Data stellare 22.11.2006

YAAAAAAAAAWN… sbadiglio… Si comincia! Stamatina, venendo in ufficio, ricordavo gli annunci più stravaganti cui ho risposto in questi mesi, cercando, in base al linguaggio, alle richieste, di inquadrare i datori di lavoro…
La jungla insidiosa del mercato del lavoro va affrontata con attenzione.
Dovete sapere che anche nell’offrire lavoro ci vuole esperienza. E se non sei capace, rischi di inanellare degli insuccessi incredibili, nella ricerca di un ragazzo/a da sfruttare! E’ quasi comico “beccare” questi novelli schiavisti: hanno le classiche pretese da chi ha aperto da poco o hanno la convinzione che a breve sfonderanno. Vivono con l’idea dello studio all’americana, con i nomi sulle porte, una divisione gerarchica piuttosto forte, dove il vertice è composto dai “soci” e la base dagli “operatori CAD” (notare il parallelo con il “faraone“, la sua corte e gli “schiavi“). Ovviamente l’idea delle paghe è più simile a quello di un’industria di palloni da calcio…
Gli annunci normalmente sono su questo stile:

Studio di progettazione cerca architetto max 30 anni, laurea minimo 110/110, con almeno 5 anni di esperienza nel settore pubblico e 5 nel settore privato, perfetta conoscenza lingua inglese, perfetta conoscenza cad, 3d studio, photoshop, grande disponibilità, totale dedizione al lavoro, capace di redigere esecutivi, capitolati d’appalto, computi metrici, fascicoli del fabbricato. Si valutano Curricula (anzi: curriculum, ignorando il plurale latino, o peggio: curriculums… all’inglese!). Asternersi privi requisiti. Il possesso di auto/moto sarà requisito preferenziale

Già da qui ti rendi conto che hai a che fare con un pivello. Al di là del dato per il quale dovresti essere laureato, avere 10 anni di esperienza e 30 anni di età (non posso fare nomi per ovvi motivi, ma vi giuro che mi sono imbattuto anche in paradossi di questo genere)… ma diamogli fiducia! Può aver scritto una bozza che poi ha sovrascritto male… chiamiamolo. Dopo 75 squilli risponde una voce scocciata. Chiedi informazioni, pensando tra te e te “Dio mio, che segretario maleducato si è trovato questo tipo!” salvo poi scoprire che è il titolare e l’unica persona che lavora in quello studio. Immediatamente parte una romantica descrizione, dove si decantano le eccezionali virtù dello studio, la sua immensa compentenza in ogni settore che Dio ha creato, capace di urbanistica, design, arredamento, progettazione, riqualificazioni edilizie. Quindi si parla del lavoro:

Contratto?
Santo cielo, contratto? No, troppo “formale”! Collaborazione esterna. Full time.
Prego?
Sì, certo. Collaborazione esterna full time. 8 ore. Poi se ci sono le consegne, senza piantar grane, si sta fino a tardi, sabato, domenica…
Adeguando il compenso immagino
No. Il compenso è sempre lo stesso
Ma allora che c’è di esterno in un collaboratore che VIVE a studio? Vabbè… almeno mi potrò occupare di progettazione!
Ah no! Io sono il titolare. Io progetto. Tu digitalizzi i miei schizzi!
Ma allora non le serve un architetto, ma un caddista!
Noi non crediamo nella rigida separazione dei ruoli… disegnatore, caddista, architetto… no, noi abbiamo un ambiente dinamico, giovane!
Mhhh… al di là del delirio di onnipotenza che l’ha portata a usare il “noi”, immagino di dover interpretare questa ultima frase, rileggiandola così: “Non me ne frega nulla se facevi tu i progetti e Renzo Piano li firmava solo. Io qui dentro ti faccio lavorare e ti carico di responsabilità come un architetto, ma ti pago meno quello che mi viene a fare le pulizie 2 ore a settimana!”. Vabbè, sono disperato: il direttore della banca mi dorme in casa e la moglie telefona a tutte le ore del giorno e della notte per sapere quando torna. Di che paga parliamo?
Beh, prima c’è il periodo di prova!
Ah… mi faccia capire: chiedete dei requisiti che sull’enterprise Picard mi assumerebbe immediatamente come vice capitano e voi chiedete PURE la prova. Capisco… ma voglio venirvi incontro: è giusto! Dove sapere con chi avete a che fare. I periodi di prova, per LEGGE sono al 100% dello stipendio. Quanto è lo stipendio?
Il “contributo” iniziale sarà di 200 euro lordi al mese. Non sarà una vera e propria prova: uno stage con rimborso spese. Poi, al termine dello stage parleremo dell’ingresso in azienda.
Uno studio di una persona e ha il coraggio di chiamarla azienda, eh?! Ma vi rendete conto di come ci fregano?! I CCNL (CONTRATTI COLLETTIVI NAZIONALI DEL LAVORO) prevedono che una persona in prova, debba essere retribuita ESATTAMENTE QUANTO UN DIPENDENTE ASSUNTO! E loro che fanno? Per non pagarci, si inventano lo STAGE! Il bello è che lo chiamano comunque PERIODO DI PROVA. Ma in termini fiscali è solo uno stage… Ok, dal vocabolario del cittadino:(http://www.pbmstoria.it/dizionari/dizcittadino/lemmi/420.htm):

Stage: termine francese che significa “tirocinio”. Viene usato per indicare un periodo di tempo di addestramento trascorso in un ufficio, per imparare nella pratica il lavoro che vi si svolge.

Questo vuol dire che dopo un periodo in cui ti viene insegnato il mestiere, diventi un lavoratore… Ma se dal CV risulto un lavoratore con esperienza, CHE MI VUOI INSEGNARE? E se anche tu trattassi una particolare pratica di cui non ho esperienza (esempio: il capitolato d’appalto), ma CI VOGLIONO 3 MESI PER INSEGNARMELA (tra l’altro il capitolato ce lo insegnamo all’esame di Estimo e Esercizio professionale, ma vabbè!)?! Avanti…

Quanto dura il periodo di prova?
3 Mesi
3 MESI?! Ma in 3 mesi si fa una FINANZIARIA per un paese di 60 milioni di abitanti!!! Andiamo avanti. La paga definitiva, finito il periodo di prova?
Eh, poi vedremo!

Questi cialtroni, dalle mille pretese e nessuna disponibilità, dopo un mese, (dopo una incredibile serie di buche da parte degli aspiranti schiavi, che fiutato il pericolo, scappano a gambe levate) rimettono l’annuncio abbassando notevolmente le pretese, ma NON aumentando l’offerta, il “contributo” o diminuendo il periodo di assurdo stage! Ovviamente, la chiacchierata telefonica, non cambia…
Ma chi abbocca? Chi ha davvero bisogno e è costretto a mandar giù il rospo?
Beh, una volta mi è toccatto accettare… e questo è il sunto di una delle ultime chiacchierate…

“Scusi architetto…”
“Dimmi caro, ma sbrigati che devo andare in cantiere”
“Cantiere?! Uh che bello! Posso venire? Sa, dopo 8 mesi non ho ancora nemmeno visto un operaio…”
“Ma stai scherzando? E se ti fai male? No no, lascia perdere. Lo faccio per te guarda… E poi i cantieri sono sporchi, tu stai qui e manda quei fax”
“Basta architetto! Io sono intenzionato a andarmene”
Poggia il cappotto (di Armani), si toglie la sciarpa (di Valentino) e ti mette la mano sulla spalla.
“Ma come, io ho investito tanto su di te, ti ho dato fiducia, nonostante non abbia un cent da spendere!”
“Ma non ho imparato nulla!”
“Ma come sarebbe a dire? Io ti sto facendo sgobbare tantissimo!” Qui va detto che non è colpa loro… soffrono del complesso di Miaghi, l’anziano maestro giapponese di karate kid: se mi dipingi lo steccato del giardino, automaticamente hai imparato a parare i colpi di bruce lee, brendon lee, tommy lee, del generale lee e guarda lee, ma dove? lee lee!
“Ma veramente è già tanto se mi allontano dalla postazione… anzi… a dire il vero starei an
cora aspettando quei 300 euro che mi deve per quel lavoro”
I suoi occhi frugano lo spazio circostante rapidamente… in cerca di una via di fuga? Quindi affronta la morte con un sorriso
“Ma certo, ecco!”
Ti mette in mano una fascetta di pezzi da 50. Li conti rapidamente
“Ma sono 250…”
“Eh, il bancomat mi ha fatto prendere solo questi. Ma domani ti do gli altri”
e esce dalla porta come se lo studio stesse per precipitare in un burrone.
Inutile dire che quei 50 euro non si vedono MAI.

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