data stellare 26.11.2006

A quanto pare il mio intervento ha fatto breccia…
Lasciate che vi racconti una cosa “mia”: al di là delle evidenti manifestazioni di follia infantile (a 4 anni andavo sostenendo che avrei fatto l’architetto della Lego… tutte le rotelle a posto non le avevo evidentemente), mio padre fin da piccolissimo mi ha detto “tu farai l’ingegnere”. Lui tutt’oggi nega, ma io ho ricordi nitidissimi.
“Io farò il calciatore!”
“No, tu farai l’ingegnere!”
“Io farò l’architetto della lego!”
“No, tu farai l’ingegnere!”
“Io farò il professore di lettere!”
“No, tu farai l’ingegnere!”
A forza di lavaggi del cervello (a 90° e senza ammorbidente oltretutto) finito il liceo mi sono iscritto a ingegneria. Mio padre avrebbe dovuto intuire immediatamente che razza di casino aveva combinato, visto che a mezzanotte della sera prima dell’ultimo giorno di consegna dei documenti di iscrizione, ancora non avevo scelto QUALE ingegneria… e non per indecisione, bensì per mancanza assoluta di voglia.
Mi sono fatto i miei bravi 3 anni, ciondolando qui e lì, dando qualche esame ogni tanto giusto per non farmi rompere le palle.
Dopo 3 anni mio padre sbotta
“Non ce la faccio + a vederti così! Se vuoi cambiare facoltà, fallo! Se vuoi andare a lavorare, fallo! Ma fai qualcosa!”
Per me fu come sentirmi dire dal secondino “Ragazzo, c’è stata l’amnistia. Sei libero!”. Iniziai un programma piuttosto feroce di selezione. Andai a seguire lezioni a economia e commercio, lettere, lingue. Alla fine mi trovai dalle parti di Valle Giulia. E scelsi.
Ovviamente il DNA doveva avermi detto qualcosa in quel momento, avendo avuto un padre, uno zio, un nonno architetti e svariati altri parenti prima che la facoltà di architettura venisse creata qui in italia…
Ho iniziato subito a lavorare come disegnatore CAD, dal primo minuto. Lo usavo piuttosto bene, perchè fino a quel momento mi ero divertito a progettare arene per Quake (famoso sparatutto) con un programma molto simile a autocad…
Insomma: la vita si era dannata per mandarmi dei segnali.
Li ho solo interpretati con un leggero ritardo…
Quale è la morale di questa storia? Che ognuno di noi ha una storia da raccontare. L’università, dico sempre, se non la ami, non la fai, non la finisci.
Se abbiamo finito architettura, abbiamo sputato sangue sull’esame di abilitazione (cosa che sto facendo anche oggi… O Dio mio… è martedì… mi sento male al solo pensiero…), è perchè noi questo mestiere lo amavamo.
Dove sbagliamo? Perchè non troviamo lavoro? Perchè ci lasciamo mettere così i piedi in testa?
Ci odiano? Sono tutte carogne? Sono cattivi? Siamo troppo buoni?
Il problema è sempre lo stesso: se qualcuno fa qualcosa è anche perchè qualcun’altro glielo lascia fare.
Noi abbiamo permesso che CHIUNQUE ci camminasse sopra. Quando l’idea di “sbottare” era tanta, c’era sempre qualcuno che ci diceva “Ma che ti metti a fare? Ma in fin dei conti ti serve per l’esperienza! E poi questo signore non è così male, ti ha anche fatto il regalo a natale…” Se poi ci saltava in testa di rivolgerci al sindacato “Ma sei impazzito! Guarda che ti rimane tipo fedina penale! E poi i sindacalisti sono tutti ladri! Sono i primi a mangiarci”
La volete sapere una cosa? ANDIAMO A FARGLI IL MAZZO! Questa gente è composta da piagnucoloni imbecilli, capaci di fare i grossi con i piccoli e i vermi con i grossi! I nostri DIRITTI li abbiamo e dobbiamo imparare a farli valere!
Vi racconto di un’amica… aveva fatto un lavoro. L’accordo era: ritenuta d’acconto, lavoro finito entro un mese, entro la fine del secondo ti pago. Ok. Lavoro consegnato, ricevuta della ritenuta consegnata. Passa il primo mese, passa il secondo, passa il terzo. La mia amica non era una tipa tutta infighettata con mamma e papà che pagano (tipo quella specie di bestia che hanno intervistato tempo fa a “Anno Zero”: quanti anni hai? 30. Che fai nella vita? Niente. Come niente, lavorerai.. studierai…? No, no: niente, è che non ho ancora deciso. E mamma e papà ti hanno mandato a Rimini in vacanza. Sì… ecco: qui va uccisa la bimba di 30 anni e deportati i genitori), questa mia amica è una ragazza che paga l’affitto e si sfascia dalla mattina alla sera per la sua indipendenza. Il tipo non si faceva trovare al telefono, era sempre impegnato, sempre pieno fino alle orecchie e non faceva mai avere sue notizie. La mia amica era disperata e mi chiede aiuto. Ho un’idea: mettiamo in mezzo il sindacato. Chiediamo aiuto, ci aiutano a scrivere una mail. Nessuna minaccia, nessuna offesa… roba del tipo: “sono sicura che è impegnato, e mi dispiace disturbarla, ma poichè non ho ancora ricevuto il compenso pattuito per il mio lavoro, vorrei ricordarle che questo rimane di mia proprietà e pertanto vi diffido a farne qualsiasi uso, altrimenti sarò costretta a ricorrere ai sindacati per far valere i miei diritti di autore e lavoratore“.
Dita incrociate. Spediamo il tutto alle 19.00. Il bastardo effettua l’accredito alla mia amica a MEZZANOTTE.
Una vertenza sindacale NON rimane sulla vostra carriera. Una vertenza sindacale può essere effettuata anche se avete lavorato per 1 solo mese in uno studio, senza avere un solo pezzo di carta che lo attesti. Nei processi di questo tipo, quando è la vostra parola contro quella del datore di lavoro, il giudice tende a favorire il LAVORATORE in quanto persona più debole.
Chi lo sapeva questo? Quanti sanno diversamente? Ragazzi, ho amici e parenti nel sindacato: i diritti che abbiamo (ve lo posso garantire) sono inimaginabili!
Allora, quando è così, si fa una DENUNCIA!
“Ma io non posso permettermi l’avvocato!”
Il sindacato ve ne offre uno gratis! Vi aiuta, vi assiste, vi protegge.
Lo sapete che se siete sotto contratto e andate a fare lo scrutatore al seggio elettorale, il datore di lavoro vi deve pagare i giorni che siete al seggio (oltre ai soldi che prendete dallo stato per il servizio) o in cambio vi può offrire i giorni di “riposo compensativo”?
BASTA CON QUESTI DISGRAZIATI! BASTA CON QUESTI STRAPEZZENTI! Trasciniamoli in tribunale, costringiamoli a darci il dovuto! Questa storia di imparare è una CAZZATA che ci propinano per sfruttarci! Loro pensano di cacciarci e risolvere tutto! E non dimenticate che il 90% di questi personaggi, quando ricevono la telefonata dell’avvocato del sindacato, risolvono al volo, pagando TUTTO E IMMEDIATAMENTE. Quindi la loro politica, nel mandarvi via è “Io ci provo, magari se ne va senza rompere troppo!”.
E chiudo l’intervento con un: è vero che in Italia non c’è alcun rispetto per i laureati? E’ vero che questo posto fa schifo, non valorizzano le vostre doti, non trovate lavoro nemmeno a morire? E’ vero che vi sfruttano, vi usano e vi gettano? Allora la soluzione è: la fuga. Io ho un biglietto d’aereo pronto. Non sto scherzando: mi sono dato una scadenza. Ho 30 anni e lavoro come un mulo. Se non trovo nessuno disposto a farmi lavorare e darmi quello che merito, io emigro. E chi se ne frega se mi dovrò lavare la biancheria da solo e dovrò lasciare mamma, papà e amici. Domandatevelo una volta per sempre: è più difficile imparare una nuova lingua e vedere i propri genitori una volta all’anno o combattere per un posto in un call center e vivere da frustrati per tutta la vita?
E’ un coraggio grande, quello che vi chiedo di prendere a due mani… ma darà i suoi frutti.
I sindacati e l’estero. Sono, per noi, l’unica e l’ultima soluzione.
Vi opprimono? Chiamate uno dei sindacati, quello più vicino alla vos
tra parte politica. Lasciatevi consigliare! E non dimenticate: questa balla del “se lo fai, qui nessuno ti farà più lavorare, perchè io conosco un sacco di gente!” E’ falsa come una moneta da tre euro!
Scappiamo! Diamocela a gambe! Perchè queste sanguisughe vivranno finchè poveri e giovani studenti universitari si lasceranno sfruttare, sull’onda di mamma e papà che continuano a dire “Ti tornerà utile per il futuro!”.
Detto questo… torno a studiare!
Un abbraccio a tutti

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