ce la sto mettendo tutta, credetemi. ogni giorno. sto profondendo tutto l’impegno che posso nel cercare di preoccuparmi seriamente della crisi. dall’italia mi arrivano mail angosciate e ansiogene, del tutto obbiettive e per nulla catastrofiche: l’UK è oggettivamente sull’orlo della bancarotta statale, è evidente che sono al collasso e hanno i giorni contati, è indubitabile che sono un popolo alla deriva, è lampante che il rimpatrio immediato è l’unica soluzione praticabile. prima che sia troppo tardi, prima che orde di inglesi, a milioni, affamati e incazzati si rovescino nelle strade a menarsi le mani l’un l’altro per l’ultimo tozzo di pane dell’isola. deve essere questa l’immagine che di londra viene veicolata nelle televisioni italiane. mi sono stati linkati articoli di autorevoli luminari nel settore dell’economia per dissuadermi dal folle proposito di rimanere ancora quassu’. per mia (s)fortuna di autorevoli luminari ne conosco pochi e nessuno nel settore, e incerta se dare credito o no ad illustri sconosciuti, ho optato per la seconda opzione…per farla breve, nemmeno questa estrema ratio mi ha persuasa al rimpatrio. e sì che tendenzialmente non mi si definirebbe ottimista, anzi direi che ho un certo talento nel crearmi problemi, ingigantirli, autoalimentarli; l’esercizio scellerato e autolesionistico della sega mentale è un’attività in cui, dopo anni di pratica, sfioro l’eccellenza; se fosse una disciplina olimpionica sarei in nazionale. per essere credibile e per onestà intellettuale devo ammettere che l’UK ha visto momenti migliori; sui giornali si dice che è la crisi peggiore dai tempi della indimenticabile signora thatcher, dal 1981 per l’esattezza; che è vero, migliaia e migliaia di posti di lavoro sono saltati, che alcune banche sono fallite, che alcuni negozi hanno chiuso; conosco persone che sono state licenziate, e ho notato che questo natale è stato sottotono rispetto a quello passato. ma affermare che la gran bretagna intesa come nazione è a un passo dalla bancarotta mi sembra quantomeno azzardato. non mi attarderò in paragoni oziosi tra l’italia e l’UK, perchè sono cose dette e ridette, e non è di questo che voglio parlare; una per tutte: è vero, alcuni studi stanno licenziando…ma in italia quando mai hanno assunto? salvo casi sporadici, quanti architetti sono stati regolarmente assunti, con un regolare contratto, in uno studio del belpaese? che questo non sia un buon momento per venire quassù lo diciamo a tutti; che non è più come un anno fa, lo ripetiamo da un pezzetto. per quanto mi riguarda continua comunque a non esserci paragone tra la vita che conducevo in italia e quella che faccio quassù. in termini economici E di soddisfazione professionale; parlo del tipo di lavori che faccio; parlo del rispetto con cui vengo trattata, nonostante sia un architetto giovane E donna; parlo delle responsabilità che mi vengono affidate. certo questa serenità e questo benessere derivano dall’avere un contratto, un posto fisso; che come concetto in italia mi dava l’orticaria; certo non voglio fare la dipendente a vita, ma quassù, e soprattutto di questi tempi, non me la sentirei di lasciare il posto fisso. e per adesso la crisi mi tocca abbastanza di striscio, proprio in virtù di un posto in questo studio che, almeno per il momento, ha difficoltà nel senso opposto, cioè a trovare personale per non affogare nei lavori (ma non voglio alimentare false speranze…cercano un senior conservation architect con notevole esperienza in UK). detto fuor di metafora, ammetto serenamente di aver avuto un culo vergognoso a 1)essermi laureata in conservazione, 2)aver deciso di venire quassù, 3)averlo fatto nel momento giusto. per quello che ne so oggi, dovremmo avere lavoro sufficiente almeno per tutto il 2009, anno che i famosi luminari di cui sopra definiscono il peggiore; sfangato questo, inizierà la ripresa. almeno così si dice…in un momento in cui tutti, se da una parte ammettono di non capirci una mazza, dall’altra si sentono pronti a dare consigli non richiesti e a offrire il loro punto di vista. catastrofico, s’intende. vista da questa prospettiva “privilegiata” la vita quassù in tempi di crisi può avere risvolti positivi. parlo dei mega sconti, parlo delle offerte nei supermercati, nei grandi magazzini, nei ristoranti. bighellonando su gumtree in una pallosissima domenica di pioggia ho avuto anche l’impressione che i prezzi degli affitti stiano leggermente diminuendo. il pallino del trasloco ancora non mi è passato… e mi passerà solo quando avrò traslocato, probabilmente. ovunque ci si rigiri, la parola d’ordine è battere il credit crunch. da questo punto di vista andare a far la spesa ora regala delle grosse soddisfazioni…ripeto, dalla posizione privilegiata di chi ha un lavoro ragionevolmente “a tempo indeterminato” come si direbbe in italia. in televisione e nei giornali non vedo allarmismi come quelli a cui geneticamente, in quanto italiana, sono abituata: la tendenza generale è di fornire tips, consigli, su come fare a risparmiare: dalle bollette al detersivo, dall’assicurazione dell’auto al sunday roast. addirittura direi che è la situazione congeniale al gene anglosassone: individuazione della situazione di allarme e conseguente pianificazione della sua gestione. reazione del tutto analoga quella del gene italico: individuazione della situazione di allarme, moltiplicazione per dieci dello stesso e conseguente pianificazione dell’esercizio dello scaricabarile. ma ovviamente sono opinioni della biondina che vedete lassù in alto, che sorride sotto la berretta celeste. niente di scientifico, per carità; nè, tantomeno, politically correct. ma sono davvero stufa di tutti coloro che, dall’italia, mi vengono a dire che a londra si vive male; sono anche un po’ stufa di sentir sempre e comunque parlare di questa crisi, che è globale, mondiale, e incontrollabile, per cui nessuno di noi può fare niente; e sono anche stufa di tutti coloro che per questo motivo si arrotolano su sè stessi, prigionieri di un loop mentale secondo il quale nell’immediato futuro moriremo tutti di fame. nel mio piccolo sono convinta, anche solo per serenità personale, che i momenti come questo aguzzano l’ingegno; e che forse e’ bene tenere i piedi per terra e non lasciarsi andare a isterismi di massa, tenendo certo un occhio vigile su portafoglio e conto corrente; ma che proprio chi non si arrotola su sè stesso e continua a tenere le antenne ritte, con un approccio un attimino più positivo, sarà chi ne uscirà più indenne…questo è il pensiero e mio augurio, con un ritardo imbarazzante, per il 2009 🙂
….da loveridge road, un abbraccio a tutti.
8 risposte a la crisi vista da me