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9 di Marzo.

0 foto.

Volevo parlarvi di un’opera architettonica che sono andato a vedere. E cioè,…ho chiesto alla mia ragazza se sabato voleva andare a fare una gita a Viana do Castelo (40min. a nord di Porto, sulla foce del fiume Minho) specificatamente per vedere un’opera di Siza. E lei pare che abbia detto <>. E così sabato siamo andati. Più che per me, ho portato la macchina fotografica per fare delle foto per voi, per poterle pubblicare sul blog. Ma siccome no ero molto ispirato, o molto più probabilmente a causa del fatto che sono un pessimo fotografo, queste foto non sono venute un granché. Per tanto dovrò fare tutto con le parole, o almeno tentare

E dunque Viana do Castelo è una cittadina del nord. Come Porto si affaccia sulla foce di un fiume, il Minho, e non voglio dire che praticamente la città si affaccia sul suo proprio porto, ma è quasi così. Pertanto la Câmara, cioè il municipio, ha deciso di occupare una larga esplanada che si affaccia sul fiume con una serie di edifici significativi. E chi sono stati chiamati per fare questi “edifici significativi”? Sicuramente era l’occasione giusta per vedere Siza, il suo ex discepolo Souto de Moura e l’anziano maestro Távora al lavoro insieme, hanno pensato a Viana. Quindi il piano prevedeva: due edifici rettangolari, due filetti che erano la continuazione ideale di un viale che corre ortogonalmente al fiume, realizzati dal “vecchio maestro” e tutt’ora realizzati; un palazzetto per lo sport e altri eventi alla destra dei filetti (avendo l’estuario del Minho di fronte), di pianta quadrata e che sarà realizzato dall’ex discepolo (già ci sono pubblicazioni approfondite su questo progetto); la nuova biblioteca comunale a sinistra (tutt’oggi ancora aperta a mezzo servizio), che è praticamente una serie di stecche che circondano una corte, vuota, quadrata. Sto parlando della famosa biblioteca di Viana do Castelo di Álvaro Siza Vieira, già realizzata, gia fotografata, già pubblicata in varie forme e versioni. Io sono andato a vedere quest’ultima.

Forse avevo già visto troppe pubblicazioni e quindi l’effetto che ho avuto vedendo questo progetto non era quello di sorpresa e commozione! Però una certa soddisfazione nello stare lì di fronte a un nuovissimo Siza c’è pure stata. Ma la sorpresa stava anche nel fatto che, nelle diverse pubblicazioni che ho visto di questa biblioteca, in nessuna foto si vedeva il contesto, voglio dire: un po’ più di contesto…e si, perché uno degli edificini di Távora è proprio lì al lato e ha una relazione fortissima con la biblioteca. Nessuna foto cattura questa relazione, nessun commentario ne parla, se non un numero di casabella, credo, dedicato al Portogallo. Ok, forse quando uno è andato lì a fare le foto ancora non c’era l’altro, ma adesso mi aspetto che nelle prossime pubblicazioni qualcosa ne venga fuori. E quello che ne deve venir fuori, secondo me, è il seguente.

L’allievo supera il maestro? Quante volte avete sentito questa sciocchezza. E si, perché l’allievo supera il maestro, ma non sempre! Távora in Portogallo è ammirato più che per la sua architettura (anzi, bisognerebbe dire “oltre che per la sua architettura”) per il contributo umano che ha dato nella creazione di una sorta di autocoscienza degli architetti portoghesi. Cioè è come se lui avesse detto << cari architetti, cari architetti portoghesi, voi ci siete, esistete…potete creare delle cose di grandi qualità, già ne avete create qualcuna nel vostro passato, già avete dei bei talenti emergenti, tipo questo ragazzo, questo Siza che ho preso con me in studio…io adesso vado ai CIAM e poi vi dico cosa succede in Europa così poi vi dico tutte le novità! >>. Ebbene Távora, qui, zitto zitto, ha tirato fuori un’operuccia di tutto rispetto, che sebbene riprende qualcosa dell’allievo, riesce comunque a dare quella idea di qualcosa di pulito, preciso, originale,…portoghese!

13 Marzo.

2 architetti.

Mi è successa una cosa, in agosto, quando andavo in giro a distribuire personalmente un bustone con dentro un super-esiguo curriculum vitae e un cd con i miei migliori(?!) lavori accademici. Insomma qualcuno mi chiamava…anzi, ero io che chiamavo per sapere se avevano ricevuto il mio plico (qualcuno dovevo inviarlo per posta, sono centinaia gli studi di architettura) e questi mi rispondevano che si, l’avevano ricevuto e adesso mi fissavano un appuntamento con l’architetto. Grande! Alcuni poi mi contattavano via e-mail, prima che io gli facessi la “telefonata di verifica”. E mi scrivevano <>. E io, in quei casi, pur cercando di negarlo a me stesso, in fondo, in fondo, sentivo in me una subdola vocina…è fatta! È capitato due volte. Io andavo lì e il tipo non aveva lavoro, voleva solo conoscermi. Uno perché aveva visto il cd e qualcosa gli era piaciuto, anche se il cd, in sé, era <>, un altro aveva cominciato a leggere il mio curriculum e poi quando ha letto la riga “experianças academicas: Erasmus na FAUP (esperienze accademiche: Erasmus presso la Facoltà di Architettura di Porto)” allora ha pensato: <>. Io invece non capisco come si fa a far perdere tempo e speranze alle persone per poi dirgli che adesso non hanno bisogno. Forse ad ottobre. Per carità, nulla di male ad avere una debole speranza ad ottobre quando le prospettive di allora erano quelle di non trovare nulla per chissà quanto tempo ancora. Però è evidente come questi due architetti, pur nella loro bontà d’animo, pur involontariamente, hanno creato una piccolissima aspettativa che non era assolutamente il caso di creare, soprattutto in un mercato che è così in crisi come mi andavano e mi vanno ripetendo loro. E come vado ripetendo io agli altri che me lo chiedono. Comunque, nulla per cui non si continuasse a dormire. Adesso che dovrò ricominciare la distribuzione dei plichi ci sarà ancora da sudare. Si vedrà. L’ambiente in cui vivo mi dà coraggio.

Il secondo architetto di cui parlavo, però, è stato più onesto. Mi ha detto <>, come per dire: tra un mesetto, forse, uno dei suoi uomini se ne sarebbe andato ed io ero in cima alla lista per sostituirlo. Questo architetto è Joao A. Rocha, su di lui c’è qualcosa di interessante che è uscito su qualche casabella dedicato ai portoghesi. Il tipo deve avere uno studio molto ben avviato. Mi disse che aveva 12 collaboratori, che sono tantissimi in uno studio di architettura portoghese non ancora conosciutissimo in Europa, tutti in regola.

A proposito di “tutti in regola”. Molti, qui, mi chiedono qual è il salario minimo in Italia. In Portogallo è 400E. e passa, con un “passa” molto inspec
ificato e inspecificabile. Cavolo! Ma io non lo so qual è il salario minimo in Italia, ho un’idea che va per categorie, ho sempre sentito parlare in Italia di salari minimi in relazione a ciascuna categoria…mai sentito di un salario minimo nazionale! Ma sarò così ignorante? Beh, comunque io non so rispondere, e questi ci rimangano male. Qualcuno non fa neanche finta di nascondere lo sdegno.

Ma ritornando al secondo architetto, il tal Rocha, a cui io non ho fatto sapere più nulla perché nel frattempo mi aveva chiamato il figlio dell’Altissimo, anche il Rocha, caro, mi fa dei discorsi un po’ così…mi dice che ha appena partecipato a due concorsi, che però uno dei due proprio non ci teneva a vincerlo perché gli avrebbe dato troppo lavoro. Ora, il buon Rocha, io non lo conosco bene ma mi sembrava proprio il classico pezzo di pane, “sputa” sul lavoro. È come buttare via la carne. Forse fa la stessa cosa che facciamo noi come quando buttiamo via un vecchio cellulare che ancora qualcosa poteva dare, un vecchio vestito, un foglio di carta con ancora molto spazio per annotare qualcosa…non so, forse lui fa la stessa cosa solo che la fa con il lavoro. Forse anche io se un giorno avrò la possibilità di comandare su qualcuno potrò fare la selezione dei lavori più o meno interessanti da accettare (e già lo faccio quando vado in cerca dei concorsi più o meno appetibili), ma io mi chiedo: a cosa pensava mentre faceva faticare la macchina di quei 12 collaboratori per un concorso al quale non era poi così tanto interessato? Poi ha cominciato a parlare dell’architettura italiana. Che adesso era una pena, una tristezza, che una volta per loro giovani studenti Terragni e Nervi erano una referenza e che invece adesso era tutta una pena….Al momento non risposi, non era il caso. Ma più volte, delle volte sotto la doccia, mi è venuto in mente a come potrei rispondere a questi personaggi che pensano così della nostra architettura, e dell’Italia. Potrei dire che Renzo Piano è 10 volte più conosciuto nel mondo del loro Sizinho, potrei dire che ogni progetto che fa, il genovese guadagna quasi quello che ha guadagnato il portoghese nella sua vita, sempre se questo volesse dire qualche cosa…potrei consigliare a queste persone di andarsi a vedere un casabella, un area o un the plan (che qui si trovano) se veramente avessero voglia di vedere cosa succede in Italia. Ma siccome loro credono di avere una conoscenza ben approfondita dell’Italia, solo perché nelle loro riviste o nel El Croquis non ci sono lavori “italici”…Anche da noi, in Italia, non ci sono notizie su quello che avviene all’Est, o in Russia (anche se l’ultimo numero di area è proprio su Mosca), o non ci sono molte notizie, ma almeno vedo che qualcosina sta cominciando a cambiare, qualche orizzonte in più…una certa curiosità in più….qui proprio niente. 0.

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