp, una il pensierino potrebbe anche farcelo. Ma quando ti si presenta un barattoletto alto un cazzo e una brooklyn (e messa pure per lungo), con i dentoni da castoro, il carisma travolgente di una discarica, e un alito che si vede al buio (ha provato masticando palline di sterco di cavallo? Le posso garantire che migliorerebbe considerevolmente. Quello di qualsiasi altro essere umano farebbe schifo, ma il suo migliorerebbe, mi creda!) Ma con che coraggio? Il cialtrone, a studio, con le donne, ha dei comportamenti tali da far seriamente riflettere sulla possibilità che sia in corso un processo a suo carico per oscenità in luogo pubblico. Battute trucide, di una tale rozzezza da far diventare rosso per la vergogna un plotone di ragazzi di leva sotto botta da 8 mesi, oscenità rivoltanti, commenti imbarazzanti. Il tutto motivato secondo una teoria piuttosto blislacca: “Io non mi intimorisco in presenza di una donna e la tratto da mia pari” (come se fosse lusinghiero essere considerata alla stregua di un violentatore di provincia). Una volta, dopo una mattinata assolutamente terrificante, con battute da osteria (anzi: “hostaria“… rende meglio l’idea), le ragazze erano tutte uscite, lasciando me e un altro ragazzo soli col cialtrone. E questo come se ne esce “Oh finalmente soli uomini e si possono fare anche certi discorsi!“. Ho talmente spalancato gli occhi che mi meraviglio tutt’oggi di non averli fatti uscire dalle orbite!
Chiudo ragazzuoli, che il mio intervento è richiesto in sala riunioni! Ma NON VOGLIO ASSOLUTAMENTE che il tema si chiuda qui e così! Voglio lanciare un appello! Ragazze! Mie affascinanti e intelligentissime lettrici (scusi… mi sta camminando sulla lingua… grazie…)! Oltre a ribellarvi a questi odiosi comportamenti… Avete avuto esperienze di questo tipo? Raccontatemele su sim_too@hotmail.com! Le riproporrò sul blog in via totalmente anonima, mescolandole tra di loro in modo da renderle totalmente irriconoscibili! Detto questo…
Un abbraccio a tutti! In particolare:
agli A3+ di Palermo! Coraggio ragazzi, ricordate quello che vi ho già detto: non è facile e ci vuole coraggio. Ma un giorno ne riderete! Magari in un istituto di igiene mentale, ma riderete!
a Roberto da Londra (di cui ho letto al volo la mail prima di postare qui). Roberto… anzi: Bob! Complimenti… ti giuro che ho avuto la fitta al cuore… non mi emozionavo così da quando un professore all’università mi raccontò che PRIMA si costruisce il tramezzo e POI si apre lo strappo della porta (sono stato tormentato per anni dall’idea delle urla notturne degli operai murati dentro camere in cui ci si era dimenticati di riaprire la porta)… ok, quella non era un’emozione positiva ma rende l’idea di emozione, no? Se può servire, Bob, ti auguro ogni bene e ti invidio profondamente! 😉
Buon proseguimento a tutti!
…intervento lampo, eh?… ‘tacci mia…
2 risposte a data stellare 29.03.2007