Eh sì, ci risiamo.
A ottobre il Comune ha mandato qualcuno a montare le prime luminarie, che però non sono state ancora accese.
Anche alcuni centri commerciali hanno cominciato a fare la loro parte, seguiti a ruota da altri edifici appartenenti a importanti istituzioni.
Durante il fine settimana i baristi hanno agghindato i loro locali con fiumi di ragnatele, cataste di scheletri e bambole stregate, mentre dal soffitto di qualche negozio pendono immobili delle stelle molto appuntite, argentate o dorate, forse con lo scopo di scaldare i cuori, rammentando la magia del Natale.
In sintesi: non è successo nulla.
Le due carcerazioni sanitarie e le demenziali contraddizioni antiscientifiche che avvolgono “la brutta faccenda virale” sono un ricordo più o meno lontano, che riaffiora solo quando entri in una grande superficie commerciale o quando sali su un mezzo pubblico, per via dell’obbligo di indossare la maschera.
Eppure anche in Portogallo il dissenso è criminalizzato, in barba alle inoppugnabili leggi della virologia e del buonsenso.
Probabilmente i nostri animali di compagnia ci stanno guardando come se le vere bestie fossimo noi.
D’altro canto la vita non ha mai smesso di scorrere, sempre con la sua solita pazza oscillazione, in un’altalena di gioie e dolori che nemmeno i tamponi più sensibili saranno in grado di circoscrivere.