allora, in questi giorni funziona così. quello che leggete oggi l’ho scritto ieri; detto altrimenti, scrivo adesso stesa sul letto quello che leggete domani. questo comporta due ordini di problemi: il primo è che dovete fare a meno dell’oroscopo, dato che non ha senso a giornata finita, e del resto questi giorni è insulso pure quello, e comunque lo leggo, nel senso che vedo parole, lettere ma non capisco quello che leggo. il secondo problema francamente non me lo ricordo neanche più e se non mi facesse una fatica sovrumana avrei proprio corretto l’impostazione del periodo. dicevo: e lo scrivo con un occhio aperto e uno chiuso, dopo essermi trascinata sui gomiti a casa, aver strisciato fino al frigo, aver constatato che è impietosamente vuoto, aver considerato l’idea di nutrirsi ciucciando del grana padano congelato, aver ripiegato su due tazze di kiwi e crusca. oh, pe’ èsse bella fori ho da èsse pulita dentro.
ma qual’è la cagione di cotanto devasto? i soci. pausa. cosa significa? l’architetto con cui collaboro progetta delle case “popolari” (tra l’altro molto ricche, curate, ponderate, questo lo devo onestamente dire) per una cooperativa edilizia. per avere la casa ti fai socio e ti metti in lista. aspetti ics tempo e la casa piano piano arriva. in questa settimana 30 soci, con mariti mogli figli congiunti e cucuzzari vari vengono a decidere, sulle murature al grezzo, dove mettere termosifoni lavelli prese telefono tv frigo eccetera. il caso (chiamiamolo così) ha voluto che di interventi peep ce ne siano due, che stanno procedendo pressochè in sincrono, ragion per cui i soci da 30 diventano 60, distribuiti in due settimane. uno spasso, gente. paragonabile al gusto che dà un transit nelle gengive.
si inizia la mattina alle nove. si finisce la sera alle venti. un pool composto da due architetti e mezzo, il direttore di cantiere, il capo cantiere, l’idraulico, l’elettricista (tutti ciociari a eccezione di noi architetti), operai curiosi, al servizio di: checche troppo entusiaste, checche indecise, checche deluse, mariti intontiti e mogli col frustino, figli preadolescenti che svengono, mariti secchi secchi secchi, sordi e rassegnati, famiglie allargate di nove persone per un bilocale (e ciascuno deve esprimere con dovizia di particolari e di motivazioni il proprio punto di vista), rompicoglioni logorroici, rompicoglioni polemici, rompicoglioni tuttologi, rompicoglioni aggressivi, pronti senz’altro a menare le mani.
un variopinto e folcloristico campione di umanità, un catalogo delle possibili declinazioni del genere umano che lascia senza fiato; un diabolico combinato disposto di quanto di più perverso esista in circolazione, dotato di braccia, gambe e purtroppo di bocca, preso e sguinzagliato a bischero sciolto per il cantiere.
il primo impatto è stato devastante, complice anche un chicken deluxe al polistirolo e schiuma poliuretanica di mac donald con cui mi sono dovuta nutrire a pranzo. e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti, al de llà del fatto signò che la sera me viene da parlà ciociaro pur’ammè; scritte in preda a crisi di identità, tedio leopardiano e visioni mistiche, le leggete nel post di ieri. poi ci ho dormito su. poco, tra l’altro. e questa mattina, dopo un paio di dozzine di shottini rum e pera, ero pronta per ricominciare.
alle nove puntuale il carrozzone inizia a muoversi. “allora signò, dove la volemo mette ‘sta bbbagiù?” – “architè, che dice, ‘r citofono lo volemo mètte de qqua? oppure penzi che la signora ce vole mètte ‘r videocitofono ner qual caso lo mettemo de llà?” – “non lo so architetto, secondo lei io penso che ce lo voglio il videocitofono?” – “signò che dice? nove elementi da seiciendo, oppure sette elementi da ottociendo oppure non so quanti elementi da cientosettantaquattro? signò, penzaci bene (ti prego nonlodirenonlodirenonlodire): è la decisione de ‘na vita” – “architè che dice, centeddieci? centevventi? centeqquindici? Vogliamo fà centeqquindici?” – “architetto scusi, qui dalla piantina che lei ci ha dato rislutavano tremiladuecentocinquanta micron, ho misurato ora e vedo che sono tremiladuecentocinquarantacinque, che storia è? Mio marito è di là che sta misurando il bagno col microscopio a scansione ottica, preghi iddio che almeno quello torni” – “allora, signò, che vuoi fa’? metto tre deviatori, due deviatori e un invertitore, tre invertitori, due invertitori virgola cinque e zero virgolacinque deviatori? signò, te me lo devi dì” – “ecco, quasi finito… qui, accanto alla tredicesima presa LAN del salotto, avrei progettato di mettere il pulsante per il decollo dello shuttle; mentre di qua, accanto al carica batteria dell’uccello elettrico, il pispolo per lo sganciamento del lem. mentre qui…ah no la presa per il minchiofrullosbattitore è di là. ok. finito. ah no…e l’accumulatore per l’interpolatore favalitico differenziale?“.
e piègati, allùngati, stirati, sali, scendi, dove sono le chiavi della baracca chiedile a vincenzo volentieri se mi dite chi è vincenzo, sali, rincorri il socio che si sta per tuffare a volo d’angelo nello scannafosso, scendi, ecco una firma qui, allungati, salta, altoquantocosì?, timbra, stampa, smoccola, allungati, piegati, di qua ancora la scala non c’è dovete fare il giro, scendi, di quanto lo facciamo sporgere?, cambia la cartuccia e quella vecchia sotterrala, qui in che senso si apre la porta?, scendi, allungati, è arrivato il socio delle sei?, sali, mi ridate le chiavi?, scendi, stampa, timbra, ma il letto da che parte lo volete?, sporgiti, piegati, alto così va bene?, scendi, chiudi, collasso.
a domani!
2 risposte a aiutoooo