buongiorno cittiniiiiiii!!!!! ma come mai alcuni giorni non scrivo il blog? di risposte ce n’è per tutti i gusti:
1) sono a lavoro e sto addirittura lavorando (ebbene sì),
2) non ho pensato/non mi sono successe/ non ho da dire cose sensate/interessanti/politically correct,
3) penso cose deprimenti e poco dignitose da scrivere,
4) mi girano i coglioni.
ebbene: questo settembre mi ha presentato un conto salatissimo, di quelli bomboloni. direi un combinato disposto delle situazioni 2), 3), 4).
ultimamente divido le mie giornate, lavorando non in proprio ma per un altro architetto, tra: il disegno esecutivo dei listelli che faranno da pavimentazione a una rampa, in scala 1:1, cercando di far tornare tutto, al micron, con la precisa cognizione che ste cose realmente montate verranno fuori anni luce diverse da come le ho disegnate; un lavoretto per un abusivista (che per fortuna se li canta e se li firma da solo, sti popò di abusi, datosi che è un mining engineer), che trasformerà quello che abbiamo fatto in abitazioni abusive, decuplicando abusivamente la cubatura; e poi i soci, gente, che sono tornati alla ribalta con la prepotenza di consumate primedonne del palcoscenico, e che ci allieteranno questo ultimo quarto del 2007. ieri sera alle sei eravamo stati convocati d’urgenzissima, sotto alla bora e in mezzo ai pinguini che saltellavano e facevano sciaosciao con la manina, a discutere di: un tramezzo spostato di 3 cm; un muro spostato di 40 cm ma forse no, forse sono le finestre che sono spostate, non lo so architetto bisogna che venga, giù (clamorosissimo falso allarme, sono arrivata chiedermi dove sono le telecamere di scherzi a parte); una fottutissima colonna di scarico di un cesso che non aveva nessuna fottutissima ragione di essere lì (in mezzo a un corridoio) e che il titolare dell’impresa non voleva ammettere che davvero forse no, forse non c’era nessuna fottutissima ragione di tenerla lì. gente, dalle sei alle otto, sotto alla bora e all’uragano, a discutere di questa colonna di scarico…ma non tanto coi soci, quanto con il tipo dell’impresa che, dopo alcune imbarazzanti scene da checca isterica ha dovuto ammettere, con il viso rosso come un bimbo pizzicato a giocare a battaglia navale in classe, che forse si, forse avevano sbagliato loro.
no ma io ora mi domando…fare l’architetto è fatto anche di questo, è fatto di moduli da compilare, di fotocopie da fare e da spillare, di spillatrice che finisce i punti, di scatolina di punti che non si trova, ecc…; è fatto di giornate tutte uguali, di conto in banca che via via perde zeri, è fatto di momenti in cui guardi fuori dalla finestra e pensi ma la vita vera dov’è, dove cazzo è finita; di occhi doloranti e cisposi dopo ore al computer, di telefoni sempre occupati, di files che si perdono; di mattine che ti domandi mentre chiudi la porta di casa se domani sarà uguale a oggi che sarà senz’altro uguale a ieri; di cellulare che non squilla, di frigo vuoto, di sere che pensi meno male è sera; di guardarsi allo specchio e vedersi in viso tutti i pensieri, le ansie, evidenziati di viola livido sotto gli occhi arrossati; di salire le scale di casa appoggiando la testa alla parete, pensando stasera chiamano i miei raccogliamo le forze per farci sentire se non allegri almeno sereni; di nostalgia che ti prende senza preavviso e senza motivo, alla gola; per quando tornavi a casa a pranzo con mamma e la sorella e insieme si guardava la signora fletcher poi beautiful poi centovetrine; per quanto passavi i dopo cena a giocare a freecell con margherita; per quando sentivi la chiave nella porta e sapevi che il babbo era tornato, e fuori dalle finestre c’era un tramonto arancio che faceva da sfondo alla cupola di brunelleschi. la firenze ruffiana. eccola qui. dio mio quante cose cambiano nonostante si abbia sempre l’impressione che la vita sia sempre la stessa; dio mio quanto fa male ripensarci e dire ma io dove ero, dove cazzo ero io in quel momento…quando avevo una vertigine di possibilità tra cui scegliere, di bivi a cui svoltare, quando ancora la professione era un foglio bianco, pulito; e una serie di puntini da unire da zero a infinito. la professione è anche questo…non dovrebbe essere solo questo, vero? vero? vi prego…vero? queste giornate fredde, pulitissime, nitide, mi fanno venire l’appetito allo spirito, mi svegliano le cellule grigie, aggravano il mio ballo di san vito…e sento la solita voce che mi dice cambia, cambia ancora di nuovo…che perioduccio cittini!!!!!
scenetta di ieri. uguale ad altre mille a cui ho assistito. negozio del fornitore X.
personaggi: io, l’architetto con cui lavoro, YK (il perito industriale mio collega), il titolare del negozio X.
“questi sono i miei collaboratori, Eleonora Pini e YK”
“ah! bene 🙂 piacere cosa siete studenti di architettura?”
“no no, lei è già architetto”
“…”
“e lui è il figlio di ZK!!, il titolare dell’impresa ZK!!!!”
“ahhhhh!!!! (illuminandosi) ma senti!!! o come sta il tu’ babbo? ma guarda…salutamelo tanto eh ci si conosce da un pezzo e bla bla bla…..
9 risposte a mah…