data stellare 08.05.2007

Iniziamo ricordando il mio indirizzo per la posta “privata”. Se avete problemi con i cookies, non riuscite o non volete postare il vostro intervento nel pubblico, avete più semplicemente intenzione di fare di me il vostro oggetto di attenzioni sessuali, potete scrivere a sim_too@hotmail.com
Mi accontento anche di semplici molestie!
Detto questo, rimbocchiamoci le maniche! C’è parecchio lavoro da fare qui a studio, ma allo stesso tempo non voglio lasciarvi senza post quotidiano! Alcuni di voi (su tutti Emanuela dalla “splendida” facoltà di Roma. Scusami Ema se non ti rispondo in privato, ma non so più a chi dare i resti questi giorni! Prometto che lo farò a breve!) mi scrivono per raccontarmi le loro vicende accademiche.
Quando a suo tempo sostenni che l’università è fucina di cialtroni, qualcuno cercò di divorarmi vivo, sostenendo la purezza e il candore delle nostre facoltà. Evidentemente era qualcuno che viveva in una realtà rosea o era un barone travestito da fanciullo.



Scusate, ma mi è venuto in mente il mio relatore, vestito con un grembiule blu fino al ginocchio, i calzettoni bianchi, le scarpe lucide e un enorme fiocco sotto il collo. Ho avuto un orribile brivido lungo la schiena.
Dove ero rimasto? Sì, dunque: la tesi è sintesi. “‘zzo vuol dire?“, mi domanderà la mia folta schiera di affascinanti, eppur rudi, lettrici? La tesi è il momento di sintesi di un’epoca. Non un percorso di studi, non di un quinquennio… no! Di un’epoca. Dietro la tesi si nascondono i VOSTRI ultimi anni di vita, i soldi dei VOSTRI genitori (in alcuni casi VOSTRI e basta), le VOSTRE aspirazioni, le VOSTRE ambizioni e non solo. Che altro? La LORO cialtronerie, i LORO vocaboli pescati a caso, la LORO svogliatezza. Spiego: quanti di voi si sono sentiti dire:

Ma io faccio solo tesi “divertenti”. Mi scusi, pensava che l’avrei fatta piangere?
Preferisco avere con lo studente un rapporto “particolare”. Ma la bibbia non punisce esplicitamente la sodomia?
Dobbiamo trovare un titolo “esotico”. Tipo “I mercati generali di via ostiense col mango”?

A questo sommiamoci i casi più incredibili di svogliatezza, mancanza assoluta di voglia di fare, di impegnarsi. Ho conosciuto tantissimi relatori nella mia carriera accademica. Vuoi perchè mi facevano saltare 4 ore di lezione per fare revisione ai loro laureandi, ignorando bellamente noi del corso (ma farlo in un’altra ora, no?!); vuoi perchè ho dovuto valutarne un paio prima di scegliere (e visti i risultati…). Ma se il professore vi tratta come dei giovani discepoli per i primi mesi, da quelli successivi, passata la gioia e l’entusiasmo del nuovo giocattolo, verrete dimenticati e lasciati in pasto ai loro assitenti da riporto. Figure losche, leccaculo di ogni risma, esseri vagamente umani che hanno subito ogni tipo di violenza durante il loro periodo scolastico e sono ansiosi di vendicarsi. Detto in soldoni: vermi a cui è stato dato potere. Certo, esistono anche assistenti bravi, affidabili, corretti, premurosi. Ma i professori non sono preoccupati: a breve riusciranno a farli estinguere. Non dimentichiamoci il nodo fondamentale della nostra facoltà, la trappola nota come “gusto”.
Che significa? Avete mai provato a discutere un’opera di architettura con un professore, durante una pausa sigaretta, un pasto a mensa o in giro per la facoltà? Se vi azzardate a dire “non mi piace“… Non mi piace? Un architetto dice non mi piace? Ma non imparate nulla qui dentro? E il giudizio critico che fine ha fatto? Cosa è, un cremino, che non ti piace? E via discorrendo.
Quando vi presentate alla tesi per una revisone, piazzate lì un progetto e lui che vi risponde?
Non va
In cosa?
Non va
Ecoooooo
Non ci siamo
Dottore, c’è tracciato! Non lo abbiamo perso!
No, non ci siamo
MA IN COSA, PER DIO?!
Non mi piace
Ecco… sintesi perfetta. A LUI non piace. Paggetto che entra in un grande salone. Ha uno scettro in mano, lo sbatte per terra due volte e poi urla agli astanti in trepidante attesa Al professore non piacee rientra dalla porta a doppio battente finemente intarsiata.
Io sono sicuro che alcuni di voi non saranno d’accordo, ma io dietro ci vedo la sintesi. La perfetta sintesi di anni di sopprusi, ingiustizie e sostanzialmente CAZZATE. Cazzate per un’università organizzata male! E’ mai possibile che non venga in alcun modo stimolato lo “stile” dello studente? Per 5 anni (tesi inclusa) hanno cercato di OBBLIGARMI a copiare dalle riviste. Da quelle maledette fottutissime riviste. Mi hanno ripetuto tante di quelle volte “fatevi l’abbonamento” da farmi venire il dubbio che ci prendessero i soldi anche loro! E’ ovvio che la mia conoscenza del campo deve essere “superiore”! Devo aver visto decine e decine di opere, devo conoscere il modo di affrontare le diverse spazialità per poter dedurne uno mio. Ma FAMMI LE LEZIONI CON LE DIAPOSITIVE, PORTAMI IN VIAGGIO CAZZAROLA! NON SPACCIARMI MATERIALE CARTACEO DI CUI POI NON PARLIAMO ASSIEME! Ma no! In tanti anni di università, le diapositive le ho viste a un solo corso, con uno dei professori MENO menteccati (non “intelligente”, “disponibile” o “bravo”. Meno mentecatto!). E quando facevi revisione?
Ah! Voi non capite un cazzo! Non potete avere un stile vostro! Dovete copiare dalle riviste!“. Realmente sentito.
Bel lavoro coach. Instillami nel cranio l’idea che non sono buono a progettare. Fammi comprare giornaletti ormai divorati dalla pubblicità e con pochi scatti (nemmeno uno schizzo o una pianta!) fatti al tramonto di una casetta della lego retro-illuminata con lo sfondo di un cielo tropicale palesemente posticcio. Mica mi viene il dubbio che il progettista si sia dovuto ungere il giornalista per settimane prima di poter avere quelle 3 foto in croce… Non ci siamo! Non ci siamo! Se mi devi impartire un’istruzione universitaria, caro il mio professore, devi essere lì! Non puoi stare tutto il giorno in giro per i cazzetti tuoi e presentarti il giorno dell’esame, regalare un po di 30 a buffo per poi svanire nuovamente (per poi riapparire magicamente il 27 del mese)! Vuoi sostenere la superiorità de
l decostruttivismo? PARLANE CON ME CAZZO! SONO IL TUO DISCEPOLO! Non puoi entrare in aula, guardarci schifato, mettere al lavoro gli assistenti, fare due peti e poi uscire dall’aula pensandoquesti 4 stronzi mi tocca rivederli tra 3 mesi! Che due palle!“. Il trucco per passare i 5 laborari di progettazione? Semplice ragazzuoli: capite a che corrente appartiene (o gli piacerebbe appartenere) il professore. Quindi vi documentate sul maggiore esponente di detta corrente. Vi comprate una monografia. La sfogliate tutte le sere per il primo mese di corso. A lezione, durante i “seminari” (quella buffonata per cui si viene divisi in minigruppi per “parlare di architettura” sotto lo sguardo attento di un assistente che dovrebbe farsi vedere le adenoidi, tanto russa durante il dibattito) dite un po di cazzate su QUEL genere (per farvi notare) e poi attaccate a progettare in QUELLO stile. Lo passate al primo appello. GARANTITO. Io ci ho provato per 5 laboratori a presentare un MIO progetto. Tranne al 3°, dove trovai un professore illuminato, gli altri mi risposero “Non puoi progettare. Devi copiare dalle riviste“. Ho capito la corrente del cialtrone, l’ho seguita e ho preso 30. Sempre. Inquietante, vero?
Lo so che è bellissimo quel momento creativo durante il corso, in cui il progetto inizia a uscire da solo dalla vostra matita, ma dovete capire che per la maggior parte dei professori, seguire, capire e eventualmente correggere un VOSTRO progetto è un perdita di tempo. Sommare, aggregare, fare un misero puzzle di architetture già di successo, è per loro un risparmio di tempo notevole. E i seminari… sono utili, quando c’è un moderatore capace di intervenire, spiegare, illustrare, condurre il dibattito su un terreno di cui è padrone. Altrimenti, abbandonati a noi stessi, non siamo altro che bambini delle elementari che si interrogano su cosa stracazzo sia un anello vibrante per il piacere di lui e di lei (è vero che anche io l’ho scoperto l’altro giorno perchè lo vendevano al supermercato… durante la fila non avevo nulla da fare e mi son letto il retro del cartoncino. Leggetelo ragazzuoli, è da morire dalle risate!)
E per la mia tesi è stata la stessa cosa! Secondo sua maestà e il suo viscido leccaculo, avrei dovuto prendere un po di riviste, fotocopiare la parte di progetto che volevo, e copiarla. In sostanza non avrei MAI e POI MAI dovuto progettare, ma semplicemente mettere insieme varie architetture di successo, di grandi (più o meno) progettisti. Ora, con tutto il rispetto, ma mantenendo le dovute proporzioni è come sostenere che un correttore di bozze, a forza di correggere i testi di grandi scrittori, diventi così un grande scrittore. Volete sapere come si è sbloccato il “palazzo del teatro”? Ve lo dico subito! L’assistente ha disegnato lui personalmente (mi dispiace di avergli fatto buttare l’ispirazione del 2005) il palazzo. Chi era l’archistar del momento? Fuksas con la sua nuvola. E come era il mio palazzo? Un’enorme vetrina con dentro una serie di sale appese per aria, a forma di nuvole. Moooolto originale. E tu saresti un assistente al corso di progettazione? Io non ti affiderei nemmeno i calzini da lavare Ma come mai si ribloccò? Perchè finita l’ispirazione (tutto sudato), mi disse di terminare la disposizione interna e dimensionare il tutto. Altro stop. La settimana dopo non tornavano più le cose, non gli andava bene il SUO STESSO PROGETTO. Con episodi imbarazzanti quali
Ma chi disegna ‘ste stronzate?
Ma veramente quello è tuo…
Ah… Eh, ma a guardarlo bene, funziona!
Di che parli? Di sicuro non del tuo cervello o della tua attrezzatura di piacere…
Non è così che si crea una classe di progettisti. E più in generale, parlando dell’università tutta, non è così che formi una classe dirigente.
Ma poi pensi… ma perchè questi signori dovrebbero addestrare una classe di progettisti, una classe dirigente che li scacci via? Perchè lo dice l’evoluzione? Siamo sempre lì signori miei: non ne hanno interesse. Vogliono lavorare. Vogliono lavorare fino a 70 anni e oltre. Vogliono godere, vivere alla grande. E questo vuol dire bruciare completamente, schiavizzare senza possibilità di scampo una o due generazioni sotto di loro… oh beh, pazienza! Chi se ne frega se il mondo andrà a scatafascio per le cazzate che ho fatto IO… sarò già morto quando tutto inizierà!
Loro si tengono il mercato… e noi? Noi che facciamo? La fila in edicola per comprare la rivista…
Torno a lavoro ragazzuoli! Vi stringo tutti fortissimo!

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3 risposte a data stellare 08.05.2007

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