ma chi è questa nuova??

preambolo…
ma avete visto che bella cappellessa blu che ho??? non pensavo che avrebbero scelto questa foto, effettivamente nell’altra ero parecchio più belloccia. innanzitutto un grazie alla redazione di pA e alla quella santa donna della daniela, che ho tartassato un giorno sì e l’altro pure con mail del seguente tenore “ciao daniela scusa se ti disturbo… è pronto il blog?”, “oh ma sto blog!” “ma che par di zebedei, è pronto sto popò di blog?” “guarda che se non mi prepari il blog entro ora ti rigo la macchina e ti foro le gomme,compresa quella di scorta”…non è vero naturalmente (‘nzomma…) e del resto è andata bene così…dato che mi piace pensare a questo blog come un regalo di compleannoregalo con due giorni di ritardo!!! ebbene sì, il 19 giugno l’architettessa con la berrettina blu lassù nella fotina ha compiuto la bellezza di 29 annifesta…(simpatico sì…parecchio…sissi, te dell’ultima fila che hai detto “ma come 29, sembravano una quarantina.perlomeno”). ma suvvia, dopo questo preambolo un po’ sbertucciato…su il sipario e sigla!!!!

devo dire che più volte ho pensato a come cominciare questo “diario”, mi ero preparata anche una serie di discorsini anche abbastanza carini e dal senso discretamente compiuto…ma mi piace aprirlo con la frase che accoglie chiunque arrivi a siena da nord, da firenze; porta camollìa reca incisa la frase “Cor Magis Tibi Sena Pandit”…”Siena ti apre un cuore più grande (di questa porta)”. un caloroso benvenuto a tutti quindi 🙂
ma chi è l’architettessa della fotina? è una cittina che nel lontano 1997 (oddio scusate ho un attimo di sconforto…uusshhh…ora mi ripiglio…eccoci), varcava la soglia della portineria del polo di santa teresa, con una acconciatura discutibile (cotonata, per intendersi…ecco, ora ve l’ho detto), jeans blu e scarpe da ginnastica, un invicta nero e fucsia (vi prego non sfottete o se dovete farlo fatelo piano) e tutti i suoi modulini di iscrizione bellini compilati. in famiglia la decisione era stata accolta con un fragoroso plauso,una ola da stadio direi, dato che gli ultimi mesi della terza liceo avevo ventilato l’ipotesi di iscrivermi a medicina; ma i miei giovanili entusiasmi erano stati brutalmente frenati da mammà che pronunciò parole che ogni tanto (ahem…spesso) sento rimbombare nel mio cranio come un ritorno di audio: “ma eleonora, non lo sai che un dottore non ha orari? che lavora anche il sabato e la domenica? la notte addirutturaaa…ura ura… (<– sarebbe l'eco)". oh, ecco: io non ero così sprovveduta da pensare che l'architetto facesse orari normali, semplicemente all’epoca non ci pensavo…e comunque sotto sotto non avrei voluto fare il medico…non degli esseri umani…ma degli edifici, del costruito, di quel meraviglioso patrimonio storico, architettonico, artistico che i miei genitori mi avevano abituata fin da piccolissima a frequentare, a vivere. l’emozione di entrare in un edificio antico e sentire il freddo bagnato e l’odore umido di terra, di tastare le pietre, di vedere quei muri ciccioni e irregolari e rigonfi di intonaco, come una torta coperta di crema, rotolandomici contro; la percezione di come siano diversi due mattoni posati l’uno di fianco all’altro, e come cambia colore ai capitelli di travertino la luce durante il giorno; lo stupore nel notare certi dettagli curatissimi che sono sempre stati lì, da secoli, sinceri e semplici come il materiale di cui sono fatti e che in pochi hanno visto, perchè troppo distratti o poco curiosi. e l’idea di restituire a questi edifici la voce chiara che col tempo possono aver perso, di fare in modo che altri, in futuro, possano sentare le emozioni che ho sentito io. per questo ho fatto architettura, per questo sono architetto. o perlomeno, anche per questo. ma torniamo sulla terra…
ho vissuto a firenze fino a poco dopo la laurea. appena ho potuto sono scappata, a siena. adesso ho con firenze il rapporto che si ha con un’amica stronza: ci si vede ogni tanto, si fanno le solite cose, due battute e poi ci si rimanda a quel paese. nel giro di poco, a volte anche di un paio d’ore. a volte l’amica stronza è ruffiana, perchè sotto sotto ci sa fare, e si fa bella, profumata, radiosa. ma non abbastanza da rimpiangere di aver preso un’altra strada. vedete, io qui abito in un paesino praticamente in campagna. un paesino dal nome di un certo spessore, monteaperti, forse a qualcuno dirà qualcosa, ma ci ritornerò. mi alzo prestissimo, alle sette prendo la bicicletta e inizio a pedalare su una strada di crinale che sale e che scende, e che adesso è una striscia grigia in mezzo a un mare giallo. che in inverno è una striscia grigia in un mare grigio. a marzo una striscia grigia in un mare di verde tenero e vellutato…in questi mesi ho visto cambiare il colore dei campi, degli alberi, dell’Amiata sullo sfondo; ho sentito cambiare il profumo, il sapore dell’aria. pedalo un’oretta e mezzo e mi riconcilio con il mondo, pronta ad affrontare segreterie telefoniche, ctb fantasma, ##RIF!!!, errori più o meno credibili di cui sembra patire il mio autocad (e word, e excell, e IE…), spillatrici senza spilli, mouse che sembrano non voler entrare in nessuno dei 35 pertugi che ti propone il culetto della tower del pc, colleghi esaltati e/o rompipalle ( quelli che alle sette e mezzo di mattina hanno già salvato l’emisfero boreale e entro mezzogiorno provvederanno a salvare quello australe).
sono tornata a siena a febbraio, dopo una puntatina a firenze, adesso lavoro in uno studio grande (vabbè tutto è relativo…), in campagna quasi; se mi affaccio vedo i soliti campi gialli e l’Amiata…è un po’ la mia fissa, sapete, devo sempre sapere dove rimane, è un po’ la mia stella polare. un giorno, presto, vi farò vedere cosa vedo dalla terrazza della mia stanza. forse adesso le cose iniziano a girare per il verso giusto. forse, e lo dico sotto voce, sono quasi felice.
scusate lo sfumato melenso ma il sonno mi fa svarionare, sono reduce da, nell’ordine: una cena diggiàmo di gala, offerta dal consorzio di imprese più importante di siena, cui è seguita una notte insonne, cui è seguita un’alzataccia alle cinque e tre quarti dato che sto seguendo un corso a pistoia sul restauro di giardini e parchi storici, e che si è conclusa con una lezione peripatetica en plen air (un caldo che si schiantava) di 4 ore a discutere della robinia pseudoacacia, del cupressus sempervirens, della stronodresietresuieialla proftourieins roijdjqwpslekella, e della ronfwexqronfwkkf3ronflella quasisemper(manonpropriosemper) rubescens, e dei relativi bacarozzi, controbacarozzi, funghi, agenti patogeni e schifezzerie varie da cui possono essere affette.
quindi perdonate l’ordine totalmente sparso con cui ho disseminato i miei pensieri, partoriti assistita da una trentina di moscerini con colori cangianti dal nero al verde e discretamente bellicosi, attratti soprattutto dalle mie ascelle. prometto di produrre qualcosa di meno sbertucciato nelle prossime ore. vado a nannina.
sciao sciao bimbi belli a domani 🙂

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