no, we can’t. maybe
ma lasciateci provare.
(grazie della foto a Chiara Zilaghe)
io c’ero perchè mi era stato assicurato che non ci sarebbero state altre bandiere se non quella italiana e quella viola. era vero.
c’ero perchè mi avevano promesso che i toni della discussione non avrebbero assunto accenti volgari, beceri, scomposti, e che la discussione ci sarebbe realmente stata. era vero.
c’ero perchè mi avevano detto che, almeno qui a londra, la manifestazione avrebbe raccolto i malumori di tutti, da destra a sinistra, e avrebbe dato loro una voce. era vero. il titolo della manifestazione forse era fuorviante, o magari sono stati aggiunti contenuti via via che prendeva forma. ma non mi interessa. finché si grideranno cose in cui credo griderò anche io. anche da sola o con pochi intimi, all’occorrenza.
c’ero perchè mi mortifica, come italiana e come essere umano dotato di raziocinio, che in Italia si continui a definire politica una sottospecie di programma contenitore a reti unificate, un reparto geriatrico sbrindellato e sudicione, popolato di mafiosi e culi al vento.
c’ero perchè sono stufa di sentir parlare di società come un’entità evanescente a cui tutti e nessuno sembrano appartenere, a seconda della convenienza. io non sono la società, non lo sono nel bene e nel male, ma per fortuna ho ancora un corpo e una voce, e non sono evanescenti (voce soprattutto…). e questi ho portato, sabato, il mio corpo e la mia voce. insieme a tanti, tanti altri, più di quanti avessimo pensato.
grazie a tutti
5 risposte a metti un sabato a londra….