il riposo

Tra poco si affaccerà il tramonto. Farà capolino quasi all’improvviso, come un UFO. Sprigionerà una calda vampata di colori, prima di morire. Sarà come vedere delle pitture “a cielo aperto”. E dopo lo spettacolo vangogghiano,…arriverà l’ora della cucina. Cose semplici, come mettere l’acqua sul fuoco, sedersi e rilassarsi.
Si spegne stancamente anche questa domenica lisboeta. Maggio e le sue bellissime feste studentesche viene archiviato lentamente, come una vecchia bandiera. I concerti jazz nel parco di Oriente, sotto il moderno Ponte Vasco da Gama, non mi avranno. Seguiti da tutti gli amici e dalla gente svestita che ancora combatte il feddo dell’estuario, magari mi vedranno comparire in qualche altra occasione.
Il Benfica perde la terza partita più importante della stagione, sempre allo stesso modo.

Quando si vive per lavorare, il resto delle ore viene vissuto seguendo questa regola: «c’è tempo». Anche i sogni vengono sognati a data da destinarsi. «Ci si sbatte un casino», come dicono i giovinastri, e si ritorna nella vita reale privi di energie. Svuotati. Lobotomizzati. Malati. Poi, da una delle 7 colline di Lisboa, (ri)spunta improvvisamente il tramonto. Con i suoi colori caldi ridipinge le facciate degli edifici. E l’essere lavorante si (ri)riscopre…vivente.

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