data stellare 13.06.2007

Vi siete preoccupati, eh?
Su, su! Non prendetela così: stavo lavorando! Mi hanno spedito a presentare una DIA, e ho avuto la possibilità di impattare NUOVAMENTE e DISPERATAMENTE contro un sistema che, secondo me, è tornato ai bei livelli di Italia 90, con cognati che girano per i corridoi, con suoceri che girano i clienti ai generi eccetera eccetera.
Ma è sempre stato così, Simone! Mi direte voi.
E invece no… almeno, era un po che le cose sembravano aver preso una piega da paese quasi civile. Ma evidentemente deve esser passata la nuvola e ora torniamo a vedere.
Andiamo avanti, non fermiamoci! Continuano ad arrivare le vostre mail, con indicazioni su cialtroni per cui avete lavorato o state lavorando. Qualcuno di voi mi fa i nomi e i cognomi in attesa di creare la famosa banca dati. I miei amici informatici mi hanno molto tranquillizzato circa la realizzazione, ma l’assenza di “legali” è imbarazzante. Fino a che non avremo trovato una consulenza in tal senso, rimaniamo in sospeso. Ma le cose camminano e i primi elenchi di nomi arrivano alla mia casella di posta… E non solo del mondo dell’architettura: a quanto pare anche grafici, informatici e lavoratori più in generale si uniscono al nostro grido di dolore… ultimamente, più che un lungo urlo sa più di bestemmione, ma non voglio seccare nessuno con i dettagli!
Ma veniamo al tema del giorno. Oggi cosetta soft tanto per rilassarci che ce lo siamo meritato: insomma…
per chi lavora:
le ferie ancora sono lontane
per chi non lavora:
è un periodaccio perchè con l’avvicinarsi dell’estate vuol dire rimanere a spasso fino a settembre
per tutti:
inizia il periodo dei sabati passati per matrimoni di amici, parenti, cugini, lontani conoscenti (…aiuto), in giacca e cravatta alle 2 del pomeriggio… e non provate a sentirvi male: non si trova un’ambulanza nemmeno a farsi senatore, guarda un po!
Lasciamo correre va, che già stamattina la versione dei fatti ricambia:è stato un vero malore“. Ok, allora non è colpa dell’esimio rappresentante delle istituzioni. Ma comunque raccomando un esame della vista al conducente dell’ambulanza: anzichè portare il morente vecchietto all’ospedale, l’ha portato agli studi televisivi. E a quel punto lui che doveva fare? Ormai l’avevano accompagnato lì… ma sì va, partecipiamo a una trasmissione! Così, tanto per non mandare sprecato il viaggio…
Ma veramente c’è qualcuno disponibile a farsi prendere per i fondelli in questo modo? No, basta dirlo… giusto per capirci…
Senza contare l’annuncio che Barbara ci ha appena postato…
Ma il meccanismo è semplice ragazzi.
Abbiamo un archivio da mettere in ordine.
L’archiviazione è una scienza (esistono facoltà universitarie che studiano quest’arte, non dimentichiamolo). Poi ci mettiamo che è un archivio di lavori, ma anche di libri, documentazioni, testi specializzati. Ci vuole qualcuno che capisca di queste cose, magari con la passione di uno che di questo campo ci vive, lo ama. Ecco, questo è il profilo di un professionista. Certo, il professionista vuole i soldi…
Poi c’è un discorso molto materiale… in fin dei conti si tratta di mettere 3 riviste a posto, magari dopo una spolveratina. E che le rimetta a posto quando le tiro fuori per andarmele a leggere al bagno.
(toccandoci compiaciuti la pancia) Ehò, a me l’architettura me stimola… (risata grassa e compiaciuta)
Basta una colf… eh, ma la colf costa un patrimonio…
IDEONA: UNO STAGISTA! La professonalità di un universitario e il costo di uno schiavo! Sembra uno slogan…
Vedrete che prima o poi, assieme ai bambini, nella fabbriche del terzo mondo ci troveranno gli studenti di architettura stagisti, a cucire quei palloni di merda…
Dicevo, tema soft oggi! Parliamo del nostro amato mestiere va…
Parliamo di quando mostrate le vostre opere ad amici e parenti… già, perchè prima o poi, il magico momento arriva. Un cugino deve ristrutturare e vi viene commissionato il progetto. Notare che la commissione non avviene per investitura, non c’è nessuna divinità che vi indica in mezzo alla folla, nessun nobile che vi lancia un sacchetto di dobloni, nessun yuppy rampante che punta il dito nella vostra direzione dicendo “ragazzo, hai la stoffa!”
Nulla di tutto ciò. Diciamo che più o meno la cosa vi viene presentata come “ma perchè non vieni una sera a cena, così ci dai qualche idea?
Tutt’oggi chiedo inutilmente, che nel tariffario venga inserita la voce “qualche idea”… Come se noi campassimo di idee e cene… Io ormai ragiono per estremi: oggi è mercoledì. Se mi hai invitato a cena sabato per “qualche idea” io non mangio fino alla data convenuta. Fanculo: la parcella te la estirpo dal frigo!
Anche perchè poi trattengono il progetto con la congendante frase “Ci pensiamo”, per scoprire diversi mesi dopo che l’hanno utilizzato INTERAMENTE.
Ma andiamo avanti! Mesi fa vi raccontai il fenomeno del rilievo. Benissimo, ripeschiamolo e teniamolo buono. Quello che cambia è la presentazione del progetto. Voi vi presentate dall’amico/parente, ormai prossimo ex-amico/rinnegato-parente, col progetto. Et VOILA’! Calate sul tavolo il pezzo di carta più o meno come farebbe un giocatore di briscola alla finale mondiale.
Mmmmh sì, bellino
…”bellino“, “carino“…
36 esami.
5 anni (le persone normali…).
1 esame di ammissione.
1 esame di abilitazione (trascuriamo i tentativi… vi prego…)
…”bellino“, “carino“…
La vostra prima reazione è un’immensa, profondissima comprensione per Charles Manson. Anche un pizzico di invidia.
Poi la calma riprende il controllo. Ok, per amor di brevità consideriamo SOLO i casi in cui riprendete il controllo… Prima ancora che possiate riacciuffare la situazione, il vostro amico ha in mano:
una matita (che impugna come un coltello)
un pennarello (dal tratto talmente grande da non permettere correzioni)
una penna (di tipo indelebile, ovvio!)
Inizia a ripercorrere le vostre curve sin
uose, a cerchiare l’arredamento e indicare con una freccia la nuova dislocazione (il divano in cucina?!).
Chissà cosa scatta nella mente di chi abbiamo dinanzi… “Mmmh sì, però io pensavo a…” e iniziano tutta una serie di proposte, idee che sono state PALESEMENTE create sul momento. Quello che mi ha sempre divertito è l’assoluta mancanza di senso delle proporzioni.
Se il tavolo non c’entra è solo perchè l’ho disegnato troppo grande! Ecco: un tavolo tondo da 6 di 40 cm di diametro e ho risolto!
La sedia non ha spazio di manovra? Et voilà! Il tramezzo basta farlo da 3 centimetri!
Piatto doccia da 30…
Porta di casa spostata dove mi pare…
Chiudo questa finestra e ne apro un’altra…
Ci troviamo di fronte a una serie di proposte che non ci lasciano senza parole, come potrebbero pensare i proponenti, per la loro arguzia, ma per l’assoluta mancanza di contatto col mondo reale. I dialoghi son al limite del surreale:
Ecco, il lavabo del bagno pensavo di metterlo su un piano di cristallo con sotto niente” “Ma i tubi ti piacciono così tanto?” “Beh sei architetto, no? Fai in modo che non si vedano” “Dott. Arch. Silvan… E poi il piano di cristallo, chi lo pulisce dal calcare?” “Lo faccio trattare!” Ti tratterei io…
Pensavo a una stanza di 4 pareti” “Originale…” “Con 4 colori diversi” “Eh?!” “Sì, sai… è -diverso-
L’inventore del termine “diverso” andrebbe crocifisso. Che vuol dire è “diverso”? QUALCUNO MI PUO’ CHIARIRE QUESTO CONCETTO PER FAVORE?! Ma noi siamo santi e martiri e pazientemente spieghiamo “Non puoi riempirti casa di cose -diverse-. L’architettura vera non meraviglia, non salta all’occhio. Ciò che oggi stupisce, domani stanca e…” avete mai provato a parlare a uno che si tappa orecchie con le mani e inizia a urlare “LALALALALALALALALA“?! Ecco… ormai i 4 colori sono nella loro testa. L’hanno visto su una rivista… uno di quei fottuti set che alla fine del servizio fotografico è stato smontato, ma non prima che gli addetti (dall’ultimo elettricista al primo portatore di obiettivi del fotografo) abbiano insultato l’interior decorator per l’idea idiota, tirandogli i cartoccetti per l’intera seduta di lavoro. L’hanno visto da un’amica che si è fatta casa da sola, senza la spesa inutile di un architetto, perchè lei è così creativa… ma quale? Dai, quella che ha la camera da letto che apre sulla cucina e l’unico bagno che da in soggiorno… ma stiamo parlando di quella che sta demolendo tutto perchè non ce la faceva più a dover attraversare nuda il salotto per andare in bagno in presenza di ospiti? Ecco, tu non capisci un cazzo come al solito… Sarà…
E iniziano i loro viaggi mentali. Cercano il tratto geniale, vincente… vagli a spiegare che in 45 metri quadrati voi vi siete dannati l’anima per mettere insieme un affare che “funzioni”. Che non esiste un tratto geniale, ma servono ore di studio e di paziente incastro, esattamente con in un puzzle…
E se qui mettessimo la camera da letto?
Senza finestra?
Ne apriamo una!
Uno: non si può. Due: se anche si potesse, quella è la parete che condividi col vicino…
E un altro bagno qui?
Sono certo che saranno comprensivi al comune, circa l’assenza degli scarichi…
E non possiamo portarceli?
Se spieghi tu agli inquilini dei 4 piani sotto di te che stai per sventrare le loro case fino alla fogna…
E perchè c’è la cabina armadi?
Tipo per i vestiti?
E l’armadio in camera?
Beh, se hai la cabina armadi
E non posso averli tutti e due?

Perchè dovresti volere cabina armadi E armadio in camera?
Per avere più spazio per i vestiti
Ma per metterti l’armadio devo allargarti la camera da letto e restringere la cabina armadio… non ha senso!
Beh, trova il modo!
E via dicendo…
Nei casi peggiori vi vengono presentati ritagli da riviste…
Mi fai il bagno così?
Questo sarà di almeno 40 metri quadrati… Casa tua ne misura 50…
Beh, leva gli spazi inutili…
‘spetta che sento quell’amico che lavorava al miniaturizzatore per sapere se ha finito…
In altri vi viene fatto trovare sul tavolo un tabellone stile risiko, di carta millimetrata (che il cartolaio sotto casa ancora festeggia per aver venduto a 17 euro al metro linare, 4 chilometri di rotolo) con i mobili ritagliati.
“Ti piace?”
“Ma cos’è? Il D’Alemone?”
“Aspetta che ti faccio vedere il treddì!”
E tira fuori un’improbabile ricostruzione tridimensionale PALESEMENTE fatta col programma di arredamento di una nota casa svedese.
“Ma è solo la cucina”
“E’ per capire”
“Cosa? Dobbiamo rifare il soggiorno!”
Ragazzuoli che conversazioni… quanto meno “surreali”. Il problema è che alla fine il parto è di due tipi:
1. vostra soluzione. Avete vinto su quasi tutto. Ma il prodotto è comunque figlio vostro. Alla cena inaugurale, cosa sentirete dire? “Sì, mi ha aiutato -quello là- ma alla fine ha fatto quello che dicevo io. Mi ha dato qualche idea, nulla più”
2. sua soluzione. Avete perso su quasi tutto. Il prodotto finale è uno stravolgimento ignobile di cui negate la paternità con tutte le vostre forze. Alla cena inaugurale, cosa sentite dire? Non lo saprete mai… non ci siete voluti andare!
Tutti a lavoro ragazzuoli! La settimana è ancora maledettamente lunga…
Vi stritolo!

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4 risposte a data stellare 13.06.2007

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