data stellare 04.04.2007

Il Genio Creativo. Meravigliosa, splendida, umanissima scintilla creativa, capace di regalare, per mano del suo ideatore, opere d’arte immortali, comiche, drammatiche, raffinate, delicate. Opere pittoriche, architettoniche, scultoree, teatrali. E più la tecnologia si evolve, più mezzi ha l’artista, più possibilità ha la scintilla di nascere. Ogni opera d’arte va capita, studiata, compresa. Si deve arrivare alla scintilla, comprendere lo spunto, lo stimolo. Ricordo una lezione appassionata, di un professore che cercava, nella sua spiegazione de “la Creazione” di Michelangelo, di farci comprendere il dramma, la tensione, l’emozione che l’artista aveva trasmesso in quella creazione: un’opera sacra, fatta da un fedele, che però amava anche gli uomini e quindi viveva male la sua natura omosessuale proprio per questo strettissimo legame con la chiesa. E solo in questo modo si può arrivare al concetto fondamentale che l’architettura impara da questa opera: la distanza critica.
Detto questo… Ora, sinceramente… Io reputo che ogni opera d’arte meriti rispetto. Magari meno alcune robe moderne, tipo un culo in mezzo alla stanza, intitolato “disordine” (“disordine” sì, ma mentale!). E anche la grafica, merita rispetto. Siamo seri: la grafica ormai è una forma d’arte riconosciuta in tutto e per tutto.
Ma io mi rifiuto categoricamente di accomunare, mettere nello stesso contenitore intitolato “arte”, affiancare o anche solo pensare lontanamente imparentati “La creazione” di Michelangelo, il “bacio” di Klimt, Notre-Dame de Haut di Corbu e uno SCOIATTOLO CHE SCOREGGIA! No signori, io voglio parlarne! Prima di affrontare il tema del giorno, voglio parlare di questo ignobile spot. E’ vero che in questo modo, seguiamo l’adagio Wildeiano “se ne parli bene, se ne parli male, purchè se ne parli“, ma secondo me, in questo caso, la misura è colma! Per chi non avesse ancora capito l’argomento di tanta indignazione, vi racconterò per sommi capi:
Spot pubblicitario di una nota marca di gomme da masticare. Foresta in fiamme. Uno scoiattolino, dopo aver constatato l’impotenza dell’uomo a spegnere l’incendio, sale su un ramo, mangia una gomma e con un… ehm… “rinfrescante vento intestinale” (e come cacchio facevo a dirlo più educatamente?!) spegne l’incendio restituendo un clima “invernale” all’intero bosco. L’animaletto, soddisfatto del lavoro, raccoglie le sue ghiande e si allontanta.
Ora… Vogliamo seriamente parlarne? Iniziamo da un concetto fondamentale: quella gomma, se la mangi, come può avere un effetto su… ehm… la porta di servizio? No dico, se la mangi, al massimo puoi fare un ruttino rinfrescante. Che c’entra un peto? Casomai, l’avesse messa come supposta, ancora ancora… Ma forse l’idea di uno scoiattolino che si mette il loro prodotto come supposta… diciamo che i vertici aziendali non l’avrebbero presa benissimo. Magari poi si creavano problemi col fare i palloncini! E che adagio avrebbe creato il vulgo? “La vuoi una gomma?” “Ficcatela arcu…” etc etc. Ma anche la storia dell’inverno… ma come l’inverno? Non capisco… io emetto un’aria e mi creo l’inverno attorno? A parte che messa così ci lascia anche pensare male: parrebbe quasi un inverno nucleare! E dai e dai, tutte ‘ste ghiande non avranno avuto un bell’effetto no? Ma il punto non è questo, è a monte. Non riesco a credere che un team di “creativi”, di persone pagate per avere il “genio”, la “scintilla” di cui parlavamo all’inizio abbia partorito uno scoiattolino scoreggione. Se questa è stata l’idea vincente… ma quali altre saranno state mai le alternative? Un pipistrello con la diarrea (pensa quella povera creatura, una volta nella sua caverna, appeso a testa in giù)? Una guardia svizzera col cimurro (e vi lascio solo immaginare i risvolti comici)?
Questi creativi, hanno avuto l’idea dopo un’indianata a “la parolaccia” o un’uscita di gruppo per vedere l’ultimo natale da qualche parte del duo Boldi-De Sica? Sono senza parole (meno male, direte voi…). A questo punto non posso che aspettare pazientemente l’elefante che si scaccola e il formichiere che si fa il bidet
Ma veniamo al tema del giorno. Oggi voglio parlare di una figura di cui molto mi ha parlato nel fine settimana uno dei componenti della mia tribù. Il fenomeno mi era noto, ma l’avevo preso sotto gamba. E’ un cialtrone particolarmente pericoloso, quello di cui parliamo oggi, perchè odiosissimo e odiatissimo. Stiamo parlando del MINIMIZZATORE. Il minimizzatore è una delle figure più ignobili del mercato del lavoro. Tutti lo abbiamo conosciuto in modo diretto o indiretto: si aggira solo negli ambienti che contemplano l’uso del mezzo informatico, nutrendosi del rancore altrui. Il Minimizzatore non sa nulla. Se mai dovessimo realizzare un “Grande dizionario dei Cialtroni” a questa figura andrebbe assegnata una spiegazione di questo tipo, semplice e diretta:
Minimizzatore: sm, colui il quale non sa un cazzo.
Egli ignora BELLAMENTE l’uso del mezzo informatico. Normalmente finisce al “personale”, proprio a causa del suo livello ignobilmente basso di conoscenze tecniche. E da lì, nella sua torre di avorio e sterco domina i collaboratori. Si infila viscidamente nelle discussioni negli alti vertici, ascolta le rivendicazioni e/o le lamentele degli schiavi, per poi domandare con sincera curiosità “Ma ci vuole davvero così tanto?“. Questi esseri lontanamente umani e comunque appena antropomorfi, arrivano in orari assolutamente discutibili, lavorano in una fascia compresa tra le 11.00 e le 16.00 (quindi COMPLETAMENTE FUORI dalle aree critiche delle 9.00 e delle 18.00 in cui il numero di fregature va a più infinito) e hanno fatto quasi certamente un periodo di autoaddestramento nell’uso del pc, con un paio di dvd di star trek. Usano parole tecniche “percepite”, creando frasi di dubbio senso quali “Ah, bello questo programma. Me lo scarichi poi?” al punto che ti mettono il dubbio che sia un’istigazione a delinquere piuttosto che un invito a installare un software. Sono capacissimi di scaricare nuove e improbabili suonerie per il cellulare, installare un lettore di midi (non hanno idea dell’esistenza degli mp3) pieno di spyware incazzatissimi, giocare al solitario. Se fossero sull’enterprise che tanto hanno studiato (convinti così di aver capito come funziona un computer), sarebbero relegati al sistema fognario dell’astronave. E ogni qual volta si trovassero a chiamare “Computer?” l’OS della nave risponderebbe scocciato “Cazzo vuoi?“.
Hanno il dono di arrivare con una puntualità svizzera: arrivano nell’esatto istante in cui non dovrebbero essere lì. Voi lavorate per ore, vi schiantate la schi
ena, gli occhi, le mani, il cuore su un lavoro e loro arrivano quando vi state prendendo un pausa. Danno un’occhiata al volo e domandano

“Beh?! Tutto qui?”
“Ohhh! Lo vedi che non ci voleva poi tanto?”
“Bene… Ma comunque a me non sembra nulla di difficile”
E poi concludo sempre il loro ragionamento con un “Con un paio di mesi, la sera dopo cena, imparo a usare questo programma e poi lo so fare anche io!“. Il problema è che
a. sono seriamente convinti di questa affermazione
b. il programma in questione, normalmente, è maya, photoshop, 3D Studio, QuarkXpress e tutti quei software che richiedono corsi, manuali di 700 pagine, anni di pratica e pazienza.
Dopo un esame superficiale di Paint, sono convinti di essere entrati nel più intimo animo di photoshop. Dopo una conoscenza marginale di Tomb Raider, sostengono di possedere il controllo delle geometrie 3D di Maya. Al termine di una insignificante sessione di lavoro con la calcolatrice, si bullano di avere il controllo del sistema binario e di tutti i linguaggi di programmazione che ne discendono. Come possiamo distinguere un mostro di bravura da un minimizzatore? Perchè, siamo seri, se un modellatore della Pixar arrivasse nel nostro studio e ci guardasse lavorare, probabilmente si prenderebbe una birra, dei pop corn e ci studierebbe come fanno gli antropologi con le tribù di nativi della patagonia. La risoluzione del problema è semplicissima: fare leva sulla sua ignoranza. Come? Semplice… diciamo che questo può essere un normale dialogo:
Finita la sessione lavorativa di iera sera (sono le 9 di mattina e avete fatto una dritta tutta la notte), vi alzate e controllate il lavoro sorseggiando un caffè.
Il minimizzatore entra in quel momento. Sarebbero bastati cinque minuti prima e avrebbe visto la vostra mano, ridotta a un osceno moncherino sanguinante sul mouse. MA LUI ARRIVA AL CAFFE’! Vi crede appena arrivati e controlla il lavoro che vi era stato assegnato ieri alle 17.00. Certo che l’abbiate fatto in un’oretta, vi domanda
Già fatto? Oh, bravo. Lo vedi che non era così difficile come sembrava? Vi lamentate sempre!
Veramente ho fatto la notte (frase dura a effetto, per attirare la sua attenzione e SOPRATTUTTO la sua voglia di polemica)
Eh sì, mo’ la notte!
Già, sai, ho avuto problemi col modellatore (aria di confidenza, tra vecchi compagni di trincea). La sinattiche si erano incasinate. Hai presente quando due layer si sovrappongono, no?
Intanto avete portato il destro e il sinistro. Non importa che lui vi risponda Sì o No, voi proseguite
Esattamente: layer sovrapposti. E’ stato un casino, guarda! Ho dovuto riprocessare tutto, partendo dalla decodifica del filtro. Ho passato ore a cercare di sbrogliare il main menù, che nel frattempo aveva renderizzato paint riducendolo a un colabrodo. E (qui il colpo di genio) detto tra noi tecnici: quello che mi scoccia è che se non sei del mestiere, se racconti i casini che ho sbrogliato stanotte, nemmeno ci credi! Guarda, meno male che posso parlare con te! (Se c’è un po di confidenza, ci sta bene la mano sulla spalla qui).
Chiunque conosca l'”abc”, anzi, l'”a” del computer, sa benissimo che quello che ho appena detto non ha alcun senso. Ma il minimizzatore sarà completamente preso in contropiede: si spaccia per uno che ne sa, o per uno che ne dovrebbe sapere! Normalmente hanno due reazioni, a questo punto:

a. occhi fuori dalle orbite, testa scossa da destra a sinistra facendo “No” e ripetendo “No, sai, non ne capisco nulla io“. E con questa ammissione tra le mani, potete farci quello che volete, a costo di girargliela contro la prossima volta che asserisce “…in due mesi imparo questo programma!“. Gli sbatattete in faccia “Sì sì, intanto impara a non sovrapporre i layer e poi ne parliamo!“. E lui a tormentare ogni tecnico nel raggio di 10 kilometri, domandando “Ok, ma come faccio a evitare che si sovrappongano?“. Segue lo sguardo perplesso del tecnico che pazientemente gli rispiega da capo cosa è un layer.

b. occhi socchiusi, tesca scossa dall’alto al basso facendo “” e sospirando “Buon lavoro. Meno male che te ne sei occupato tu“. Questa è un’altra confessione firmata: sopra c’è scritto a caratterti cubitali “Non so un cazzo“. E una volta inquadrato il minimizzatore, nella categoria “b“, potete usare questa tecnica quando volete, inventando ogni giorno una nuova balla, dilatando i tempi all’infinito “Eh sai, oggi ho sprecato 2 ore a riordinare i menù! La post-produzione esecutiva ha bloccato buona parte del codice sorgente, deviando parte dei dati su una folder completamente sballata“, “Guarda, ci sarebbe voluto un secondo, ma ci ho messo quasi 4 ore! Ma tu mi capisci: questi computer sono un casino! La maggior parte del tempo l’ho trascorsa sistemando la ricollocanzione della ram, che altrimenti mi rallentava troppo rendendo immanovrabile il file, offuscando parte delle shadow map” etc etc…
Il minimizzatore può essere fermato, ma solo con le sue stesse armi. I problemi tecnici sono un tema che lui IGNORA COMPLETAMENTE e dopo aver saggiato la profondità delle sue conoscenze e la categoria di appartenenza, potete giostrarvelo come più vi aggrada!
Torno al lavoro adesso ragazzuoli, oggi è il terzo giorno di delirio e devo ancora assolutamente riallineare gli snap prima che i layers si sovrappongano!
Un abbraccio!

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