Corazzata Potiomkin

5 Marzo, ossia 2008-03-04

Prima o poi doveva succedere. E non mi riferisco solo alla sconfitta europea della mia equipa. Amato Milan. È successo che, come era prevedibile, questo blog è partito a razzo con i miei post e con quelli degli altri, i “visitanti”, ma poi i post hanno cominciato a scarseggiare. Sono cominciate le prime assenze ingiustificate. E poi aggiungiamo a tutto questo il fatto che la settimana prossima tornerò ufficialmente a disposizione dello sterile mercato lavorativo di noi architetti e amatori del tema. Prima o poi…E sì perché l’architetta, così come mi aveva già anticipato appena un mese dopo la mia assunzione, mi ha confermato che adesso che abbiamo finito il progetto della casa di sua sorella, e non essendoci altro lavoro urgente da fare, è ritornata a parlare con me di quell’argomento “un po’ seccante”, um bocado chato, della mia despedida. She’s fired me!. Però adesso non pensate che aggiorno il blog solo oggi perché cerco un appoggio morale o perché ho più tempo a disposizione o perché voglio farmi un po’ di pubblicità e quindi se conoscete qualcuno in Portogallo che ha bisogno ecc. ecc….

Comunque una di queste tre ragioni è vera.

A matitaD dico che, teoricamente parlando, Restauro forse è una delle cose più affascinanti dell’università. Il problema però è che, secondo me, ci dovrebbe essere una Facoltà apposta solo per Restauro, dovremmo avere il coraggio di separarci da “loro” come è avvenuto (o forse no, non lo so) quando abbiamo fatto la scissione con tutta l’Ingegneria in senso stretto. Anche se ancora conserviamo certe impurità come Statica e Scienze delle Costruzioni e Affini. Scusate ma io ho un trauma con le materie scientifiche. A proposito di film orientali e “Ghezzate” varie…non vedete mai Still Life. Vi basta sapere che è cinese. Non parla di architettura ma gira intorno al mondo delle costruzioni, del cantiere. Vi prego non fatevi del male.

A Giordana, cosa devo dire? Giordana mi ha fatto capire che involontariamente si fanno propri dei modi di dire della lingua che si è costretti a parlare per molto tempo. Chiamo “opera” i progetti di Siza o di qualcun altro perché in Portogallo è comune parlare di “opere” quando si parla dei lavori degli architetti. Non avviene sempre ma è abbastanza comune, soprattutto quando si parla dei “grandi”, ovviamente. In Italia avrei sicuramente detto <>. Ma qui, involontariamente/volontariamente, non lo faccio. È opera e basta. Quindi ricordatevi che quando state progettando, state facendo un’opera. Niente di più, niente di meno. Capito?

Vi racconto una storia fighissima. Una sera ero al Piolho (si, un giorno vi dico che cosa è il Piolho) e c’era un tipo ubriaco. Un signore. Siccome i camerieri continuavano a dirgli di stare zitto o abbassare la voce, lui rispondeva << a me nessuno mi chiude la bocca! Capisci (in Italiano)? Capisci?….>>. Bellissimo. Usava l’Italiano per zittirli. Non so se ve l’avevo già raccontata, comunque…

Comunque, ritornando a noi, del Siza napoletano ho visto solo qualche fotografia in una rivista. Al momento mi era piaciuta, “l’opera”, ma in effetti non so cosa dire perché le pubblicazioni al riguardo sono scarsissime. Sarà un motivo in più per andare a Napoli. Si, lo so, adesso tutti i napoletani mi diranno <>. Ma era così per dire…

È che l’architettura, alle volte, è come Zidane: dal vivo è un’altra cosa.

“Tere”, che dire, poi, di Lisbona? Ci sono stato un sacco di volte ma è stato solo in questo week-end che l’ho trovata ancora più meravigliosa che mai. A tutti i lettori che seguono questo blog, residenti e non in Portogallo, do appuntamento al Bairo Alto per uno dei prossimi fine settimana. Copos (bicchieri)…a nastro, come le finestre di Siza. Scusate ma per alcuni devo tradurre.

A Giordana, infine, porgo tutte le mie più sentite invidie per i viaggi che ha fatto. Leggerò i suoi diari, già ho letto qualcosa ma quando dico “leggerò i suoi diari” voglio dire che lo farò per bene e con calma. Un po’ come avrebbe bisogno di essere letto questo post.

E poi Ciccio, che mi invita a sciare a Covilhã e/o dintorni…Ma Ciccio, tu ancora non lo sai quello che dicono di me i miei amici? <>

Voglio vedere anche Ciccio al Bairo Alto. Ciccio mi chiede qualcosa su di me. Che dire. Scrivo su questo blog di cose mie e di cose portoghesi. Cerco di capire se quello che vedo io, e quindi di riflesso “quello che penso io”, è la stessa cosa che vedono gli altri. Ammiro il Portogallo, lo adoro in certi suoi aspetti ma non lo ho ancora “fatto mio”. Ci sono cose di questo paese che mi hanno fatto amare ancora di più l’Italia e quindi adesso mi sento come in una condizione “giornalistica”, come un inviato speciale dall’estero. Se avessi fatto la facoltà a Venezia, Bologna, o a Napoli, Roma, Palermo…oppure anche nella Ferrara ma di questi ultimi anni (tra l’altro io ero pure un pendolare: iper-penalizzante) non avrei considerato la vita accademica portoghese così speciale come la considero oggi. Quando però si parla di città universitarie come Porto, Coimbra soprattutto, e quando si parla della Queima, beh…tanto di cappello a stì studentelli.

Per chi non lo sapesse la Queima è una grande festa studentesca nazionale. Quella con più tradizioni è quella di Coimbra, La città universitaria per eccellenza. Però ragazzi anche quella di Porto…

Vi parlerò più avanti anche della Queima. Adesso vado. Magari aggiornerò questo post oggi. Cioè stasera. Forse,

Ed. E scusate se mi sono dimenticato di qualcuno.

PS

Grazie del link per Altrimenti ci arrabbiamo. Da far studiare a scuola. Come Fantozzi sulla Corazzata Potiomkin

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