Questo e quello: storie di uomini Lusi.

Ci sono dei portoghesi che fanno il gesto delle manette, che intimidiscono per ottenere dei favori, che fanno illazioni gravi senza uno straccio di prova, che parlano di cose che non sanno o che non hanno vissuto in quanto non protagonisti, che provocano i colleghi e che insultano pubblicamente coloro che hanno la sventura di lavorare per loro. Generalmente questi signori vivono in ambienti famosi per la mancanza di stile e per la quasi totale assenza di rettitudine che, anche se intuita già da tempo, salta fuori sempre con un po’ di ritardo. Poi ci sono i portoghesi che si fanno amare. Uno di questi è sicuramente Álvaro Siza Vieira, l’uomo di Matosinhos (piccolo comune piscatorio a nord-ovest di Porto). Sentire le sue interviste è sempre un vero piacere. Questo signore di 70 e passa anni si può sicuramente definire un archistar perché la sua notorietà, nel mondo dell’architettura, non è seconda a quella dei vari Gehry, Hadid e compagnia bella. Molte delle sue architetture hanno lasciato il segno, ma ancora di più lo hanno fatto il timbro pacato della sua voce da veterano del fumo, i suoi occhi piccoli, vivi e dalle palpebre pesanti e appassite, le sue mani disegnanti dalle dita cicciottelle, la sua parlata impastata con la sigaretta pendente sull’angolo della bocca e non ancora accesa. Poi ci sono dei portoghesi che fanno il gesto delle manette, che intimidiscono per ottenere dei favori, che fanno illazioni gravi senza uno straccio di prova, che parlano di cose che non sanno o che non hanno vissuto in quanto non protagonisti, che provocano i colleghi.

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