data stellare 19.03.2007

E’ una questione di “metodo“. E’ inutile che ci prendiamo in giro: ci vuole metodo, pensiero, organizzazione. L’ultima volta che mi sono affidato a qualcuno che ha improvvisato una serata, mi sono ritrovato con una comitiva di 8 persone “sparsa” per l’ambra jovinelli. A me, oltretutto, era toccato il posto dietro l’unico pilastro di tutto il teatro. Se ricordo bene, era anche sotto l’unico faro da 5000 watt
Mio padre è uno sempre organizzatissimo. Talmente organizzato che talvolta mi è sembrato improvvisasse. Un po come quando si presentò il momento di spiegarmi l’educazione sessuale: per casa iniziarono a apparire riviste e VHS di dubbia provenienza in quantità discutibili persino per Schicchi! No, dai scherzo: Schicchi non ebbe nulla da ridire
Ecco perchè, per presentarsi a un colloquio, si deve andare preparati. Come? Ahhhhh, speravo in questa domanda! E mentre vi guardate in cagnesco l’uno l’altro per capire chi di voi, miei cari 4 lettori, ha fatto la domanda, io procedo indisturbato.
Il colloquio è il momento clue. E’ lì che scoviamo il Cialtrone. Il kit da perfetto schiavo prevede:

1. Vestito elegante. Non c’è niente da fare ragazzuoli: tocca vestirsi bene. Se Dio ci avesse voluti comodi, tranquilli, sereni, senza problemi di “buoncostume” e “decoro”, non ci avrebbe dato i cardinali. E poi avreste dovuto capirlo alla discussione della tesi che il “lungo” era gradito (se poi avete affrontato la suprema sfida di chiusura università in calzini biachi, con indosso la cravatta e solo un paio di slip, vi prego di inviarmi il video dell’evento. Lo pago qualsiasi cifra. Qualsiasi!). Come dice sempre il mio augusto genitore: se vuoi essere trattato da professionista, vestiti di professionista. Veramente non finiva proprio così… faceva più riferimento alla mia tracuratezza e a una tuta da benzinaio, ma non voglio seccarvi con i particolari! Insomma: presentarsi “casual” perchè fa “giovane” è consentito solo DOPO la firma del contratto. Una volta messi a tempo indeterminato, torniamo a DEFCON 5 e ci vestiamo più comodi (soddisfacendo comunque i requisiti minimi di “freddo” e “decoro“, mi raccomando!)

2. Tranquillanti in genere. Qualcuno (fortunatamente appartengo a questa categoria) non ne ha bisogno. Anzi! Sono quelli, per intenderci, che prima di un colloquio sono nervosi perchè ritengono il colloquio tempo rubato nella corsa al livello 70 di World of Warcraft. Sono quelli che mettono 8 sveglie per tutta casa, perchè certi che altrimenti dormirebbero a oltranza perdendo autobus, metro, colloquio, lavoro e possibilità di sfuggire all’ira finesta di amici e familiari. Sono quelli che alla domanda “Nervoso per il colloquio?” rispondono serenamente “Il colloquio me lo stoppo“. Poi ce ne sono anche altri… sono quelli che hanno bisogno di un aiutino per rasserenarsi. Diciamo proprio sedarsi. Meglio stordirsi. Con quantitativi di valium che normalmente precedono l’installazione di un radiocollare, questi poveri disgraziati vivono l’ante come una tortura. Colite, sfoghi in faccia, perdita del controllo degli orifizi, crollo del sistema comportamentario, con rispostacce, scatti di nervi e punte di simpatia che li pongono, nella classifica del genere umano, un posto sotto al mostro di Milwaukee. Il dramma inizia fino a 8 mesi prima il colloquio! Ragazzi: calma. Ci vuole calma. Chi vi ha di fronte non ha letto il vostro cv (non li leggono MAI), probabilmente non capirà mai che avete perso un anno o due lungo la strada (bocciature non recuperate, un piccolo break all’università, troppo tempo dedicato al lavoro o troppo poco allo studio etc) e anche se fosse, l’importante è dimostrare che OGGI siete elementi validi. Nel passato c’è stato un blocco? MEGLIO! Potete dimostrare che l’avete superato, ostentando capacità di recupero e di risolvere un problema. Se poi siete delle disgustose secchie da 110 e lode, sempre puntuali la mattina, puliti e precisi… oh beh, vi sta bene se scagazzate per tutto il tragitto! Così imparate a far fare figuracce a noi da 6 e mezzo che arriviamo sempre alle 9.05! (e mica posso dire solo cose carine, no?)

3. Borsa da lavoro “very pro”. Fa più professionale, vi permette di portarvi dietro un giornale da leggere nell’attesa (visto che gli idioti del colloquio arrivano in ritardo di 30 minuti FISSI… roba da rimetterci l’orologio), una copia del cv che PUNTUALMENTE non hanno o non hanno stampato. E’ un accessorio, perchè non serve a niente altro, ma “completa” la professionalità. Dà l’idea che non siete sulla piazza per la prima volta, che conoscete il mondo del lavoro. Poi se è rigorosamente vuota, non importa ASSOLUTAMENTE! E’ questo il bello! Ho un amico che la usa per le cuffie del walkman (un vero genio. Tutt’oggi mio imbattuto idolo personale). Se vi presentate in giacca e cravatta (o corrispondente femminile) e poi le mani “vuote” date l’idea di uno che dopo il colloquio debba andare a una prima comunione o un matrimonio.

4. Oggetti, oggettini, soprammobili, antichi pilum romani, guerrieri pigmei del XIV secolo in legno bronzato, corni di avorio dipinti di rosso di dimensioni tali da costringervi a fare le “manovre” per salire le scale. In una parola: portafortuna. Ci vuole. Un colpo di culo, oggi come oggi, è FONDAMENTALE. Poi, stringi stringi, non servono a una mazza, ma avere qualcosa da torturare in modo orribile con la mano, nell’intimità della tasca, per permettere al vostro viso di essere sereno come quello di un bonzo che ha appena trombato è fondamentale.

5. Controllo dei muscoli facciali. Costringete i vostri amici più “discutibili” portarvi con loro a giocare a poker nei quartieri più malfamati della vostra città! Dovete imparare ogni trucco, ogni più improbabile tecnica di controllo dei muscoli facciali! Dovete ostentare una sicurezza e una serenità INFINITE. Non strafottenti. Nemmeno “pietosi”. Sereni. Voi siete dei professionisti. In realtà il colloquio lo state facendo VOI a LORO, per capire se sono degni al punto di ospitare su una loro sedia le vostre auguste chiappette. E’ comprensibile no? Se vi offrono un tempo determinato a 1500 euro netti al mese (ragioniamo per assurdo) non potete rispondere salendo sulla sedia, lanciar un lungo ululato e poi de
nudarvi strappandovi i vestiti di dosso con brevi urla da samurai impazzito per chiudere il colloquio correndo nudo per gli uffici
. Più che un’assunzione, dareste il via alla più feroce caccia all’uomo degli ultimi 120 anni. Quindi calma, dignità e classe. Se poi quello che avete di fronte è un cialtrone… oh beh, il controllo lo si può perdere ogni tanto, no? E’ giusto che qualche “mavvaffanculo” sfugga al controllo! Mica vorrete farvi venire la gastrite a 40 anni?

6. “Frase da rampa delle scale”. Non ricordo se si dica esattamente così, ma il senso è semplice: sono quelle frasi di “risposta” dirompenti, brillanti, eccezionali che vi vengono in mente puntualmente in cima alla rampa delle scale, dopo che il colloquio è finito, avete salutato e siete usciti. Preparatevene un paio. Io mi diverto, andando al colloquio, a crearmi la situazione e a parlare come se avesse l’interlocutore. Questo, prima di tutto, mi permette di scaricare quel poco di tensione che mi si accumula quando sto andando all’appuntamento; poi di prepararmi qualche frase a effetto (dovesse servire); infine a farmi dare del matto a tutti quelli che mi vedono parlare da solo in macchina. Può tornare utile anche solo a rilassarsi, a tenere la mente impegnata. E magari a trovare il coraggio di sparare il “mavvaffanculo” di cui sopra…

Così su due piedi, direi che questo vi permette di arrivare al colloquio un po più organizzati. Ho volutamente trascurato dei particolari che mi piace pensare come “scontati” (tipo: lavarsi, arrivare il giorno giusto, non scoppiare a piangere alla domanda “a che piano va?”). Questa preparazione vi aiuterà ad arrivare più sereni e sicuri dei vostri mezzi.
CERTO, comunque non vi metterà al riparo da agronomi e notai che fanno i paesaggisti, con teorie bislacche circa la ripartizione dei ruoli… ma questa (quella dei professionisti che fanno ALTRI mestieri) è una piaga di cui voglio parlare meglio, quindi la rimando ai prossimi giorni!

Infine, quoto una lettera trovata nel forum http://www.skyscrapercity.com/showthread.php?t=449357&page=5
E’ ovvio che non vogliamo una città “vetrina” fatta di sole archistar. Saremo in nero, saremo precari, ma siamo pur sempre architetti e vogliamo lavorare. Ovviamente non possiamo far costruire SOLO i vari Piano, Foster, Calatrava. Vogliamo spazio ai giovani.
Ma onestamente, i professori universitari, non mi sembrano propriamente dei “giovani”

“Per la riqualificazione dell’area monumentale di Piazza Augusto Imperatore il Comune di Roma ha indetto, come da disciplina europea, un bel concorso internazionale.
Tra i tanti architetti in gara ha vinto lo stimato Prof. Cellini, preside della Facoltà di Architettura di Roma 3, con un progetto che, a giudicare da quanto è stato pubblicato su molti siti internet, e per usare un eufemismo, non sembra certo destinato a lasciare un forte segno architettonico sulla Città Eterna.
Nel mese di Febbraio un concorso ad inviti nell’ambito del Programma di Recupero Urbano MAGLIANA per la “Realizzazione di un complesso edilizio ad uso commerciale, turistico-ricettivo”, cioè di un grattacielo uso albergo con centro commerciale, è stato vinto dall’ottimo Cordeschi, sempre professore a Roma 3, con un progetto decisamente più brutto di quelli concorrenti di Valle e Paola Rossi, ma con il merito di “dialogare con le emergenze monumentali della collina dell’Eur”, così è stato scritto nelle motivazioni della giuria che ha assegnato la vittoria.
Il tutto mentre, in un articolo apparso su Repubblica del 12 febbraio, che non mi risulta essere stato smentito, si viene a sapere che gli appalti che la Sapienza ha destinato per le nuove sedi, per un totale di 370 milioni, sono stati tutti assegnati in casa a direttori di dipartimento delle facoltà di ingegneria ed architettura della prima Università romana.
Ora, gentile Signora Latella, è partita la gara internazionale per la nuova sede del municipio chiamata Campidoglio 2, per la quale sono pervenute 42 candidature, tra cui nomi come Hadid, Forster, Nouvel, Sartogo, Eisenman.
Questa lettera vuole solo essere la testimonianza di come a Roma, che la vulgata vuole città distratta e forse anche un po’ cogliona, una pubblica opinione esista, ed è anche vigile ed attenta.
Una pubblica opinione che monitorerà attentamente il gusto della giuria che dovrà decidere le sorti di un’area strategica della nostra città, e che è pronta a scandalizzarsi se, come temo, questo gusto dovesse ancora una volta essere troppo in linea con quello di certi nostri stimati cattedratici, e troppo a discapito di quello di professionisti internazionali universalmente apprezzati.

Perchè non è vero che nemo propheta in patria est.
A Roma di profeti in patria ce ne sono pure troppi.”

Detto questo, vi mando un salutone ragazzuoli! Buon lavoro a tutti!

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