a scanso di equivoci, esisto ancora. gli ultimi mesi sono stati abbastanza impegnativi dal punto di vista del lavoro. un cantiere che mi ha tolto tre anni di vita dovrebbe essere praticamente finito, salvo alcuni snagging items, alcune cose da sistemare. la ricerca degli snagging items per la verità sembra diventato il passatempo prediletto del cliente, anzi delle clientesse, perchè di questo si tratta: un lavoro che, tra le altre cose, ha riguardato la realizzazione di una nuova playgroup all’interno di una parrocchia. in realtà questo doveva essere una sorta di appendice a lavori più importanti, che grazie a dio sono finiti senza strascichi. in questo caso siamo invece, è proprio il caso di dirlo, in balia delle responsabili del playgroup, amabili signorine (di età variabile tra i 20 e i 70) ispirate da un solo credo, ad eccezione di quello religioso s’intende: gli architetti devono essere in grado di prevedere il futuro. perchè è per questo che li abbiamo assoldati e pagati. non mi attardo in particolari incresciosi, preciso solo che questo pool di cervelli mi ha fatto ripetutamente rimpiangere i soci. il mio boss, il gozzo più sgargiulo d’inghilterra, quando si accorge che la mia pazienza ne ha per poco (il che capita piuttosto spesso, dato che il padreterno non mi ha dotata di grosse riserve di pazienza) sorride e pronuncia la mia frase preferita: leave it with me. lascia fare a me, con il sorriso sornione di chi sa che sta per divertirsi. e sta per divertirsi sul serio, perchè ha ormai raggiunto la maturità (professionale) di chi sa che può osare dire e fare (quasi) tutto. politely, s’intende, in modo tale che alle signorine in questione rimanga il dubbio se costui le sta prendendo per il culo o no. il che, dite quel che volete, è una forma di arte. e per un lavoro che finisce (prima o poi) ce ne sono altri che iniziano o vanno in appalto. il lavoro della magione nel buckinghmshire sta andando avanti, con i ritmi sincopati della planning lady, come la chiama daniel, ovvero la signora deputata al rilascio del planning permission. la quale deve essere la versione urbanistico-edilizia della signorina rottermeier, dato che ha rigirato i nostri disegni come un calzino, per poi invitarci a ridisegnare i camini. quello che non manca mai di stupirmi ogni volta è il “filo diretto” tra architetto e tecnico degli uffici – la planning lady non è altro che l’equivalente del responsabile che lavora all’ufficio tecnico di qualsiasi comune italiano. se telefoni e la persona non c’è, lasci il messaggio e la persona veramente richiama quando torna in ufficio; se scrivi le mail all’indirizzo che ti è stato fornito, la persona veramente risponde alle mail, e con cognizione di causa, avendo cioè il disegno sotto gli occhi. alcune cose sono state decise nel corso di quella che potrebbe essere definita la versione telefonica di una partita a poker: daniel non voleva scoprire troppe carte perchè il “carico” avrebbe voluto giocarselo in futuro; dove per carico si intendono alcune soluzioni che ci avrebbero fatto guadagnare punti, da barattare disinvoltamente con altre soluzioni meno “ortodosse”. ad ogni modo qui l’approccio è notevolmente diverso, e la stretta collaborazione tra le due diverse parti della barricata è una realtà totalmente sconosciuta in italia. un altro lavoro che si svilupperà con tempi geologici riguarda la realizzazione di un museo nella cripta di una delle chiese più antiche della city. per la verità gli auspici del reverendo, ed anche i nostri, sono che il progetto si autoalimenti fino a coinvolgere tutto il complesso della chiesa e degli spazio annessi; che nella loro fruizione turistica sono, attualmente, quella che dalle mie parti si definisce una “colica“, cioè un qualcosa di quasi fisicamente penoso.
circa un mese fa ci sono state le reviews, ovvero le “revisioni” annuali: dei veri e propri happening nel corso dei quali il dipendente si trova faccia a faccia con i proprio datori di lavoro, più la practice manager della società (la quale ha richiesto, esaudita, la mia amicizia su facebook….e la cosa mi sgomenta un attimino), più un visitor partner da uno degli altri due studi spersi nel lontano ovest del regno. siamo stati tutti coccolati per benino, e a quanto pare il carico di responsabilità nel prossimo anno è destinato ad aumentare; cosa lusinghiera e auspicata :-).se non avessi un attimino allungato l’orizzonte temporale della mia permanenza quassu’, tra un paio di mesi sarebbe stata l’ora di togliere le tende. e ancora non posso credere che davvero siano passati quasi due anni. rivedo la mia vita quassu’ come i paesaggi che sfrecciano veloci intravisti da un finestrino di un treno, un fantasmagorico spettacolo di un proiettore per diapositive impazzito. il 2010 rimarro’ quassu’. solo per un altro anno, il tempo di spremere fino in fondo, e ancora, questo caleidoscopio che chiamano londra. sono grata a questa città per quello che mi ha dato e mi sta dando, per il senso di indipendenza, per le amicizie che sono nate e che talora, pur nella distanza spaziale e temporale, si sono rafforzate; per gli stimoli continui e i nuovi interessi che ho modo di coltivare. e in ultima analisi, per quello che, attraverso londra, sto conoscendo di me. la crisi c’è ancora nell’aria, e viviamo tutti (almeno i segaioli come la sottoscritta) con un sottile senso di paura e instabilità; che credo sia comunque generalizzato a livello globale. c’è chi dice che la crisi sta passando, chi sostiene che questa è solo una specie di tregua e il peggio deve ancora venire. va da sé che poi ognuno il proprio disagio e la propria frustrazione li sfoga come meglio lo aggrada. personalmente sono convinta che il londinese medio li riversi all’alba nella corsia numero 7 – la cosiddetta fast lane – della piscina dello swiss cottage leisure center. qui la sottoscritta si imbatte quotidianamente negli esemplari più aggressivi della storia dell’umanità, che muniti di occhialini neri a specchio, pinne e ipod sommergibile, devolvono i loro sforzi belluini nell’ingarellarsi l’un l’altro, superando il prossimo anche da sott’acqua, meglio ancora se scalciando e inveendo. e siccome sono tendenzialmente competitiva anche alle sette meno un quarto del mattino, ne emergo un’ora dopo distrutta, ma carica per affrontare le quotidiane sfide…compreso lo spettro della crisi.
e anche per oggi… da fitzjonh’s avenue è tutto.
5 risposte a nuota che ti passa…