Per quanto il titolo trasudi ottimisto, oggi ricominciamo a parlare di lavoro. Per rispondere a tutti coloro i quali mi chiedono insistentemente di raccontare la fine della vicenda che vede come protagonista me e antagonista la mia tesi, sarete accontentati a breve ragazzuoli! Dobbiamo solo avere un po di pazienza!
Oggi iniziamo a proporre anche il nostro punto di vista sulla riforma incipiente del mercato del lavoro. Se ne parla qui:
Che il comico genovese abbia più volte fatto presente quanto male funzioni attualmente il mondo dei contratti, è noto. Quello che non sapevamo era la prima proposta del ministro Damiano.
Sulle tre proposte, io assegnerei un più, un più e un pari.
Vediamo il perchè. Nel sito le tre proposte si presentano così:
– Sui contratti a tempo determinato. Per definizione sono contratti che hanno una durata limitata nel tempo: se una impresa vuole il lavoratore più a lungo, c’è il contratto normale, a tempo indeterminato. Dal 2001 però possono essere ripetuti quante volte pare, basta che passino 20 giorni tra la fine di un contratto e l’inizio del successivo. E’ la visione della verginità del centro-destra, dopo venti giorni di astinenza le ragazze riacquistano la verginità. Damiano, giustamente, vorrebbe che le cose tornassero secondo natura, senza che un dipendente debba aspettare 20 giorni senza stipendio aspettando di tornare appetibile per l’impresa. Più.
Più anche per noi, perchè ho un paio di membri della tribù che sono regolarmente ricattati con questo sistema della rivirgination, per dirla alla Littizzetto. 20 giorni a casa di bestemmie, in cerca di annunci più validi e in attesa che passa in fretta un mese senza stipendio, quindi PRIMA bruciamo questa bella cazzata, PRIMA ricominciamo a vivere
– Su contratti minori della Biagi. Il governo intende cancellare i contratti di staff leasing e di lavoro a chiamata. Come osserva giustamente Ichino sul Corriere, sono modalità per regolarizzare (garantendo i lavoratori) prassi che esistono a prescindere dalla Biagi. Perché i “camerieri per un giorno” esisteranno sempre, e perché le cooperative che prendono in appalto le pulizie del gabinetto del sindaco e fanno fare il lavoro a un cococò sono peggio – per il lavoratore – che lo staff leasing. Il fatto è che la Biagi ha una “brutta reputazione”, e riformarla fa sempre immagine. Pari (non “meno” perché comunque, per ammissione di Confindustria, non sono praticamente utilizzati dalle imprese).
Io darei un più. Prima di tutto perchè ESISTE nella proposta, una voce che fa esplicito riferimento ai contratti minori. Non sappiamo se questo riguarda e/o riguarderà i contratti a progetto ma COMUNQUE per me, in questo caos, è il pensiero che conta. Almeno per adesso. Confindustria non li usa? A Roma rispondiamo “Me lo stoppo”. Chi vuol capire…
– Parasubordinato. Si propone anche un nuovo aumento dei contributi previdenziali per i parasubordinati, che già con l’ultima Finanziaria sono passati dal 18% al 23,5% e che potrebbero salire con la prossima Finanziaria fino al 25-26%. Il governo ci dice che la manovra serve a garantire ai giovani una pensione minima. Bene, finalmente hanno confessato. Almeno un milione di giovani Italiani per dieci anni (da quando Treu ha introdotto la gestione separata nel ’96) hanno lavorato senza mettere da parte contributi sufficienti per garantirsi una pensione minima; spesso, con retribuzioni che non gli avrebbero consentito neanche alla lontana di pensare a forme integrative. Visto che finalmente la colpa è stata confessata, la soluzione non è “scurdammoce o passato”: l’aliquota “giusta” è il 25-26%? Bene, riconosciamo a quel milione di ragazzi una contribuzione figurativa che vada a colmare quanto per dieci anni non gli è stato versato. Meno, aspettando un più.”
Mauro Gallegati e Roberto leombruni
Qui darei un pari. La situazione pensionistica è agli sgoccioli, certamente per un’idiotissima politica per la quale dobbiamo abbassare i contributi in certi tipi di contratto per invogliare l’assunzione (facendo in modo, così, che questo diventasse l’UNICO contratto utilizzato e utilizzabile), ma soprattutto per situazioni assurde quali maxi-stipendi a maxi-dirigenti che non ricordano nemmeno il colore della loro scrivania, a 45enni dal fisico brillante in pensione da 5 anni col massimo, a politiche, in due parole, dello spreco più assoluto. Oggi ci dicono che NOI non avremo una pensione e ci incasinano la fine di giugno con le pratiche del TFR (NON voglio entrare in polemica con questo, QUINDI non alzate il discorso perchè non raccoglierò! Ricordiamo che questo è un blog che parla di lavoro ma limitatamente alla nostra professione). Io qui però non do un meno in attesa di pari (rimandato a settembre insomma). Io do direttamente un pari. Do un sei sulla fiducia e aspetto. Perchè bastonando la parte contributiva, non potremo che riaprire il discorso “che contratto ti faccio?”, dando più speranza a chi vive praticamente alla giornata. Il discorso della pensione? Anche noi aspettiamo un contributo figurativo (qualsiasi cosa, poi, diventi nella realtà) ma nel frattempo, qualsiasi cosa pur di rendere meno appetibile ‘sto cacchio di contratto a progetto dei miei gioielli (senza alcun offesa alla signora Gracchi)
Ovviamente ci aspettiamo qualcosa in più. Ci aspettiamo che vengano polverizzate le collaborazioni a partita IVA, fissando un compenso minimo e impedendo vincoli d’orario, ci aspettiamo che ‘sti cacchio di stage vengano bastonati in modo orribile, rendendoli validi SOLO E ESCLUSIVAMENTE se collegati, sponsorizzati e presentati dalle università e vengano fissati degli onorari minimi. Insomma, ci aspettiamo che finalmente qualcuno si renda conto dell’assurdità moderna. Quando 10 anni fa ho iniziato a lavorare come caddista (che bravo bimbo che ero, vero? Non trovate sexy un 30enne che ha iniziato a lavorare a 20 anni? No eh? Lascio perdere… allora io andrei… ok… vaaaaaabene… arrivederci, eh?!), si veniva posti dinanzi una scelta:
o a contratto (e prenderai un po di meno) o in nero (e prenderai un po di più). Cioè: o ti becchi 70, sapendo che a me datore di lavoro costerai 100 con i contributi, o ti becchi 90 ma non ti regolarizzo.
Oggi il paradosso è incredibile, ai limiti del paranormale: o ti becchi 70, sapendo che a me datore di lavoro costerai 100 con i contributi (ma viene detto circa un’ora del colloquio, quando ancora non ci siete) o ti becchi 10. E se non ti sta bene, te ne vai pure affanculo (questo invece non viene detto, ma viene lasciato intendere dopo circa due mesi di palloni cuciti di notte al buio).
Siamo fiduciosi ragazzuoli! Se po’ fà!
Vi stritolo tutti!