Riflessioni di mezza estate

Cari bambini, questo gioco dei dieci piccoli indiani mi piace…via via amici, parenti, colleghi vanno in ferie e rimaniamo sempre meno, a guardarsi nelle palle dell’occhi (sì, magari disse quello). e rimarrà solo uno/a…e a regola stanno facendo le valigie anche quelli che ogni mattina mi rovesciano nella casella mail l’oroscopo, dato che il suddetto sta diventanto via via sempre più stitico. Oggi il convento passa: tensione e nervosismo sul lavoro perchè nessuno sarà in grado di comprenderti (annamo bene annamo). Poi però promette in amore serata folle. Ecco questo a onor del vero un po’ mi perturba, datosi che il mio popino stasera non lo vedo, e la cosa peggio è che è un gemellone pure lui. Si diceva: serata folle in amore; però poi avverte: non sprecare troppe energie.
Alzi la mano chi pensava che il controllino del rilievino non si sarebbe fermato al controllino del rilievo. Difatti, al controllino del rilievino seguirà nella prossima settimana un progettino e un computino. E magari anche un treddiino, datosi che la consorte del committente pare che sia dotata di un intuito e di una perspicacia pari solo a una foca monaca mongoloide, e sulle sole piante, prospetti e sezioni brancola nel buio.
Poi vi volevo dire altre due cosine, che un po’ mi stanno angustiando. Quando ero una giovane studentella, mi immaginavo che negli studi di architettura si parlasse di architettura in termini di emozioni, suggestioni; ci si confrontasse sul significato di spazio, luce, vuoto, materia. E invece sento i miei colleghi “anziani”, qui allo studio intendo, che parlano di professione in termini di leasing da pagare, litigate con la telecom ( si potrà dire?) per bollette gonfiate causa telefonate fantasma, di fatture emesse nel 2004 e mai saldate. Quando l’arrampicatura sugli specchi (dei regolamenti edilizi, dei prg, delle NTA) diventerà disciplina olimpionica, saranno (saremo) tutti in nazionale. Possibile che per togliere una fila di mattoni da una finestra per adeguarla all’ottavo, in un contesto è vero, paesaggisticamente siginficativo, si debbano aspettare quattro anni? E che si debba passare dalla commisione edilizia integrata, dalla soprintendenza, dalla commissione paesaggistica? Ripeto, per allungare la finestra di 12 cm; non per costruire il pirellone sotto alle mura di monteriggioni. seghe su seghe per riaprire una finestra tamponata di 40 cmq aperta fino a 10 anni fa. insisto: mi sta bene se questo valesse per tutto, e soprattutto per tutti. vicino a dove abito, nel pieno delle crete senesi, hanno eretto (alla velocità della luce…gioia e delizia del capitale privato) una discoteca con una specie di dirigibile vetrato, un trombone azzurro traslucido sopra. tanto è vero che i primi tempi, non essendo frequentatrice di discoteche, pensavo che fosse una sala bingo. non voglio scendere nel merito della qualità architettonica, vincolata in modo imprescindibile a parametri soggettivi. dico solo che non si possono (potrebbero) usare due metri e due misure; anzi, mille metri e mille misure.
la cosa numero due è legata a un girello su un blog di un architetto un po’ più anziano di noi, ho capito sui 50 anni. una specie di sfogo, non troppo dissimile dai nostri. la sostanza è che lui, essendosi per così dire “emancipato” da non moltissimi anni (ricordiamo che in italia un architetto è nel pieno dello splendore a 60 anni), era sfavato perchè sentiva la pressione dei giovani, che metaforicamente arrivano da lui e lo invitano a levarsi dai coglioni. e lui dice, ma come dopo 20 anni di gavetta, inizio ora ora a prendere un po’ pigolo e subito mi indicate l’uscita. come sulla giostra quando eravamo cittini piccini, che ti dicevano: dai ora basta sei grande fai salire i bimbi più piccoli. non che ce l’avesse con noi, attenzione, tutt’altro; o perlomeno non era questo che traspariva dal suo blog. però al solito si torna a riflettere sul fatto che nel pianeta dell’architettura del belpaese ci sono dei meccanismi insani che conducono a prenderti finalmente quello che ti spetta nel momento esatto in cui i tuoi coetanei, che hanno preso altre strade, se ne vanno in pensione. e questo è confermato dalle statistiche di inarcassa, che il mio “capo” mi ha sottoposto, non ho ancora capito se per annichilirmi o sollevarmi: l’età dell’oro per i professionisti è tra i 48 e i 58 anni. mah…oggi sono stata un po’ meno divertente, me ne rendo conto rileggendo. sarà che pioviggina.
state bene bellini. domani l’architettessa si godrà la seconda tranche delle vacanze: visita al giardino dei tarocchi. vi racconterò. vi abbraccio forte forte.

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