…Sissignori, still alive 🙂 e anche parecchio in ottima salute, dopo una settimana da leoni, quella passata, in cui ho preteso di ignorare l’influenza e costei alla fine mi ha steso giovedì sera; giorno in cui tornata faticosamente a casa sono letteralmente schiantata sul letto alle sette meno dieci, con scarpe, borsa e sciallino. Il venerdi stavo così male che volevo la mamma, giuro, volevo il babbo e la mamma accanto a farmi le carezzine come quando avevo sette anni. E il babbo e la mamma prontamente sono arrivati! Bugia, c’è il barbatrucco: da una decina di giorni erano a spasso per l’Inghiliterra e quella di Londra in visita alla bimba era una tappa programmata da settimane (mesi). E’ stato un fine settimana molto piacevole, di quelli che mi fanno rimpiangere di non averli qui vicino e poterli vedere tutti i fine settimana, loro come la sister neodottoressa. Giro per i parchi sabato mattina, con puntatina a un delirante Portobello, passeggiata a South Bank fino a Borough Market, visitina simbolica a Southwark; la sera avevo avuto addirittura l’ardire di invitarli a cena in quella che con un’espressione iperbolica definisco La Mia Casa. Che oltre ogni aspettativa ha superato l’esame materno, potere del relax vacanziero o della gioia di rivedere la figlia, fattostà che tutto è filato liscio. Domenica mercati, Greenwich (loro, lavatrice e faccende io), cena a Covent Garden. Se ne sono ripartiti lunedì mattina, e io mi sono piano piano riassestata nella routine, nel lavoro, eccetera. Allo studio l’andazzo è molto rilassato e il clima sgargiulo; Patrick è in vacanza, Daniel, che mi ha appiccicato l’influenza, l’infido, continua ad accusare acciacchi e strascichi, si trascina per lo studio canterellando jingle pubblicitari e muovendo le mani come farfalle. Stiamo facendo un lavoro insieme, per una villetta di ricconi, dove sono previsti lavori di repairs alla facciata posteriore, che a seguito di una subsidenza del terreno sta letteralmente ruotando con paurosi dissesti; già che ci sono i padroni di casa pensavano di fare alcune modifiche interne e di riorganizzare il giardino; un piccolo lavoro di relandscaping. Mi sto divertendo, soprattutto perchè le cose sostanzialmente le decido io, decido come impostare il progetto, decido IL progetto e lui fa le prospettive! E’ un lavoro piccolo, ma come al solito mi viene data la possibilitaà di svilupparlo dall’inizio alla fine, compreso cioè la parte di schedule of works (un elenco dei lavori, una sorta di computo metrico estimativo senza i prezzi) e la specification of works, una via di mezzo tra un capitolato e una relazione tecnica, che per il 40%, come tutti i capitolati, si risolve fondamentalmente in un ctrl C – ctrl V….Per un altro lavoro che sto facendo, con Patrick, per una parrocchia, mi sto addentrando nel mondo dei materiali “eco friendly”: piastrelle riciclate, laminati di gomma e sughero o pneumatici riciclati, pitture ecologiche, abbiamo pure scelto la cucina fatta in vasetti di yogurt con il piano di lavoro in tazzine di caffè di plastica. I colori sono sono di una bruttezza non comune, ma questa è un’altra storia…
La vera novità è che mi sono iscritta allo Swiss Cottage Leisure Centre, ovvero una struttura “per il tempo libero” di quartiere, di dimensioni abnormi: vi può accedere solo chi è residente nel quartiere, ci sono due piscine, campi da squash e da tennis, due piani di macchine fitness, corsi continui di ogni specie (dalla danza del ventre al pilates), sauna, parete attrezzata con vista su Adelaide Road per l’arrampicata, centro benessere, il tutto al coperto…fatemi essere esterofila, una cosa così in Italia secondo me ce la sognamo, almeno per la mia esperienza, soprattutto considerando che è un centro di quartiere e che come questo ce ne saranno magari una trentina sparsi per londra… la cosa carina è che è attaccato alla biblioteca di quartiere, e la cerniera è un bar/tavola calda a base fondamentalmente di prodotti biologici, con delle torte giganti di ogni tipo. Fortuna che i dolci non mi tirano. Così la mattina di buon’ora prendo la mia borsone gialla e arancio, farcita di accappatoio e asciugamani, e mi vado a fare un’ora di nuoto, una delle mie grandi passioni. Ebbene sì, l’architettessa è un’instancabile ranista, un anfibio con la cappellessa. Questa cosa del nuoto mi sta facendo molto bene, al di là del fisico, anche allo spirito…è un sintomo al tempo stesso del radicamento qui e dell’espansione degli orizzonti. Oltre al fatto che sto posto è friendly e accogliente, più di una palestra/centro sportivo, è un posto dove si va e si torna volentieri, a volte sono tornata anche dopo il lavoro per fare qualche corso…il water workout, la ginnastica nell’acqua. Trenta matrone culone, in buona parte dell’est europa, la sottoscritta e un signore indiano che si godeva lo spettacolo, alle prese con attrezzoni colorati e galleggiosi; quando è stato il momento di “correre” in cerchio per la piscina, brandendo dei lunghi salsiccioni variopinti, l’effetto doveva essere quello di un branco di ippopotami (mi ci metto anche io eh) incazzati…e quando è arrivato l’ordine di invertire la rotta, che dio mi aiuti, il risucchio mi ha quasi annientato.
L’altra grande notizia è che da domani l’architettessa per una settimana è chiusa per ferie!!! Raggiunta, hopefully, dalla tenera metà nella nottata, abbiamo il volo per Edinburgh domattina; macchina prenotati e b&b anche, per le prime due notti, poi qualche santo aiuterà. Il programma prevede di girare la Scozia lungo la costa in senso antiorario, su su fino alle Orcadi, dove passeremo due giorni, lungo la North Coast che si dice sia splendida, e giù per la West Coast, fino a chiudere quasi l’anelllo a Glasgow, meta finale. Sarà un viaggio a tappe forzate, si spera non troppo bagnato. La Scozia ci ha sempre tirati, e già che s’era quassù…
Per il momento quindi da Loveridge Road è tutto. Ci rivediamo dopo le ferie, buone vacanze a chi riuscirà a farle 🙂